Il 2022 è stato un anno piuttosto impegnativo, segnato dal susseguirsi di molteplici eventi quali: il Covid-19, i conflitti internazionali, l’inflazione e le sue conseguenze economiche, un’emergenza climatica sempre più urgente.
Quali sono le previsioni e le aspettative per il 2023?
A questa domanda risponde l’annuale sondaggio internazionale di Ipsos, che quest’anno ha coinvolto oltre 24.000 persone in 36 Paesi del mondo, compresa l’Italia.
Secondo quanto emerso dal sondaggio, circa la metà degli intervistati a livello internazionale mostra una visione significativamente più pessimistica di ciò che porterà il prossimo anno. Gran parte di questa negatività riguarda la situazione economica, ma si estende oltre l’economia per includere disastri legati al clima oppure all’uso di armi nucleari.
Tuttavia, nonostante le incertezze future, il 65% degli intervistati a livello internazionale si aspetta che il 2023 sia un anno migliore rispetto al 2022, quota che si abbassa al 54% in Italia. L’ottimismo per il prossimo anno è diminuito in modo significativo (di oltre 10 punti percentuali) in 24 dei 32 Paesi presi in considerazione quest’anno e l’anno scorso, con cali particolarmente consistenti in Svezia (-26 punti), Italia, Danimarca e Corea del Sud (tutti in calo di 19 punti) e Giappone (-18 punti). Solo in Brasile l’ottimismo è aumentato, e anche in questo caso solo marginalmente (dall’82% all’85%).
Inoltre, in linea con la media internazionale (74%), come nella maggior parte degli anni, il 77% degli italiani intende perseguire una lista di buoni propositi per sé stessi o per gli altri. Quota che aumenta al 91% in Perù, al 90% in Colombia e Messico e all’89% in Cina. Invece, i Paesi Bassi (45%), il Giappone (41%) e la Svezia (35%) sono gli unici Paesi in cui una meno della metà si prefigge buoni propositi per il 2023.
Per quanto riguarda, dunque, l’economia globale del 2023 si registra, in generale, molto più pessimismo rispetto allo scorso anno. In media, soltanto il 46% ritiene che l’economia globale sarà più forte nel 2023, rispetto al 61% del 2021 e al 54% del 2020.





