FEDE E RELIGIONI - 19 aprile 2025, 09:49

Via Crucis nel cuore di Aosta: una città e una diocesi che portano la Croce, una comunità che cammina unita

Un cammino di fede e speranza nelle strade di Aosta, nel segno della sofferenza condivisa e con un pensiero al Santo Padre, Papa Francesco, perché ritrovi presto forza e salute nel suo ministero di consolazione. La Croce si fa respiro condiviso. E nel battito della fede, Aosta abbraccia il suo Vescovo di Roma con la tenerezza di chi spera e non dimentica

Via Crucis nel cuore di Aosta: una città e una diocesi che portano la Croce, una comunità che cammina unita

C’era un silenzio che parlava forte, ieri sera ad Aosta. Un silenzio colmo di passi, di sguardi, di preghiera. Alle 20.30, da Piazza Arco d’Augusto, ha preso vita la Via Crucis cittadina. Due mila cuori in cammino lungo le vie antiche del centro: via Sant’Anselmo, le Porte Pretorie, Piazza Chanoux, via De Tillier, Croce di Città, via De Sales, fino a Piazza della Cattedrale. Non una semplice processione, ma un pellegrinaggio dell’anima nel cuore ferito del mondo.

Ad aprire il cammino, l’omelia del Vescovo di Aosta, S.E. Mons. Franco Lovignana, presidente della Conferenza Episcopale Piemonte Valle d’Aosta, che ha richiamato le parole luminose di Papa Francesco: “Spes non confundit” – la speranza non delude. Una chiamata chiara: aprire il cuore, lasciarsi attraversare dalla forza mite del Vangelo, e guardare al Giubileo del 2025 come a un tempo di rinascita interiore e collettiva.

Nel silenzio delle pietre antiche, la Croce cammina tra la gente. E una preghiera sale al cielo per il Papa, fragile e forte, padre tra i padri.

La Prima Stazione: Gesù è condannato a morte. La Croce in legno si solleva tra le mani degli operatori della comunicazione: un gesto che non è solo simbolico, ma reale, concreto. Sono loro, ogni giorno, a raccontare il mondo e le sue piaghe, a dare voce, a volte anche col rischio del silenzio degli altri.

Seconda Stazione: Gesù è caricato della Croce. È il turno dei musicisti della Banda Musicale, degli adolescenti, dei genitori e dei figli. Come a dire: ogni nota, ogni passo giovane, ogni legame familiare porta il peso della Croce. Ma lo fa insieme, con armonia, anche tra le dissonanze della vita.

Terza Stazione: Gesù cade per la prima volta. La Croce viene accolta dai disabili. C’è qualcosa di profondamente vero in quel gesto: la fragilità che diventa forza, la caduta che insegna a rialzarsi. Una lezione che nessuna parola può insegnare meglio del loro esempio silenzioso e potente.

Una Via Crucis che parla al cuore di Aosta e sussurra al cielo un pensiero d’amore per Papa Francesco, pellegrino tra i sofferenti.

Alle Quarta, Quinta e Sesta Stazione, il testimone passa alle Associazioni e ai movimenti di volontariato. Ogni passo è dono, ogni volto è una carezza al dolore altrui. In quei tratti della Via, si respira l’umanità che non si arrende mai.

La Settima Stazione: Gesù cade per la seconda volta. Qui a portare la Croce sono i migranti. Gente che ha già attraversato le proprie vie crucis nel mondo, spesso senza testimoni. Camminano, stasera, insieme alla città che li accoglie. E quel gesto racconta molto più di mille convegni sull’integrazione.

La Ottava e Nona Stazione vedono coinvolto il mondo dell’educazione e quello del lavoro. Insegnanti, studenti, imprenditori, operai: gente che ogni giorno combatte la propria battaglia contro l’indifferenza, la precarietà, la sfiducia. In queste stazioni c’è il dolore delle scelte difficili, ma anche la responsabilità di chi forma e costruisce.

Decima e Undicesima Stazione, è la volta dei Missionari e del mondo della sanità. Due facce della stessa medaglia: servire l’umanità dove soffre, dove manca l’essenziale. Oltre i confini, nelle corsie degli ospedali, nel cuore della pandemia come nelle periferie dimenticate del pianeta.

Mille passi tra le vie della città, e uno che sale più in alto: quello della preghiera per Papa Francesco, perché la sua luce non smetta di brillare nel vento del mondo.

Alla Tredicesima Stazione: Gesù è deposto dalla Croce, sono i diaconi a portare il legno sacro, insieme agli insegnanti. Chi educa e accompagna, chi forma e custodisce, ha un ruolo fondamentale: accogliere, sostenere, non fuggire davanti al dolore.

Infine, la Quattordicesima Stazione: Gesù è deposto nel sepolcro. La Croce viene presa dal Vescovo Lovignana, che con passo fermo l’accompagna al termine del cammino. L’omelia finale è un abbraccio corale: ogni meditazione, ogni passaggio, ogni categoria di persone coinvolta ha incarnato un pezzo di Vangelo vivo, vissuto, vero.

La Via Crucis di Aosta non è stata solo un rito: è stata una dichiarazione collettiva di fede e umanità. Un popolo che non si vergogna di camminare insieme nel dolore, che accetta la fatica del vivere e la trasforma in speranza condivisa.

In questo cammino, ogni stazione è diventata specchio del mondo: con le sue ferite, ma anche con i suoi abbracci. E la Croce, portata da mani così diverse, ci ha ricordato che la salvezza non è mai un affare individuale. È un’esperienza collettiva, un "noi" che resiste.

pi.mi.

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