“Senza la ceramica non esisterebbe il Modernismo” Ildefonso Falcones
Barcellona torna al centro del romanzo“Il pittore di anime”di Ildefonso Falcones, una città che venne raccontata anche nel best-seller ambientato nel XIV e XV secolo “La Cattedrale del mare”. “Il pittore di anime” è un romanzo ricco di ambientazioni alquanto suggestive. La trama si snoda in un periodo storico caratterizzato da turbamenti sociali che travolsero le classi disagiate in contrapposizione con l’alta borghesia che costruì grandi edifici di straordinaria bellezza. L’epoca trattata si aggira intorno al 1901, un momento particolare nel quale esplose il Modernismo, ossia una rivoluzione artistica che avvenne attraverso un innovato impianto compositivo, che si sviluppò in seguito all’abbattimento delle mura medievali nel 1854.
La storia si dipana a Barcellona attraverso l’introduzione di svariati personaggi tra i quali spiccano in primo piano Dalmau ed Emma, due personalità piuttosto combattive. Dalmau è il pittore di anime, un ragazzo di talento che disegna, dipinge ed è ceramista assistente di don Manuel che possiede un’azienda di ceramiche, lavorando oltretutto con gli architetti del Modernismo. Don Manuel, riconoscendo le abili doti del giovane artista, è solito a gratificarlo dicendogli: “Meraviglioso” “Fantastico.” “Una vera opera d’arte.” Ritratto dopo ritratto, i complimenti si moltiplicavano sulla bocca di don Manuel. “Faremo una mostra: la tua prima personale”.
Emma è la fidanzata di Dalmau, una figura femminile molto forte, una rivoluzionaria che difende i diritti dei lavoratori che vivono in condizioni drammatiche e non protette: “Un’anarchica che incita a scioperare e fa a botte con i soldati, cioè con l’autorità. Quindi è una rivoluzionaria che vuole rovinare…” “E’ mia sorella”, lo interruppe Dalmau.”
Dalmau vive con la madre Josefa, una sarta affaccendata a compiere incessantemente il suo mestiere e con la sorella Montserrat. Ella possiede idee rivoluzionarie al pari del fratello Tomàs e del padre, che era un anarchico condannato dalle autorità e deceduto a causa delle torture subite.
La trama si svolge in un continuo susseguirsi di tensioni sociali tra la miseria dei ceti più deboli e il benessere delle classi agiate. Il racconto è accattivante, straziante e intenso, nonché corposo. Per gli argomenti trattati mi ricorda il celebre libro “I miserabili” di Victor Hugo pubblicato nel 1862 e ambientato in un arco temporale che va dal 1815 al 1832. Anch’esso, come si desume dal titolo, racconta vicende atroci, ponendo una particolare attenzione nei confronti delle persone cadute in miseria.