Piemonte NordOvest - 21 agosto 2023, 14:53

Una lapide per Don Dino Barale

Un gruppo di fedeli, amici e conoscenti del sacerdote hanno avviato la raccolta di fondi

Don Dino con Ilda e Edi

Don Dino con Ilda e Edi

Un gruppo di persone stanno raccogliendo il necessario per onorare degnamente, con una lapide, la cara memoria di Don Dino Barale, amato parroco di Bobbio Pellice e apprezzato cappellano militare degli Alpini, cappellano delle Suore di Luserna Alta e amico del Rifugio di Cavour. Don Dino ha concluso il suo laborioso cammino terreno a Frossasco il 9 marzo 2022.

In memoria

Don Dino ci ha lasciati......Siamo più soli

Mercoledì 9 marzo 2022, Don Dino ci ha lasciati......Siamo molto più soli. Ripensandoci scopro che varie generazioni della nostra famiglia lo hanno conosciuto e stimato: mia nonna, i miei genitori, io e mio figlio....... Don Dino era sempre là ad aspettarci in Via Beisilia 1 a Bobbio Pellice (To).  Don Dino Barale, per decenni stimato cappellano militare degli Alpini di Pinerolo e amato parroco di Bobbio Pellice, ha concluso a 76 anni il suo laborioso e coraggioso cammino terreno. Ricordiamo quanto fosse anticonformista, attivo, schietto, riservato, generoso.

Quante cose potremmo dire di lui !! La sua amicizia con la nostra famiglia risale agli anni '70, quando era vicario a Perosa Argentina. In seguito, andavamo a trovarlo a Bobbio e poi a Frossasco.

Le sue giornate in Val Pellice erano fitte di occupazioni. Si alzava presto al mattino per celebrare la S. Messa quotidiana presso le Suore di Luserna Alta alle prime luci dell'alba. Poi si recava in caserma a Pinerolo o a Torino, dov'è sempre stato pronto a schierarsi dalla parte dei soldati; in seguito si dedicava a parrocchiani e amici di ogni religione, senza dimenticare i mille lavori dell'orto e del giardino. Era sempre entusiasta di qualche nuovo progetto e  pronto ad adottare le novità tecnologiche funzionali più recenti. Da lui abbiamo visto in funzione i primi cellulari e i computer all'avanguardia.

Era un bravo cuoco e un buongustaio verace, esperto conoscitore di antiche ricette, di liquori e di erbe medicamentose, orgoglioso del grande forno piazzato trionfalmente nel cortile della casa parrocchiale per produrre pizze e prelibatezze varie. Ed era un cittadino del mondo, contento della sua roulotte. Era fiero delle sue origini contadine,  attento ai ritmi della terra e delle stagioni. Lo ricordiamo autista competente e spericolato, nonché fumatore instancabile: un sacerdote ricco di umanità. Ricordo che voleva riedificare la storica chiesa del Pra, completandola con una foresteria. Aveva ritrovato  antiche mappe, grazie a un ministro di culto luterano tedesco. 

Pochi sanno infatti che moltissimi anni fa, proprio al Pra, sorgeva una chiesa cattolica dedicata a Santa Maria Maddalena, detta Santa Maria Pro Montibus.

Accadeva assai prima che in centro al paese venisse edificata l'attuale Chiesa consacrata a S. Maria Assunta. In quell'epoca, la chiesa del Pra era al centro di varie attività: in sagrestia si riunivano le autorità per stabilire l'ammontare del dazio da chiedere quando gli armenti transitavano dalla Francia in occasione della transumanza. In estate, la domenica, Don Dino celebrava puntuale le funzioni in quella località suggestiva, in passato cuore pulsante della comunità. 

La sofferenza gli ha impedito di concretizzare quel progetto, scagliandolo lontano dal suo nido d'aquila tra i monti e costringendolo a vagare per anni negli ospedali.   Vogliamo esprimergli  tutto il nostro affetto e la nostra riconoscenza. Grazie, Don, per le innumerevoli attività promosse con slancio. Per le belle proiezioni cinematografiche che hanno rallegrato gli spettatori di ogni età.

Grazie per il cineforum che invitava a riflettere. Per le allegre gare gastronomiche, per le gare di lavoro a maglia, per lo sky lift, per il bollettino coloratissimo e per tante serate trascorse serenamente in compagnia davanti alla tavola imbandita. 

Grazie perché hai ridato voce alle campane che rallegrano la vallata con il loro richiamo armonioso.

Grazie perché hai studiato con amore la storia delle popolazioni montane e hai restaurato brillantemente la Chiesa di Santa Maria Assunta e la casa parrocchiale. Grazie per il bellissimo presepio scolpito in legno a grandezza naturale che ha reso poetiche tante festività. Grazie perché hai adottato innumerevoli quattro zampe dando loro una casa.

Grazie perché hai valorizzato con amore la parrocchia dal punto di vista artistico, culturale, storico, rendendola comoda, calda e accogliente pur mantenendo intatto lo stile originario.

Grazie perché, quando la salma di un escursionista deceduto tra le alte cime non trovava accoglienza, è stato sistemato prontamente nella tua chiesa, anche se apparteneva a una religione differente.

Grazie per la pronta accoglienza offerta regolarmente agli Scout.

Impossibile dimenticare la grande voliera; i molti cani e gatti che popolavano allegri la cucina fragrante di aromi, tra cui i cagnoni del Rifugio di Cavour; le allegre cucciolate di Dinka; il pastore tedesco "congedato" dall'esercito e adottato in parrocchia.

Quattro zampe e pennuti travolti da un destino difficile e dall'oblio dei troppi che non andarono oltre le parole quando la malattia ti strappò alla montagna.  Restano scolpite nella nostra memoria: il sorriso accogliente dei genitori di cui ti sei preso cura, sempre accanto a te; l'acqua freschissima del pozzo, dove mettevi a mollo le mele;  le gioiose competizioni che hanno coinvolto intere generazioni di donne e bambini; la minestra cotta nel forno; le mini Olimpiadi che sono state la felicità di numerose famiglie e le feste degli innamorati di Bobbio.

I bei paramenti sacri di cui andava fiero. Il grande orto e le api. Speriamo che i sogni rimasti in sospeso (il museo, la valorizzazione del cimitero dei parroci sepolti nei secoli andati, ecc) vadano a compimento. 

Ultimamente, una malattia crudele e una serie di ingiustizie hanno amareggiato le tue giornate, spesso cariche di rimpianti. Nemico giurato di burocrazia, gerarchie di qualunque tipo e cattiva sanità, hai sofferto troppo. Nella bella casa al Viravot di Frossasco, avevi nostalgia delle tue vette e ti rattristavi perché non potevi più zappare l'orto. L'affetto del micio Pippi (che ti aveva seguito fedele da Bobbio  a Prarostino poi a Frossasco) e il sorriso dei bimbi ti hanno donato sprazzi di gioia.

Ora, il Signore delle cime ti avvolge nel suo abbraccio e sei al sicuro. Ma qui ci mancherai tanto. "Ecco, vengono i giorni- dice il Signore- in cui l’aratore s’incontrerà con il mietitore e chi pigia l’uva con chi getta il seme; quando i monti stilleranno mosto e tutti i colli si scioglieranno. Io libererò dall’esilio il mio popolo, Israele; essi ricostruiranno le città desolate e le abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno i frutti. Io li pianterò nella loro terra e non saranno mai più sradicati dalla terra che io ho dato loro», dice il Signore, il tuo Dio-. (Isaia 5,13)

Edi Morini

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