“La Valle d’Aosta, nella sua specifica peculiarità di Regione a Statuto speciale vigili, anche al suo interno, non essendo lievi, né sporadiche, le disfunzioni che generano preoccupazione in fasce sempre più ampie di cittadini sempre meno abbienti, non solo in questo specifico ambito sanitario, ma nell’intero servizio pubblico a tutela della salute, bene primario del singolo e della collettività, costituzionalmente garantito ma da rendere effettivo nella pratica quotidiana della democrazia. In merito, la nostra Valle sta andando avanti o indietro?” Considerazioni e domanda è di Maria gRazia Vacchina segretaria di Cittadinanzattiva VdA.
L’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE-Italia), Medicina Democratica, Cittadinanzattiva, l’Associazione Slow Medicine e l’Associazione dei Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI) hanno infatti promosso una presa di posizione pubblica sulla paventata ipotesi di regionalismo differenziato. Attualmente il decreto legge Autonomia, di Roberto Calderoli, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie nel governo Meloni, mira a rendere operativa questa possibilità.
“Nel documento – si legge in una nota - vengono messe in luce tutte le criticità che comporterebbero ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia delle regioni, riguardanti ben 24 materie che sono state riconosciute di potestà legislativa concorrente con lo Stato, tra le quali spiccano la tutela e sicurezza sul lavoro, l’istruzione, la produzione il trasporto e la distribuzione dell’energia, la tutela della salute e il governo del territorio”.
In particolare, viene sottolineata “la mancata omogeneità di intervento sui determinanti ambientali di salute porterebbe all’esasperazione del divario economico tra regioni, compromettendo, in quelle a minor reddito, la prevenzione primaria nello sviluppo di patologie ambiente correlate, con l’inevitabile ripercussione di una maggiore incidenza di tali malattie”.