Il percorso, che sarà tenuto da docenti universitari e da testimonial calati nella realtà del fenomeno, si propone di formare giovani laureati o iscritti a un corso di laurea, sulla presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso a livello nazionale, internazionale e locale, nonché sulle ricadute economiche, sociali e culturali che tale presenza comporta per il territorio, compreso quello valdostano.
«Vi è stata una bella adesione - dice il Presidente Alberto Bertin -, a conferma dell'interesse ad approfondire una tematica che è di grande attualità e che coinvolge tutti i territori. La lotta alle mafie è prima di tutto un movimento culturale e morale che parte dall'educazione alla legalità: fare delle giovani generazioni gli ambasciatori di un messaggio di legalità è fondamentale per il nostro futuro.»
Gli fa eco il responsabile scientifico del percorso, professor Paolo Gheda: «È un dato molto soddisfacente che i giovani valdostani abbiano risposto con entusiasmo all’iniziativa, che ha incontrato in particolare una forte adesione tra gli studenti del corso di Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell’Università della Valle d’Aosta. Si tratta non solo di un percorso di formazione che impegnerà i ragazzi per una settimana, ma soprattutto di un’assunzione di responsabilità a favore della comunità per promuovere i valori della legalità.»
Le lezioni permetteranno di approfondire varie tematiche: rivoluzione, guerra e brigantaggio del XIX secolo, storia delle mafie italiane, mafie e criminalità organizzata come fenomeno senza confini, spettacolo della mafia, mafie e politica: obiettivo enti locali, ruolo della pubblica amministrazione nella prevenzione delle infiltrazioni, colonizzazione mafiosa del Nord Italia, mafie nell'economia legale. Ad arricchire il percorso vi saranno dei testimonial della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di finanza, dell'Ordine degli avvocati, della Rai e degli enti locali.