ECONOMIA - 17 maggio 2023, 18:06

La Valle d’Aosta in crescita economica

Nel 2022 il Prodotto interno lordo della Regione è cresciuto del 3,85%

Da sn: Luigi Bertschy, Renzo Testolin e Roberto Sapia pres. Chambre

Da sn: Luigi Bertschy, Renzo Testolin e Roberto Sapia pres. Chambre

"I dati confermano la crescita dell'economia valdostana iniziata già nella seconda metà del 2021". Lo dice il presidente della Chambre Valdôtaine, Roberto Sapia in apertura della presentazione dei risultati del questionario sottoposto dalla Camera di commercio valdostana alle imprese della regione per fotografarne lo stato di salute, che si è svolta questo pomeriggio a Palazzo regionale ad Aosta. 

Nel 2022 il Prodotto interno lordo della Regione "è cresciuto del 3,85%", spiega Sapia, e anche "i dati riferiti dai nostri inprenditori ci parlano di un'economia valdostana che è migliore di quella che gli stessi imprenditori avevano previsto l'anno scorso". A fare da traino è il settore dei servizi, in cui svolgono un ruolo importante le attività turistiche e commerciali, seguite dai settori dell'informazione e della comunicazione e da quello delle assicurazioni e delle banche. Se da una parte la transizione ecologica e la digitalizzazione, che oggi rientra tra le priorità delle imprese valdostane, rappresentano una delle sfide "à la une" per una nuova crescita del mondo imprenditoriale della regione, dall'altra, a fare da contraltare, ci sono l'invecchiamento della popolazione e l'abbandono scolastico che si ripercuotono sulla produttività e sulla difficoltà nel reperire il personale.

"Le difficoltà nel reperimento di capitale umano è l'elemento di maggior preoccupazione- spiega il presidente della Chambre-. L'età media dei lavoratori valdostani supera i 46 anni e l'abbandono scolastico ha raggiunto il 14% dell'intera popolazione scolastica. Le innegabili difficoltà delle nostre imprese legate al reclutamento del personale sono la testimonianza di come sia fondamentale rafforzare la crescita in atto e aumentare l'atrattività per le nostre giovani generazioni".

E aggiunge: "La popolazione di lavoratori è vecchia e con fatica tiene il passo della digitalizzazione. Abbiamo necessità di un rinnovamento e di linfa fresca". Per Sapia, si tratta di un "percorso complesso e reso ancora più complicato dalla conformazione geografica del nostro territorio, dall'assetto delle nostre imprese spesso mono addetto o inferiori ai 10 addetti e con una scarsa propensione all'internazionalizzazione".

Per il vice presidente della Giunta, Luigi Bertschy, che ha commentato  il sondaggio della Chambre Valdôtaine che fotografa lo stato di salute del sistema economico valdostano "siamo un grande laboratorio di lavoro e di sviluppo" perché "in Valle d'Aosta non esiste un solo settore ma sono tutti importanti e abbiamo bisogno di imprenditori che sappiano raccogliere le sfide portando del valore al territorio".

"La prima sfida è investire sul capitale umano", afferma Bertschy, spiegando che ieri sono state aperte le domande per gli incentivi alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro e in una giornata sono già stati esauriti i 3 milioni di euro disponibili. Per l'assessore, la Chambre "deve sempre di più avere un ruolo cerniera" tra il governo regionale e gli imprenditori valdostani che rappresenta. E ricorda l'approvazione della legge sull'imprenditoria femminile e giovanile e sulla zona franca per la ricerca. Quest'ultima "sarà il primo innesto- conclude- per dire che in Valle d'Aosta si fa tanta ricerca da sempre e possiamo farla diventare strategica per lo sviluppo delle nostre imprese".

Più in generale in Valle d'Aosta, si rileva una "bassa propensione" delle imprese alla stabilizzazione dei contratti. Il dato emerge dai risultati del sondaggio sullo stato di salute delle imprese valdostane realizzato dalla Chambre Valdôtaine e illustrati questo pomeriggio a Palazzo regionale ad Aosta da Maria Angela Buffa del Centro studi della Camera di commercio valdostana.

Al questionario hanno risposto 2.364 imprese, vale a dire il 21,5% di quelle attive nella regione alpina. Di queste, il 46,4% non prevede di trasformare i contratti a tempo determinato o stagionali in contratti a tempo indeterminato, il 7,6% intende farlo, mentre l'8,2% lo farebbe solo in caso di misure di sostegno dedicate. Il restante 37,7% invece non ha dipendenti o non ne ha assunti con contratti a tempo determinato o stagionali. I settori con una maggiore propensione alla stabilizzazione dei contratti sono quelli dei trasporti (18,3%), del turismo (9,7%) e dei servizi alle imprese (8,3%); quelli con una minore propensione sono l'agricoltura (1,7%) e il commercio (5,5%). Quanto alle nuove assunzioni, il turismo è il settore in cui il personale aumenta di più e che prevede maggiori aumenti di organico.

Da segnalare è anche l'aumento del fatturato nel 2022 rispetto al 2021 per il 41,5% delle imprese che hanno risposto al sondaggio. Per il 20,8% il fatturato si è ridotto, mentre per il 37,7% è rimasto invariato. (fonte Dire)

red.eco.

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