Chez Nous - 25 aprile 2025, 08:00

25 Avril. Liberté, Autonomie, Résistance.

25 Aprile. Libertà, Autonomia, Resistenza.

25 Avril. Liberté, Autonomie, Résistance.

Il 25 aprile, per l’Italia, è il giorno della Liberazione. Ma per noi, qui in Valle d’Aosta, è anche qualcosa di più: è il seme da cui è germogliata la nostra autonomia. È la radice politica e morale di quel sistema che oggi ci consente di autogovernarci, di custodire la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra identità.

Ma quella libertà, quell’autonomia, non sono cadute dal cielo. Sono state conquistate a caro prezzo, nel sangue e nel coraggio della Resistenza valdostana, che fu tanto alpina quanto operaia, tanto rurale quanto intellettuale, tanto maschile quanto profondamente femminile.

In Valle d’Aosta la Resistenza fu anche un fatto di donne. Donne che hanno rischiato tutto, che hanno combattuto, nascosto, curato, organizzato, tramandato. Donne come Maria Ida Viglino, poi assessora all’istruzione, che non smise mai di considerare la scuola uno strumento di liberazione. Ma anche come Emilia Gex, la poetessa di Saint-Nicolas che cantò la libertà in patois e sostenne moralmente i resistenti. Come Angelina Cretaz, staffetta e portatrice di armi e notizie tra le valli. Come Caterina Alliod, partigiana attiva a Nus. Come le centinaia di donne anonime che, pur senza nome nei libri, hanno cucito il filo della nostra democrazia.

Grazie a loro, e a tanti altri, l’8 settembre 1943 non fu solo un giorno di disgregazione ma anche di risveglio. Aosta, Saint-Vincent, la valle del Lys, la Valgrisenche, Cogne, la Valtournenche: ogni angolo della nostra terra ha avuto la sua lotta, il suo martire, il suo atto di coraggio.

Fu da quella stagione che nacque anche il riconoscimento dell’autonomia speciale della Valle d’Aosta, conquistata con il sudore della Resistenza e poi messa nero su bianco con lo Statuto nel 1948. Non per concessione, ma per giustizia.

Eppure, oggi, quella libertà, quella democrazia e anche quella stessa autonomia sono minacciate. Minacciate dal ritorno di un linguaggio violento, che disprezza l’inclusione e la solidarietà. Minacciate dai nuovi autoritarismi, che soffocano la partecipazione e deridono la memoria antifascista. Minacciate da chi spaccia per orgoglio identitario ciò che è solo esclusione e chiusura.

Lo ha ricordato il presidente Mattarella: “L’antifascismo è un valore costitutivo della nostra Repubblica”. E se la nostra autonomia ha un senso, è proprio perché si fonda su quei valori di libertà, partecipazione e giustizia.

Come scrisse Piero Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani”. Noi ci andiamo ogni giorno, Piero, camminando in questa terra che parla ancora con l’accento della Resistenza.

La Resistenza di allora ci consente oggi  di autogovernarci, di custodire la nostra lingua, la nostra cultura, la nostra identità. Quella libertà, quell’autonomia, non sono cadute dal cielo. Sono state conquistate a caro prezzo, nel sangue e nel coraggio della Resistenza valdostana, che fu tanto alpina quanto operaia, tanto rurale quanto intellettuale, tanto maschile quanto profondamente femminile.

In Valle d’Aosta la Resistenza fu anche un fatto di donne. Donne che hanno rischiato tutto, che hanno combattuto, nascosto, curato, organizzato, tramandato. Donne come Maria Ida Viglino, poi assessora all’istruzione, che non smise mai di considerare la scuola uno strumento di liberazione. Ma anche come Emilia Gex, la poetessa di Saint-Nicolas che cantò la libertà in patois e sostenne moralmente i resistenti. Come Angelina Cretaz, staffetta e portatrice di armi e notizie tra le valli. Come Caterina Alliod, partigiana attiva a Nus. Come Aurora Vuillerminaz, la partigiana “Lola”, che ha partecipato alla Resistenza come staffetta partigiana, addetta ai passaggi di frontiera. Come le centinaia di mamme, mogli, contadine, donne anonime che, pur senza nome nei libri, hanno cucito il filo della nostra democrazia. Suor Margherita di Donnas, religiosa, che aiutò diversi partigiani e prigionieri in fuga. Un esempio di come anche nei conventi la Resistenza trovò appoggi nascosti ma determinanti. Insomma, Molte altre donne, soprattutto contadine e madri di famiglia, parteciparono alla Resistenza in modo “anonimo” ma decisivo: cucendo divise, nascondendo persone, dando da mangiare, dando conforto. La loro memoria vive spesso solo nei racconti orali delle comunità.

