L’arrivo del 2023 si porta dietro due stangate per le tasche degli automobilisti. Il governo Meloni ha infatti deciso di non prorogare per l’anno nuovo né il taglio delle accise sui carburanti né il blocco all’aumento delle tariffe autostradali, andando così a battere cassa sulla cittadinanza già vessata dagli aumenti causati dall’inflazione. I rincari sono scattati a partire dal primo gennaio e, per le autostrade, aumenteranno ancora a luglio 2023.
Ci aveva avvertiti la presidente quando disse 'la pacchia è finita'.
Per la precisione, prima di cancellare definitivamente il taglio delle accise, il governo Meloni lo ha ridotto di 12 centesimi a inizio dicembre 2022, per poi evitare di inserire nella manovra finanziaria una proroga che garantisse ai cittadini un po’ di respiro e mantenere lo sconto anche per l’anno successivo. Così, a partire dal primo gennaio 2023 i prezzi di tutti i carburanti hanno subito un aumento generalizzato pari a 18 centesimi al litro.
Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore, questa scelta del governo causerà un aumento di circa 9,5 euro in più ogni pieno, per un aumento complessivo su base annua di circa 220 euro. Non certo un bel regalo per gli italiani, dal momento in cui il prezzo del petrolio è ormai tornato ai livelli precedenti all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha innescato la crisi energetica, pari a circa 80 euro al barile.
Perché il governo Meloni non interviene sulle accise?
Ci aspettiamo un’urgente convocazione da parte del governo, come promesso dal ministro Gilberto Pichetto Fratin: in ballo c’è il futuro della mobilità del Paese, della logistica e delle persone, oltre quello di 250 mila addetti nelle stazioni di servizio, nella raffinazione e nell’indotto del settore.





