Lo scorso 21 agosto Arpa Valle d’Aosta ha comunicato l’arrivo nella regione di polveri sottili provenienti dagli incendi in Canada, un fenomeno che ha destato grande interesse sia nei media tradizionali che sui social network. Sebbene le concentrazioni di PM10 a livello del suolo siano rimaste sotto i limiti previsti dalla normativa, l'episodio ha attirato l'attenzione per la sua origine lontana e le sue implicazioni ambientali. A distanza di una settimana, la newsletter di ieri dell'Osservatorio "Comunicazione e informazione Snpa" ha fornito un aggiornamento sulla situazione e ha offerto un approfondimento sui metodi utilizzati dall'Arpa per monitorare e analizzare il fenomeno.
Il contesto globale del fenomeno è legato agli incendi boschivi che hanno devastato vaste aree del Canada nel 2023 e che continuano a essere una realtà preoccupante anche nel 2024. Questi incendi, caratterizzati da una violenza e una frequenza senza precedenti, sono stati amplificati dagli effetti del cambiamento climatico, che ha favorito ondate di calore e periodi di siccità prolungata. Le dimensioni degli incendi canadesi sono impressionanti: l'anno scorso sono stati bruciati circa 185.000 km² di foresta boreale, un’area comparabile a quella di interi stati come il Dakota del Nord o la Siria, o a sessanta volte la superficie della Valle d’Aosta. La priorità delle autorità canadesi è stata quella di proteggere le vite umane, spesso lasciando che gli incendi bruciassero incontrollati.
Un elemento particolarmente interessante emerso durante le osservazioni del 2023 è la presenza di cosiddetti "incendi-zombie", ovvero focolai che rimangono attivi sotto la neve e il suolo durante l'inverno, per poi riattivarsi con l'arrivo della primavera. Anche nel 2024, gli incendi hanno continuato a colpire duramente il Canada, con regioni come l'Alberta e la British Columbia ancora devastate dalle fiamme. Il fenomeno di trasporto delle polveri sottili dall’altra parte dell’Atlantico non è quindi isolato e potrebbe ripetersi nelle settimane a venire.
In questo contesto, l'Arpa Valle d’Aosta ha svolto un ruolo fondamentale nel monitorare e comprendere l'impatto di questo fenomeno a livello locale. L'agenzia dispone di una vasta gamma di strumenti avanzati per l'osservazione dell'atmosfera, che spaziano dai fotometri solari ai lidar-ceilometer, strumenti capaci di tracciare la distribuzione delle polveri sottili lungo l'intera colonna atmosferica. Grazie a queste tecnologie, l'Arpa è stata in grado di rilevare tempestivamente il cambiamento nelle condizioni atmosferiche e di documentare l'arrivo delle polveri canadesi sopra la Valle d’Aosta.
Uno degli strumenti chiave utilizzati è il fotometro solare, che misura la luce proveniente dal sole e dal cielo per determinare la quantità di polveri sospese in atmosfera. La mattina del 21 agosto, l'osservazione del cielo più torbido e l’aumento dello spessore ottico dell’aerosol hanno confermato la presenza di polveri sottili. Il grafico che ne è risultato ha mostrato un picco significativo tra il 20 e il 21 agosto, segnalando l'arrivo delle polveri. Questo strumento non solo misura le polveri, ma è anche in grado di rilevare il contenuto di vapore d'acqua in atmosfera. Durante l’evento, è stata registrata una repentina diminuzione di vapore, probabilmente dovuta al ricambio d'aria stagnante con aria secca proveniente dagli strati superiori dell'atmosfera.
Parallelamente, il lidar-ceilometer di Saint-Christophe ha tracciato in dettaglio il movimento verticale delle polveri nell'atmosfera. Questo strumento, che utilizza un raggio laser per "radiografare" l'atmosfera fino a 15 km di quota, ha evidenziato la discesa delle polveri dagli strati più alti verso il suolo tra la notte del 20 e il 21 agosto. Le misurazioni hanno confermato che le polveri, dopo essere state trasportate in alta quota dall’Atlantico, sono scese gradualmente verso gli strati più bassi dell’atmosfera, contribuendo alla qualità dell’aria che respiriamo.
Un altro aspetto innovativo del lavoro di Arpa Valle d’Aosta riguarda lo sviluppo di un metodo per distinguere, in tempo reale, le diverse fonti di emissione delle polveri presenti nell'aria e il loro contributo al PM10 totale. Grazie a un algoritmo che combina le dimensioni delle particelle misurate da un contatore ottico con le loro proprietà ottiche rilevate da un etalometro, l’agenzia è in grado di identificare le fonti delle polveri, che possono includere traffico, combustione di biomassa, polveri desertiche e risollevamento di polveri locali. Questo sistema permette di monitorare le polveri in tempo reale e con una risoluzione oraria, offrendo un quadro dettagliato e dinamico della qualità dell'aria.
Il 21 agosto, questo metodo ha rilevato un picco di polveri con un diametro medio di circa mezzo micron, una dimensione rara per il periodo estivo, ma più comune in inverno, quando le nebbie della Pianura Padana favoriscono la formazione di particelle. La presenza di queste particelle in estate suggerisce che le polveri trasportate dal Canada siano invecchiate durante il loro lungo viaggio sopra l'oceano.
L'arrivo delle polveri canadesi ha coinciso con una campagna di campionamento scientifico in alta montagna, condotta in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, vari istituti del CNR e l’Università di Torino. Questa campagna, che si svolge a diverse altitudini (dalla stazione Arpa di Donnas a 320 m s.l.m. fino all’osservatorio Testa Grigia a Plateau Rosa a 3500 m s.l.m.), ha l'obiettivo di determinare la quantità e la tipologia di polveri che raggiungono le Alpi. Le prime analisi indicano che l'arrivo delle polveri ha interessato tutte le quote, confermando la capacità di questi fenomeni di influenzare l'intera atmosfera.
I dati raccolti saranno analizzati nei prossimi mesi e permetteranno di approfondire la composizione chimica delle polveri e le trasformazioni che queste subiscono durante il loro viaggio attraverso l'atmosfera. Sarà anche possibile comprendere meglio la tossicità specifica del particolato in relazione alla distanza dalla fonte di emissione. Nonostante le concentrazioni di PM10 registrate in Valle d’Aosta siano rimaste al di sotto del limite giornaliero stabilito per la protezione della salute umana, questi studi forniranno informazioni preziose per la gestione della qualità dell’aria in futuro.
L'episodio attuale sembra essersi temporaneamente concluso, lasciando spazio alle più comuni polveri sottili provenienti dalla Pianura Padana. Tuttavia, considerando l’estensione degli incendi in Canada e la loro probabile continuazione, non si esclude che fenomeni simili possano ripetersi nelle prossime settimane. Questo evento ha dimostrato l'eccellenza del lavoro di Arpa Valle d’Aosta nel monitorare fenomeni atmosferici complessi, offrendo un’informazione tempestiva e accurata sulla qualità dell’aria e sulle dinamiche globali che influenzano la regione.