Il rosso e il nero - 10 dicembre 2022, 08:00

LA PENSIONE DELLE DONNE

Una storia fatta di speranze, ma anche di moltissime delusioni

LA PENSIONE DELLE DONNE

"L'angelo del focolare", " l'altra metà del cielo". È la retorica vecchia, stantia e ipocrita che ha definito nel tempo il ruolo delle donne. Ma è proprio anche qui che si annida quella "malinconia" sociale di cui parla il rapporto del CENSIS.

A fine anno si concentrano di solito i discorsi sulle pensioni ed è in questa circostanza che vorrei tentare di narrare una breve storia delle pensioni al femminile.

Una storia fatta di speranze, ma anche di moltissime delusioni. La storia delle pensioni inizia nel lontano 1898, prima erano solo facoltative, ma diventano obbligatorie nel 1919, all'indomani del primo conflitto mondiale.

Nel 1939 viene fissata l'età delle donne per la pensione di vecchiaia a 55 anni e solo molto tempo dopo anche per le donne vedove fu riconosciuta la pensione di reversibilità. Ma è nel 1968 che avviene la rivoluzione. Mentre prima, infatti, la liquidazione delle pensioni avveniva col sistema contributivo (cioè in base ai contributi versati), a partire da quella data si introdusse il sistema retributivo (cioè la pensione calcolata sulla base delle retribuzioni percepite).

Gli anni successivi videro un' altalena di modifiche del sistema previdenziale anche sulla base delle condizioni socio-economiche del Paese.

Ne indico, per sintesi, le vicende più interessanti. Il 1973 fu l'anno delle baby pensioni. Per le lavoratrici della Pubblica Amministrazione, se sposate e con figli, fu prevista, per un certo periodo, la possibilità di andare in pensione con soli 14 anni, sei mesi e un giorno di contributi, per le altre era necessario avere almeno 20 anni di contribuzione.

Per le dipendenti private era richiesto un minimo di 25 anni di contributi e tutte a prescindere dall' età. Nel 1992 l' età pensionabile delle donne sale da 55 a 60 anni con un minimo di contributi che sale da 15 a 20 anni. Intanto nel 1996 si torna al sistema di calcolo (in parte) anche contributivo, ma nel   2007 l' età pensionabile di vecchiaia per le donne aumentò gradualmente fino a 65 anni, per arrivare con la riforma Fornero a 67 anni come per gli uomini.

Oggi per le donne si prospettano due possibilità per anticipare l'andata in pensione: 1)  l' ape sociale, cioè  63 anni di età e 30 di contributi; 2) la opzione donna, che richiede 58 o 59 anni di età, a seconda che siano dipendenti o autonome, e 35 anni di contributi. Per concludere, siamo passati dalla donna "angelo del focolare" alla donna semplice "opzione".  

Romano Dell'Aquila

Ti potrebbero interessare anche:

SU