Vite in ascesa - 17 novembre 2023, 10:30

TORRE DELLE GIAVINE

A cura di Lodovico Marchisio

La Torre delle Giavine

La Torre delle Giavine

La Torre di Boccioleto nota anche come Torre delle Giavine si presenta come un altissimo campanile isolato a chi risale la Val Sermenza e porga lo sguardo in su nei pressi di Boccioleto. È il più alto e significativo monolito del Piemonte, torre quasi magica, simbolo dell’estrosità, immagine fantastica che incanta per le sue forme.

Sul libro edito nel 1987 dalla “De Agostini (serie Görlich)” scritto da me a quattro mani col compianto alpinista Giancarlo Grassi, poniamo l’accento su quanto segue: “Questa linea apparentemente infinita che si allunga verso lo spazio per confondersi con le nuvole, è un’enorme riserva di linee spezzate nate dalle radici terrestri che esplode nella forma più inattesa per proiettare il nostro “io” verso un punto immaginario, aghiforme, che libera la mente dal corpo inducendola verso spazi infiniti, quasi paradisiaci, di certo fortemente adrenalinici”.

Il “Corriere Valsesiano” dell’11 luglio 2008 (12 giorni dopo la salita) ha dedicato un’intera pagina alla scalata della Torre da parte della Sottosezione GEB del CAI Sez. di Torino, che ha festeggiato i suoi 20 anni dalla nascita commemorando con questa scalata anche la memoria di un amico scomparso (Aldo Givone) morto in un tragico incidente in bicicletta pochi giorni dopo aver scalato questa Torre che per lui è stata l’ultima montagna della sua vita.

In piena parete

L’allora sindaco Pier Angelo Carrara ha dato lustro a quest’impresa ricordando che questa “Torre” per loro è un vanto e un simbolo per avere sopra la testa questo monolito che è considerato una meraviglia naturale vera e propria ed è un’attrazione anche per gli escursionisti che possono raggiungere in poco meno di un’ora (40 minuti circa) facilmente la base per comodo sentiero!

La salita del ventennale è stata compiuta il 29 giugno 2008. Prima in cordata: Marinella Negro, con Marco Avanzini e il sottoscritto.

RELAZIONE TECNICA:

Altezza Massima raggiungibile: 1050 m

Tempo di salita: 3,40 h in totale (40 min di avvicinamento e circa 3 h di scalata per una cordata composta da due persone)

Tempo Totale (AR): 5,10 h

Dislivello: Tot. 306 m (236 m di avvicinamento dal parcheggio + 70 m di scalata del monolito da dove si inizia, alto però più di 90 metri nella sua parte più bassa)

Difficoltà: D (con passaggio massimo in falesia di IV+ da considerarsi di V come difficoltà tecnica della scala UIAA).Lo sviluppo della via, girando attorno alla parete per cercarne il punto più vulnerabile, supera i 115 m.

Materiale occorrente: Imbrago, 2 corde da 50 metri, rinvii, casco, qualche nut e friend, cordino Kevlar per la calata.  Non sono necessari chiodi perché la via è interamente attrezzata.

Accesso in auto: Da Torino autostrada per Milano, uscita a Greggio, Varallo, statale per Alagna, deviazione per Boccioleto. Oltrepassare il paese e parcheggiare di fianco a una cascina con ben indicato il cartello che indicata l’accesso alla “Torre”.

Località di partenza: Boccioleto

Località di arrivo: Idem

Descrizione Itinerario: La base della torre viene raggiunta salendo oltre il paese alla prima deviazione a destra, lasciando l’auto nei pressi di un cascinale ove un cartello in legno indica in maniera inconfutabile la partenza a piedi per la base della Torre delle Giavine. A piedi nel bosco, su sentiero ben segnalato in 35 min /40 min al massimo, si raggiunge la base della Torre ove vi è il nome inciso sulla pietra. Da qui parte la sua via normale (cioè la più facile, si fa per dire).

In vetta

La partenza è resa evidente da una corda fissa posta sullo zoccolo basale che conduce su una larga cengia che cinge buona parte del monolito. Superando l’attacco di altre vie, compiere un lungo traverso da sinistra verso destra (senso di salita) che conduce, dopo un foro nella roccia da percorrere, sul lato opposto in prossimità di un diedro. Salire i primi 20 metri affatto banali, ma tutti attrezzati con fittoni resinati.

Vicino ai gradi moderni che indicano le attuali difficoltà della via per i free-climbing attrezzati con scarpette che aderiscono magnificamente sulla roccia, indicherò anche la valutazione di difficoltà riscontrata dai primi salitori che scalavano con scarponi rigidi e vecchia maniera che aumentava di un grado le difficoltà. Infatti questo primo tratto declassato a III+ è in effetti un IV classico. Se ne ha la certezza confrontandolo con altre vie di tali difficoltà ove un inizio del genere è valutato per l’appunto tuttora di IV/IV+.

Superata la liscia placca iniziale, un passaggio delicato in uscita conduce ad un breve traverso su un diedro di singolari proporzioni, sino a portarsi su un traverso orizzontale (tronco) che conduce in breve (III°) alla prima catena a 30 metri di sviluppo da terra. Da qui salire un esposto diedro che conduce con un passaggio atletico (III+/IV) a una profonda spaccatura.

Traversarla con i piedi sulla lama sporgente (vuoto impressionante - III°) sino al passo molto liscio che porta sulla successiva placca (non considerato nella valutazione d’insieme moderna. Per noi resta un buon IV°-.) Catena alla base (Secondo tiro: 30 m di sviluppo.) Qui in traverso su una cengietta erbosa si perviene al tratto chiave della salita (Catena a 10 m dalla sosta precedente.)

Il passaggio che segue su una fessura in leggero strapiombo è considerato ora IV+ (preparativi a superare se siete alpinisti e non free-climbing, un passaggio “vecchia maniera” di V° classico).

Superato questo passaggio, le difficoltà continuano ininterrotte perché dopo aver traversato a sinistra e aver ripreso un po’ di respiro, vi attende un altro duro passaggio che se preso male, considerate le prese un po’ tondeggianti, è superiore al grado attuale (IV/V- vecchia valutazione). Finalmente una bella fessura permette di salire in diagonale verso sinistra (III+) sino a una pianta posta, poco sotto la quarta catena, che conduce ad una cengia sotto il salto finale (III+) (tiro di 30 m).

L’ultimo tiro con passi di IV- declassati a III° vi consentiranno di arrivare al parafulmine e al libro di vetta. Per i vettaioli accaniti salire sul masso (II° di 4 m che è il punto culminante della vetta sotto il quale è stata posta la targa commemorativa). Sviluppo totale dell’ultimo tiro: 15 m.

Discesa: Calata in doppia di 20 m sino alla penultima catena (l’ultima si trova sulla vetta). Da qui si compie un’unica impressionante calata di 45 m circa con buona parte nel vuoto. Indispensabile il Marchand o Prusik applicati a un cordino in Kevlar, o un compagno che vi tenga la corda dal basso in caso di imprevisti durante la corda doppia.

Tornati alla cengia, ripercorrerla in senso contrario sino alla corda fissa dello zoccolo basale che vi riporterà alla partenza. Con manovre di corda in 2 persone calcolare un’ora di discesa. Maggiori sono i componenti le cordate, maggiore è il tempo che s’impiegherà ovviamente per scendere. Da qui in altri 30 minuti alle auto.

ascova

Ti potrebbero interessare anche:

SU