Vite in ascesa - 03 novembre 2023, 07:30

AIGUILLE DIBONA Il “Cerro Torre” Francese

A cura di Lodovico Marchisio

Aiguille Dibona

Aiguille Dibona

Questa guglia dalle forme perfette è anche chiamata dai francesi “Il Cerro Torre” per le somiglianze straordinarie che ha con il suo gemello della Patagonia. È stato per me, salire questa montagna, un grande sogno realizzato nel corso della mia avventurosa vita… ma serbo pochi ricordi, non trovando più documentazione fotografica dettagliata della salita, scalata con una guida alpina francese il 24 luglio 1977 a 30 anni di età.

RELAZIONE TECNICA:

Altezza Massima raggiungibile: 3130 m

Tempo di salita: 5 h (sosta consigliata al Refuge du Soreiller (2719 m), custodito d’estate con servizio d’alberghetto, 2719 m 3 h, più 2 h di salita alla cima per la via normale il giorno dopo.)

Tempo Totale (AR): 8,15 h (Discesa. Dalla cima al Rifugio: 1,15 h – Dal Rifugio all’auto h 2)

Dislivello: 1543 m (frazionabili in 1132 m al rifugio il primo giorno, 411 m il secondo giorno, dal rifugio alla vetta)

Difficoltà: AD - espostissima (valutazione UIAA per medi alpinisti)

Materiale occorrente: 2 corde da 50 m, casco, qualche nut, fettucce, rinvii (solo se vi è neve residua aggiungere al materiale anche piccozza e ramponi)

Accesso in auto: Torino (autostrada della Val di Susa sino ad Oulx), valico del Monginevro, Colle del Lautaret, La Grave, Lago Chambon, prima di Bourg d’Oisans risalire la carrozzabile della Vallée du Vénéon sino a St-Christophe en Oisans, Les Étages, appena prima del villaggio di La Bérarde. 

Località di partenza: Les Étages (1587 m)

Località di arrivo: Idem

 

Descrizione Itinerario: Vetta straordinaria paragonata dai Francesi al Cerro Torre Patagonico. Per la brevità di accesso dal rifugio alla vetta sono state aperte molte vie. Solo a titolo informativo per gli alpinisti classici vi sono alcune vie che non superano il IV “tirato” (scala francese), su un’altezza complessiva di 300 m che su roccia granitica in 3 ore (sempre in cordata con progressione obbligatoria) vi conducono senza troppo avvicinamento, dal rifugio all’esile vetta. Il nostro itinerario vi condurrà invece per la via normale relativamente facile e soprattutto breve sulla guglia più straordinaria che mente umana possa concepire, frutto del Divino o di Madre Natura in grado di plasmare forme così assolute, frutto di eventi naturali o soprannaturali per il piacere dei nostri occhi estasiati da tanta perfezione.

Dal parcheggio di Les Étages (1587 m) salire dietro l’Albergo degli Alpinisti seguendo la direzione Ovest per segnalatissimo e largo sentiero sino ai piedi di un contrafforte roccioso, chiamato la “Tête du Rouget”. Subito dopo si perviene ad un incassato orrido, formato dal torrente Armond. Grazie ad una passerella lo si attraversa e si prosegue sulla sponda destra (sinistra idrografica) del torrente entrando in una valle morenica che si mantiene inalterata fino al Rifugio (3 h dal parcheggio).

Da qui, sia che si decida di pernottare o no, traversare in direzione Ovest verso una zona composta da grandi blocchi granitici. Dirigersi verso una facile zona rocciosa composta da rocce montonate che permette di superare la cresta formata dagli ultimi agglomerati rocciosi ben intuibili dal rifugio. La roccia granitica non deposita grossi detriti, quindi il percorso è molto evidente e poco faticoso. Si percorrono così i modesti pendii di ghiaioni (come predetto) sempre segnalati da ometti e tracciati da un sentiero molto frequentato, sia che si salga da qui la Dibona o ci si scenda dopo averla scalata per altra via. Ci si porta così in direzione di un nevaio quasi sempre limitato.

Risalito il medesimo (non occorrono ramponi se non é “verglassato”), si raggiunge la quota di 2980 m. In attraversata (ometti) tra le rocce, in “saliscendi” ove occorre usare mani e piedi contemporaneamente (I°), si raggiunge la Brèche des Clochetons (3048 m) 1 h dal rifugio. Da qui per superare i restanti 82 m, occorre legarsi in cordata. Si sale alla sovrastante Brèche Gunneng con un passo nel vuoto che ci porta sotto l’obelisco finale (III°inf.). Da qui per un espostissimo camino che permette di vedere il vuoto assoluto su cui si procede, si sale (III° sup.) fino ad un masso incastrato, attrezzato per la discesa e l’assicurazione del secondo in cordata.

Si giunge così sull’arditissima cresta finale assolutamente vietata a chi soffre seriamente di vertigini, che con l’adrenalina alle stelle (III°)  vi condurrà sul pulpito finale. In vetta non si sta più di 3 persone per volta senza aggrovigliare in maniera pericolosa le corde di chi proviene da altre vie e si trova a sostare in vetta con voi. Quindi anche se da qui non si andrebbe più via, dopo avere goduto del vuoto assoluto da cui siamo circondati, aver stretto la mano o abbracciato il vostro secondo di cordata e fatto la foto di vetta che non può mancare come supremo ricordo di questa ineccepibile salita, occorre liberare la piazzola finale (1 h dall’attacco).

Discesa: Scesi pochi metri dall’aereo pulpito estremo, si raggiunge la prima catena di calata. Effettuare una corda doppia di 50 m che vi conduce subito alla base, anche se è possibile frammentare le due corde doppie con 2 calate da 25 metri cadauna se si possiede una sola corda da 50 m appresso, giungendo così all’evidente fessura tra l’Aiguille Dibona e i Clochetons Gunneng. Da qui con facile arrampicata si torna alla Brèche des Clochetons (3048 m). Seguendo poi fedelmente l’it. di salita si fa ritorno al rifugio (1,15 h dalla vetta). Non lasciatevi trarre in inganno dalla brevità dell’ascesa da compiersi comunque in cordata.

Solo con tempo stabile e in piena estate potete effettuare (se siete allenati) la salita in giornata, anche se la sosta in rifugio è gradevolissima. Fino oltre le ore 16 in piena estate sulla cima potete incontrare alpinisti che scendono dalla “normale” dopo aver salito vie molto più lunghe ed impegnative. Si possono condurre in punta anche alpinisti alle prime armi, basta non avventurarsi su quest’isolatissima cima in caso di maltempo o peggio ancora sotto la minaccia di un temporale perché attira i lampi in maniera tripla di un’altra vetta. É sempre un 3000, ricordatevelo, quindi soggetto a cambiamenti del tempo e nevicate improvvise anche in piena estate. Dal Rifugio per lo stesso it. di salita in 2 h circa si scende all’auto.

ascova

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