Chez Nous - 13 luglio 2023, 08:00

Scorie politico-giudiziarie

Martedì è andato in scena un altro atto delle vicende giudiziarie valdostane

Scorie politico-giudiziarie

Presso il tribunale di Torino si è svolto il processo d’appello nei confronti degli 8 accusati a vario titolo di falso in bilancio e truffa aggravata per la vicenda finanziamento casino, sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste. Tra gli assolti c’è anche Luca Frigerio, per tanti anni amministratore unico del casino di Saint-Vincent e fautore dei lavori di ristrutturazione per il rilancio del casino e dell’hotel Billia.

Frigerio era stato condannato in primo grado ad Aosta a 4 anni di reclusione e 120 milioni di confisca più 120 milioni di danni nei confronti della Regione dal collegio giudicante, gli altri invece erano stati tutti assolti dal GIP, si trattava chiaramente di un’anomalia che è stata ora sanata.

Queste assoluzioni sono le ultime di una serie infinita di archiviazioni, non luoghi a procedere e assoluzioni definitive relative a indagini e vicende di ogni ordine (penale, amministrativo e contabile) che nell’ultimo decennio hanno interessato la Valle d’Aosta.

Il comune denominatore di queste indagini che hanno coinvolto politici, amministratori locali, manager pubblici e privati, persone in vista e addirittura figure apicali del tribunale stesso (in Valle d’Aosta è stato arrestato il procuratore capo poi assolto) è quello che praticamente nella totalità dei casi nessuna di queste indagini ha portato ad una condanna definitiva o ad un provvedimento di alcun tipo nei confronti delle persone coinvolte e maggiormente in vista nella nostra comunità.

Quello che fa specie poi e che sta facendo ragionare molte persone è che si tratta di un numero elevatissimo di iniziative investigative, in ogni campo, se rapportate alle dimensioni della nostra Valle, non si riesce nemmeno più a ricordarle tutte ma sono decine e come detto praticamente tutte finite in nulla.

Queste situazioni hanno portato gravi danni umani, economici, lavorativi e politici alle persone coinvolte, le quali non possono ora che cercare di andare avanti. Ci sono poi casi clamorosi come quello dei consiglieri regionali che hanno visto per anni sequestrati i loro beni prima di riaverli indietro. Altri che hanno per sempre visto rovinate le loro carriere. Qualcuno ora a riguardo dei casi più emblematici vuole chiedere conto di quanto successo, come Marco Sorbara o come Frigerio che ha già annunciato, una volta lette le motivazioni della sentenza, di essere intenzionato a chiedere i danni per quanto patito. Sono ingiustizie che una società moderna non dovrebbe permettere.

Quando si parla di giustizia bisogna farlo con attenzione e tatto, si tratta di meccanismi complessi e difficili e anche i magistrati possono sbagliare essendo esseri umani. Bisogna anche mantenere rispetto per quelle che sono le Istituzioni in senso lato, il senso dello Stato non deve mancare e quindi anche il rispetto per chi esercita la giustizia.

Però è anche vero che i magistrati e tutti i funzionari che supportano queste attività lo fanno “in nome del popolo italiano”, quindi il loro operato non è avulso dal contesto sociale dove operano, le persone hanno diritto di sapere e, se il caso, di farsi un’idea e valutare. Questo per un motivo molto semplice ma fondante della vita democratica di una Regione intera, e cioè, la libera scelta degli amministratori e dei politici da parte del popolo, senza condizionamenti.

In questi anni l’assetto politico, amministrativo e in qualche modo anche sociale della nostra Regione è stato stravolto da svariate indagini (certamente legittime) che però non hanno registrato un solo successo, sempre nel rispetto delle funzioni non si può però  notare come sia una debacle totale, senza dimenticare poi soldi spesi, le risorse umane e tecniche impiegate ed anche i danni prodotti a persone, aziende, partiti politici e strutture pubbliche.