Grazie a loro, e a tanti altri, l’8 settembre 1943 non fu solo un giorno di disgregazione ma anche di risveglio. Aosta, Saint-Vincent, la valle del Lys, la Valgrisenche, Cogne, la Valtournenche: ogni angolo della nostra terra ha avuto la sua lotta, il suo martire, il suo atto di coraggio.

Fu da quella stagione che nacque anche il riconoscimento dell’autonomia speciale della Valle d’Aosta, conquistata con il sudore della Resistenza e poi messa nero su bianco con lo Statuto nel 1948. Non per concessione, ma per giustizia.

Eppure, oggi, quella libertà, quella democrazia e anche quella stessa autonomia sono minacciate. Minacciate dal ritorno di un linguaggio violento, che disprezza l’inclusione e la solidarietà. Minacciate dai nuovi autoritarismi, che soffocano la partecipazione e deridono la memoria antifascista. Minacciate da chi spaccia per orgoglio identitario ciò che è solo esclusione e chiusura.

Lo ha ricordato il presidente Mattarella: “L’antifascismo è un valore costitutivo della nostra Repubblica”. E se la nostra autonomia ha un senso, è proprio perché si fonda su quei valori di libertà, partecipazione e giustizia.

Come scrisse Piero Calamandrei: “Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani”. Noi ci andiamo ogni giorno, Piero, camminando in questa terra che parla ancora con l’accento della Resistenza.

La Resistenza non è finita.
La Resistenza deve riprendere.

Les valdôtains doivent méditer

25 Aprile. Libertà, Autonomia, Resistenza.

Le 25 avril, pour l’Italie, est le jour de la Libération. Mais pour nous, ici en Vallée d’Aoste, c’est aussi quelque chose de plus : c’est la graine d’où a germé notre autonomie. C’est la racine politique et morale de ce système qui nous permet aujourd’hui de nous auto-gouverner, de préserver notre langue, notre culture, notre identité.

Mais cette liberté, cette autonomie, ne sont pas tombées du ciel. Elles ont été conquises à grand prix, dans le sang et le courage de la Résistance valdôtaine, qui fut autant alpine qu’ouvrière, autant rurale qu’intellectuelle, autant masculine que profondément féminine.

En Vallée d’Aoste, la Résistance fut aussi une affaire de femmes. Des femmes qui ont risqué tout, qui ont combattu, caché, soigné, organisé, transmis. Des femmes comme Maria Ida Viglino, ensuite conseillère à l’éducation, qui n’a jamais cessé de considérer l’école comme un instrument de libération. Mais aussi Emilia Gex, la poétesse de Saint-Nicolas qui chanta la liberté en patois et soutint moralement les résistants. Angelina Cretaz, une messagère et porteuse d’armes et de nouvelles entre les vallées. Caterina Alliod, une résistante active à Nus. Aurora Vuillerminaz, la résistante "Lola", qui a participé à la Résistance comme messagère, chargée des passages de frontières. Et des centaines de femmes anonymes qui, bien que sans nom dans les livres, ont cousu le fil de notre démocratie. Sœur Margherita de Donnas, religieuse, qui a aidé plusieurs résistants et prisonniers en fuite. Un exemple de la façon dont même dans les couvents, la Résistance a trouvé des soutiens cachés mais déterminants.

Beaucoup d’autres femmes, en particulier des paysannes et des mères de famille, ont participé à la Résistance de manière "anonyme" mais décisive : cousant des uniformes, cachant des personnes, donnant à manger, apportant du réconfort. Leur mémoire vit souvent uniquement dans les récits oraux des communautés.

Grâce à elles, et à tant d'autres, le 8 septembre 1943 ne fut pas seulement un jour de délitement, mais aussi un jour de réveil. Aoste, Saint-Vincent, la vallée du Lys, la Valgrisenche, Cogne, la Valtournenche : chaque recoin de notre terre a eu sa lutte, son martyr, son acte de courage.

