Chez Nous - 10 ottobre 2024, 11:02

Franchi tiratori a sinistra

Se le forze politiche locali che martedì hanno attaccato la componente delle minoranze linguistiche e il Deputato Manes avessero un minimo di coerenza, dovrebbero notare che mercoledì (ieri) lo stesso deputato ha votato contro il Dl lavoro insieme alle minoranze

Franchi tiratori a sinistra

E' inaccettabile che, per il timore che qualche deputato o senatore della sinistra votasse a favore della nomina del nuovo Giudice Costituzionale, i capi dei partiti dell'opposizione abbiano imposto un divieto di voto. E la libertà di voto, dove la mettiamo? Questo è un chiaro esempio di come l’estremizzazione delle ideologie, in una democrazia imperfetta come la nostra, possa generare un’abissale distanza tra le istituzioni e i cittadini. La politica dovrebbe servire la società, non ridursi a un gioco di potere in cui prevalgono l'interesse partitico e le manovre di palazzo.

L’estremizzazione delle ideologie, orientata esclusivamente a soddisfare le esigenze di media e social, ha condotto a uno svuotamento del dibattito costruttivo, che diventa asettico e soggettivo. È un paradosso vedere come le forze politiche, anziché confrontarsi e cercare soluzioni, si rifugino dietro a ordini di scuderia granitici. In questo clima, i singoli parlamentari sembrano più che mai relegati a meri numeri, privi di una voce autonoma, anche quando gli interessi dei loro territori sono in gioco. È un limite inaccettabile che riduce la loro funzione a quella di semplici pedine.

In questo contesto, i parlamentari valdostani si trovano a operare in condizioni sfavorevoli. La Senatrice, intrappolata in una maggioranza granitica, e il Deputato, relegato nel misto delle minoranze linguistiche, che a sua volta non è riconosciuta neppure dalla stessa minoranza. È emblematico che mai una forza di minoranza abbia rinunciato a un posto di vertice per favorire i parlamentari Altoatesini e Valdostani. Questa è la triste realtà della politica italiana, dove il benessere del territorio è sacrificato sull’altare degli interessi nazionali e delle manovre politiche.

I rappresentanti delle autonomie, quindi, non possono che puntare sulla concretezza, sul pragmatismo e sulla coerenza. È un dato di fatto che i partiti nazionali possano fare poco a Roma, imbrigliati come sono in un groviglio di interessi e giochetti politici.

In questo scenario si colloca la recente votazione a camere riunite del giudice della Consulta. La componente delle minoranze linguistiche ha fatto bene a partecipare al voto, e non solo per il ruolo significativo del prof. Marini nella paritetica valdostana, ma anche per la sua indiscutibile competenza, riconosciuta trasversalmente da sinistra e destra. Tuttavia, le scaramucce ideologiche, spesso mascherate da opportunismo, hanno solo l’effetto di ostacolare il vero dibattito.

È scandaloso vedere come accordi subdoli tra destra e sinistra si intreccino sotto la superficie, come nel caso della nomina Rai. Se non fosse stato per la frattura tra i Cinque Stelle e il Pd, è probabile che il prof. Marini avrebbe potuto contare su un voto favorevole.

L’appello del presidente Mattarella, in questo contesto, è di una saggezza indiscutibile: la sua figura è l’unico baluardo in grado di mantenere unita la nostra democrazia repubblicana. I parlamentari delle autonomie devono continuare a operare con pragmatismo, ponendo gli interessi dei territori al di sopra di qualsiasi schieramento politico. Non c'è una deriva a destra, come sostenuto dall’estrema sinistra locale nei confronti del Deputato valdostano; piuttosto, c’è la necessità di un’azione coerente e onesta, sempre nell’interesse della Valle.

Se le forze politiche locali che martedì hanno attaccato la componente delle minoranze linguistiche e il Deputato Manes avessero un minimo di coerenza, dovrebbero notare che mercoledì (ieri) lo stesso deputato ha votato contro il Dl lavoro insieme alle minoranze. Se così fosse, si potrebbe affermare che i parlamentari autonomisti si sono spostati verso il centrosinistra.

È ora di valutare ogni atto e ogni voto in base all'interesse del Sud Tirolo e della Valle d'Aosta, evitando di farsi intrappolare nelle ragnatele delle ideologie.

Rimane un rammarico: solo al Senato esiste un gruppo politico delle Autonomie con un ruolo politico e tecnico chiaro; sarebbe fondamentale averne uno anche alla Camera dei Deputati per dare più peso alle regioni a statuto speciale. Ma nella storia repubblicana, questo non è mai stato fatto, e la componente delle minoranze linguistiche continua a essere un soggetto politico non riconosciuto nei meccanismi parlamentari. Peccato!

piero.minuzzo@gmail.com

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