Il perché sia successo è difficile da dire, magari sfortuna, oppure difficoltà ad operare, ma se il senso delle attività di controllo e prevenzione operate degli organi deputati a farlo è quello di preservare la democrazia, le persone e lo Stato in Valle d’Aosta sembra sia avvenuto il contrario. Il braccio di ferro tra politica e ingerenza della giustizia (e viceversa) in Italia è più vivo che mai e da tangentopoli ad ora non è che ha portato grandi miglioramenti.

In valle d’Aosta sembra addirittura sia andata anche peggio, la classe politica è stata rottamata ed è implosa, non portando alcun vantaggio alla popolazione che si è trovata a dover scegliere non tra i politici che riteneva i migliori, ma tra quelli non coinvolti in vicende giudiziarie poi finite in nulla. Se anche qualcuno avesse pensato di far piazza pulita e modificare in meglio gli assesti politici regionali è evidente che ha fallito nel suo intento, basta guardare alle vicende del Consiglio regionale.

Certamente poi organi di controllo di livello superiore come la Cassazione, la Corte Costituzionale ed anche il Tribunale di appello di Torino hanno ristabilito la verità ma non possono in alcun modo ricostruire vite perse e nemmeno ristabilire gli equilibri politici e sociali ormai anch’essi persi.

La vicenda casino ha messo in luce un elemento chiaro e cioè un’intromissione nelle discrezionalità politiche e gestionali da parte della giustizia nei confronti di chi è preposto a farlo sia dalla Costituzione sia dalle leggi vigenti. Questo fatto è stato certificato dalla Corte Costituzionale che ha sentenziato come la Corte dei Conti non potesse giudicare scelte politiche come quelle messe in atto dal Consiglio regionale.

Anche lo stesso Presidente del Tribunale di Aosta Eugenio Gramola aveva individuato un danno alla Regione nella sentenza Frigerio (annullata martedì in appello) e tra le altre cose riteneva che l’imputato non meritava le attenuanti perché erano stati sottratti soldi a finalità ben prioritarie come sanità, trasporti, ecc., ma è evidente che non spetta ad un giudice valutare gli indirizzi politici o cosa sia più importante, spetta a chi elegge i suoi rappresentanti, cioè al popolo.

Sempre in questo contesto è ancora illuminante rilevare quanto dichiarò il Tenente Colonnello Pierluigi Cananzi quando nel 2019 si congedò dal suo incarico in Valle d’Aosta, ringraziò il procuratore Paolo Fortuna e i sostituti procuratori tra i quali Eugenia Menichetti, il pm che ha gestito l’inchiesta sul Casino e Roberto Rizzi che sempre sul casino portò avanti l’indagine contabile, affermando che il lavoro della Finanza aveva cambiato in quegli anni la Valle d’Aosta e che si trattava di qualcosa di cui i valdostani avevano urgente bisogno  “restituendo ai cittadini la consapevolezza della reale situazione economico-finanziaria della loro Regione e degli errori di molti anni”.

Anche in questo caso è evidente come ci sia stato un debordamento delle prerogative istituzionali, non spettava di certo al Tenente Colonnello far luce sugli errori della gestione della Regione e della sua situazione finanziaria, questo spetta al popolo che elegge i suoi amministratori, al contrario alla GdF spetta il compito di vigilare sul rispetto delle leggi, sui reati commessi dai cittadini e sul fatto che gli stessi paghino le tasse.

Guardando ora a distanza di qualche anno quanto successo è evidente, e non ce ne voglia male nessuno, che alcuna delle teorie investigative che avrebbero dovuto aprire gli occhi ai valdostani ha avuto esito positivo, si sono solo spesi dei soldi pubblici e si è fatto del male a persone perbene, anche perché il tempo ha dimostrato l’esatto contrario, a riguardo per esempio dell’azienda casino, aveva ragione chi decise di investire nelle strutture per non doverlo chiudere e anche chi aveva voluto sostenerlo finanziariamente, al contrario si sarebbe creato un danno gigantesco alle casse regionali, un danno sociale immane ed anche un danno al comparto turisitico incalcolabile.

Il tempo (quasi) sempre è galantuomo ma ai valdostani ora spetta il compito di liberarsi delle scorie del passato e costruire un futuro sulle ceneri di una diatriba che non ha portato a nulla.

piero.minuzzo@gmail.com

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