Due appuntamenti dedicati all’”emblematica relazione tra uomini e montagne” come la definisce Luca Rota nel suo libro “Il Miracolo delle Dighe” (Fusta Editore): venerdì 21 luglio alle ore 18 presso la Centrale Idroelettrica di Maen e sabato 22 luglio alle ore 10 presso la Diga del Goillet (entrambe nel comune di Valtournenche, in Valle d’Aosta) si svolgerà un viaggio affascinante alla scoperta dei paesaggi idroelettrici nelle valli alpine.
Questo interessante cammino sarà condotto proprio dallo scrittore Luca Rota, insieme a Luciano Bolzoni, studioso, scrittore e Vice Presidente di Alpes, Roberto Mantovani, giornalista professionista e storico dell'alpinismo europeo ed extraeuropeo ed il musicista Francesco Garolfi. I partecipanti verranno coinvolti in una conversazione itinerante tra letteratura, storia e musica.
Luca Bolzoni
Il giorno successivo, sabato 22 luglio alle ore 10, presso la Diga del Goillet si presenterà “Il Miracolo delle Dighe” di Luca Rota. Il libro verrà narrato dall’autore nel corso di una camminata insieme a Roberto Mantovani da Plan Maison verso la diga, che suscita ammirazione e fascino, come molte altre dighe dell’arco alpino.
PROGRAMMAZIONE
Ore 10:00 ritrovo alla stazione di partenza degli impianti di risalita di Breuil Cervinia e salita a Plain Maison
Ore 10:30 ritrovo alla stazione di arrivo di Plan Maison (per i partecipanti che desiderassero salire a piedi)
Sconto 30% sugli impianti di risalita, pranzo al sacco a carico dei participanti.
Prenotazione obbligatoria e pagamento di un contributo di 5,00 euro. (Il numero dei partecipanti è limitato). Info e prenotazioni: prenotazioni@<wbr></wbr>alpesorg.com e 333 77 21 764
Entrambi gli eventi sono accreditati dall'Ordine degli Architetti PPC della Valle d'Aosta, previa iscrizione obbligatoria a prenotazioni@alpesorq.com (indicando: cognome, nome, OAPPC di appartenenza, codice fiscale)
IL LIBRO “IL MIRACOLO DELLE DIGHE”
Il libro narra di un viaggio affascinante dal punto di vista autobiografico ed emozionale: un itinerario che segue le vallate alpine alla scoperta delle possenti dighe che sono state costruite dalla fine dell’Ottocento ad oggi.
Paesaggi idroelettrici caratterizzati da questi capolavori ingegneristici che, nonostante il loro impatto ambientale, che è oggetto di dibattito, destano ammirazione, al punto che molti dei maggiori sbarramenti idroelettrici alpini sono diventati mete turistiche consolidate, con migliaia di visitatori all’anno.
L’autore tratta della particolare relazione culturale che hanno saputo intessere con i territori montani persino evocando suggestioni artistiche e filosofiche, di come abbiano contribuito a un’umanizzazione tutto sommato positiva delle alte quote e di come oggi la loro presenza ci interroghi inesorabilmente sul futuro delle montagne e del nostro rapporto con l’ambiente naturale.
Luca Rota
"Il miracolo delle dighe, parla di dighe ma anche no, per come in realtà racconta molte altre cose, e non parla nemmeno di energia idroelettrica in senso ‘politico’ cioè a favore o contro, nonostante varie pagine dissertino anche su questo aspetto soprattutto in chiave presente e futura. E nonostante, a ben vedere, sia (voglia essere) un atto politico anche la narrazione dei paesaggi alpini nei quali da una vita vagabondo trovandomi spesso di fronte quegli enormi muraglioni di calcestruzzo dei quali infine ho scritto, a mio modo, nel libro: perché la nostra relazione con i territori coi quali interagiamo, da abitanti stanziali o da visitatori occasionali, e dunque la partecipazione all’elaborazione dei loro paesaggi – che i giganteschi muri delle dighe rendono così evidente – se ci pensate è politica. È la relazione con il mondo nel quale viviamo e che trasformiamo, che sfruttiamo o che tuteliamo, è appropriazione identitaria culturale, è inscrizione sul territorio come sulle pagine d’un libro della nostra storia, attraverso i segni che vi lasciamo tra i quali la diga è uno dei più ciclopici e più emblematici, per le tante antinomie in essa rapprese.
Già, perché un enorme, rude e per alcuni inquietante (se non spaventoso, ma invece per altri affascinante) muro di cemento piazzato tra i fianchi delle montagne che si tiene dietro una gran massa d’acqua come fosse un lacustre sospiro vitale arieggiante il paesaggio trattenuto dalla diga lassù tra i monti, è capace di raccontare una storia della nostra conquista e della conseguente relazione tra noi e le alte quote montane assolutamente impensabile e altrettanto originale. Una storia che ho cercato di trascrivere in un libro che è (anche) un diario di viaggio abbastanza autobiografico, una guida breve e appassionata ad alcuni dei più suggestivi paesaggi delle Alpi, un quaderno di appunti sulla bellezza delle montagne, una serie di buoni motivi per i quali riflettere su cose che altrimenti, forse, non ci verrebbe di meditare… e altre cose ancora.” (Luca Rota)
Il volume si pregia della prefazione di Elvis Del Tedesco, fondatore e amministratore del sito web progettodighe.it, principale punto di riferimento degli studiosi e appassionati di impianti idroelettrici italiani.
Nel libro ci sono alcuni paragrafi dedicati a due importanti impianti piemontesi: le dighe della Valle Gesso di Entracque (Piastra-Rovina-Chiotas) e del Lago di Pontechianale, entrambe parecchio emblematiche riguardo i temi del volume.
Viene anche ricordata una delle grandi catastrofi italiane provocata da una diga in Piemonte: il disastro di Molare o del Lago di Ortiglieto, creato dall’omonima diga principale e da quella secondaria di Sella Zerbino in provincia di Alessandria, un evento ben poco ricordato e conosciuto ai più. Il 13 agosto del 1935, dopo giorni di piogge straordinariamente intense il cedimento della diga secondaria originò un fronte d’acqua fangosa largo due chilometri e alto venti metri, della portata di oltre 30 milioni di metri cubi, che spazzò la valle dell’Orba per un lungo tratto provocando 111 morti.
Roberto Mantovani