In un'Italia sempre più ossessionata dal rispetto delle regole e dalla sicurezza stradale, emergono fenomeni che fanno gridare allo scandalo. Uno di questi è rappresentato dagli autovelox, quegli insidiosi dispositivi elettronici installati lungo le strade italiane per monitorare la velocità dei veicoli in transito. Fin qui nulla di male, se non fosse che molti di questi autovelox sono disposti in maniera non conforme alle regole più elementari, o addirittura in modo fraudolento.
Ecco il cuore del problema: l'installazione degli autovelox dovrebbe seguire procedure ben precise, che comprendono la necessità di un decreto prefettizio, il coinvolgimento delle forze dell'ordine e delle istituzioni locali, la valutazione dei flussi di traffico e degli incidenti stradali, e infine, l'omologazione dei dispositivi e la loro periodica taratura.
Ma quanto di tutto questo viene rispettato?A quanto pare, molto poco.
L'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (Anci) ha finalmente deciso di alzare la voce contro questa truffa legalizzata, partendo dal Veneto, dove la situazione è fuori controllo da tempo. Gli autovelox, in molti casi, non rispettano le normative previste per la loro installazione, eppure continuano a mietere multe a raffica. È giusto che l'Associazione degli enti locali sia intervenuta, ma è altrettanto vero che si tratta di un intervento tardivo, quando migliaia di automobilisti hanno già pagato per una supposta infrazione.Il caso di Cadoneghe, nella provincia di Padova, è emblematico. Lungo la Statale 307 del Santo, con un limite di velocità ridotto a 50 km/h, sono state emesse ben 24mila sanzioni in un solo mese.
Eppure, secondo quanto emerso dalle indagini, gli autovelox erano stati installati in modo non conforme alla normativa. Non solo le multe sono contestabili, ma chi dovrebbe fare rispettare le regole è il primo a non averlo fatto. Il capo facente funzione della polizia locale di Cadoneghe e un altro agente sono stati indagati per falso in atto pubblico.
Ma Cadoneghe non è un caso isolato. A Manfredonia, in provincia di Foggia, l'autovelox è stato rimosso perché installato senza autorizzazione paesaggistica, nonostante fosse situato in un'area sotto vincolo. Anche in questo caso, i cittadini sono stati colpiti da sanzioni ingiuste.
E cosa dire dell'autovelox di Ciampino sulla Appia Nuova, che ha emesso 42mila multe dal 2018 senza mai avere ricevuto l'autorizzazione dell'Anas? Alla fine, l'ente stradale ha vinto la battaglia legale, ma il disagio causato ai cittadini è stato enorme.Oltre ai danni finanziari, questa situazione ha generato un'ondata di ricorsi, che sta mettendo in ginocchio le autorità e creando una situazione di totale insostenibilità.
E cosa dire degli autovelox non segnalati lungo la strada del Gran San Bernardo e di viale Piccolo San Bernardo? Per non parlare di tutti gli latri comuni dove gli autovelox sono segnalati in modo garibaldino.
L'Anci ha annunciato l'intenzione di intervenire con una circolare per richiamare tutti all'ordine, ma è evidente che il problema va ben oltre un semplice richiamo. È necessario un intervento deciso e immediato per ripristinare la legalità e la fiducia dei cittadini nel sistema di controllo della velocità. La misura è colma, e l'Italia non può più permettersi di essere spettatrice di questa truffa legalizzata a danno dei suoi cittadini.