In Valle d'Aosta, in nove anni hanno chiuso 31 sportelli bancari. Lo ha spiegato ieri la Banca d'Italia durante la presentazione dell'aggiornamento congiunturale dell'economia valdostana. Dai 98 aperti nel 2013 si è passati ai 68 operativi nel 2022. L'Uncem, l'Unione nazionale comuni comunità enti montani, si occupa del tema "da tempo" e "ha chiesto a Parlamento, governi, Abi, Consob, Banca d'Italia, Regioni di agire per arginare una frattura forte tra banche e cittadini, determinata a seguito delle chiusure", spiega Giovanni Baracco,consigliere nazionale dell'Uncem, ex sindaco di Quart e già consigliere regionale, ma "pochissimo si è mosso e serve uno scatto della politica".
Per Barocco, "dobbiamo intensificare la mobilitazione, anche nei paesi dove le banche se ne sono già andate. Resistono Poste e Bcc ma è drammatico e inammissibile che le banche continuino a essere latitanti di fronte agli appelli delle collettività e dei sindaci". E prosegue: "Servono provvedimenti politici e mobilitazione istituzionale. Fanno bene i sindaci a rimarcare questi problemi". Il consigliere nazionale dell'Uncem ricorda che "a questo fenomeno si aggiunge a quello che sta capitando in Valle, in questi giorni, per esempio all'Inail e all'Inps", in cui manca personale. "Non vorremmo che un domani questi enti statali e magari anche altri, abbandonino del tutto la Valle, trasferendo le loro sedi per esempio a Ivrea o a Torino, dando, così avvio nei fatti, alla creazione delle tanto vituperate macro regioni", dice.