C’est de cette époque qu’est née la reconnaissance de l’autonomie spéciale de la Vallée d’Aoste, conquise grâce au sang de la Résistance et ensuite inscrite noir sur blanc dans le Statut en 1948. Pas par concession, mais par justice.

Et pourtant, aujourd'hui, cette liberté, cette démocratie et même cette autonomie sont menacées. Menacées par le retour d’un langage violent, qui méprise l’inclusion et la solidarité. Menacées par de nouveaux autoritarismes, qui étouffent la participation et ridiculisent la mémoire antifasciste. Menacées par ceux qui échangent pour fierté identitaire ce qui n’est que rejet et fermeture.

Comme l’a rappelé le président Mattarella : "L’antifascisme est une valeur constitutive de notre République." Et si notre autonomie a un sens, c’est précisément parce qu’elle repose sur ces valeurs de liberté, de participation et de justice.

Comme l’a écrit Piero Calamandrei : "Si vous voulez faire un pèlerinage dans le lieu où est née notre Constitution, allez dans les montagnes où sont tombés les partisans." Nous y allons chaque jour, Piero, en marchant sur cette terre qui parle encore avec l’accent de la Résistance.

La Résistance d’hier nous permet aujourd’hui de nous auto-gouverner, de préserver notre langue, notre culture, notre identité. Cette liberté, cette autonomie, ne sont pas tombées du ciel. Elles ont été conquises à grand prix, dans le sang et le courage de la Résistance valdôtaine, qui fut autant alpine qu’ouvrière, autant rurale qu’intellectuelle, autant masculine que profondément féminine.

En Vallée d’Aoste, la Résistance fut aussi une affaire de femmes. Des femmes qui ont risqué tout, qui ont combattu, caché, soigné, organisé, transmis. Des femmes comme Maria Ida Viglino, ensuite conseillère à l’éducation, qui n’a jamais cessé de considérer l’école comme un instrument de libération. Mais aussi Emilia Gex, la poétesse de Saint-Nicolas qui chanta la liberté en patois et soutint moralement les résistants. Angelina Cretaz, une messagère et porteuse d’armes et de nouvelles entre les vallées. Caterina Alliod, une résistante active à Nus. Aurora Vuillerminaz, la résistante "Lola", qui a participé à la Résistance comme messagère, chargée des passages de frontières. Et des centaines de mamans, épouses, paysannes, femmes anonymes qui, bien que sans nom dans les livres, ont cousu le fil de notre démocratie. Sœur Margherita de Donnas, religieuse, qui a aidé plusieurs résistants et prisonniers en fuite. Un exemple de la façon dont même dans les couvents, la Résistance a trouvé des soutiens cachés mais déterminants.

Grâce à elles, et à tant d'autres, le 8 septembre 1943 ne fut pas seulement un jour de délitement, mais aussi un jour de réveil. Aoste, Saint-Vincent, la vallée du Lys, la Valgrisenche, Cogne, la Valtournenche : chaque recoin de notre terre a eu sa lutte, son martyr, son acte de courage.

C’est de cette époque qu’est née la reconnaissance de l’autonomie spéciale de la Vallée d’Aoste, conquise grâce au sang de la Résistance et ensuite inscrite noir sur blanc dans le Statut en 1948. Pas par concession, mais par justice.

Et pourtant, aujourd'hui, cette liberté, cette démocratie et même cette autonomie sont menacées. Menacées par le retour d’un langage violent, qui méprise l’inclusion et la solidarité. Menacées par de nouveaux autoritarismes, qui étouffent la participation et ridiculisent la mémoire antifasciste. Menacées par ceux qui échangent pour fierté identitaire ce qui n’est que exclusion et fermeture.

Comme l’a rappelé le président Mattarella : "L’antifascisme est une valeur constitutive de notre République." Et si notre autonomie a un sens, c’est précisément parce qu’elle repose sur ces valeurs de liberté, de participation et de justice.

Comme l’a écrit Piero Calamandrei : "Si vous voulez faire un pèlerinage dans le lieu où est née notre Constitution, allez dans les montagnes où sont tombés les partisans." Nous y allons chaque jour, Piero, en marchant sur cette terre qui parle encore avec l’accent de la Résistance.

La Résistance n’est pas terminée.
La Résistance doit reprendre.

Les valdôtains doivent méditer

piero.minuzzo@gmail.com

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