La versione del Senatore Ernest Page sulla creazione della Casa da gioco di Saint Vincent integra il memoriale firmato da Renato Caveri. La narrazione prosegue con la carrellata dei costruttori dell’Autonomia – Les Bâtisseurs – con i primi protagonisti citati uno ad uno insieme ad un breve profilo esplicativo.
Tra di Essi, i fondatori della Académie de Saint-Anselme in data 29 marzo 1855 seguiti da Albert Deffeyes, Maxime Durand, Lin Colliard e da tante altre personalità che appariranno nelle prossime puntate fino al Prof. Dino Vierin ed al tema davvero cruciale ed urgente della “demanialità” delle acque valdostane, compreso il destino della CVA sul quale tra l’altro è intervenuto in data 20 ottobre u.s. il Senatore Albert Lanièce durante il dibattito sulle comunicazioni del Presidente Draghi alla vigilia degli incontri di Bruxelles.
AFFAIRE CASINO’: LA VERSIONE DEL SENATORE PAGE
Sulla creazione della Casa da gioco a Saint-Vincent è bene ricordare anche la versione del Sen. Ernest Page pubblicata il 12 aprile 1963 in un opuscolo intitolato “Pour l’Autonomie de la Vallée d’Aoste” stampato presso l’Imprimerie Marguerettaz di Via De Tillier n. 3, in Aosta. In sintesi (traduco dal francese): ….il Cav. Elia Page viene nominato sindaco di Saint-Vincent nel 1921. Il Comune era carico di debiti per via di lavori urgenti di riparazione al ruscello della montagna. Nel mese di giugno del 1921 il Sindaco riceve l’Avv. La Pegna, l’Ing. Bortolotti ed il Signor Spisni che gli chiedono una autorizzazione ad aprire un Casinò durante i mesi di luglio, agosto e settembre malgrado il divieto previsto dagli articoli 718-723 del Codice Penale.
Il Sindaco si rivolge al Sottoprefetto di Aosta che si stupisce della richiesta. Malgrado ciò, la roulette gira durante i tre mesi estivi ed i titolari del Casinò pagano i debiti del Comune. Nel 1945 Elia Page viene di nuovo nominato Sindaco ed invia una domanda per aprire il Casinò al Ministro dell’interno Romita in data 6 novembre 1945 senza ottenere soluzione. (“Elle n’a pas eu de solution”).
Il 27 gennaio del 1946 il Sindaco Page rivolge la stessa istanza pro-roulet al Presidente del Consiglio Regionale Federico Chabod. Costui pubblicò il tre aprile del 1946 un decreto di autorizzazione per il gioco a Saint-Vincent della durata di 20 anni. Dal 1947 la Casa da Gioco ha funzionato e circa ¾ circa delle entrate del Casinò vengono versati nella casse della Vallée.
Questa versione di Ernest Page non contraddice la “memoria” di Renato Caveri e la sua ricostruzione che, anzi, conferma l’impegno profuso da Federico Chabod su mandato del Consiglio Regionale. Tuttavia, da ambedue le versioni si evince chiaramente l’avversità del Governo nazionale, e segnatamente del Ministro Romita, all’apertura di un Casinò in Valle d’Aosta. Bello l’incipit del Sen.
Page quando parla della creazione della Maison de jeu à Saint-Vincent: “Cette maison de jeu a son histoire. Comment a –t –elle été créée ? . Vous pourrez dire que ce n’est pas une institution conforme aux rigueurs de la loi ; mais elle est d’une grande utilité pour le pays. Écoutez le dicton : « Le bon Dieu est tout puissant et l’argent est son lieutenant » ” .
Com’è noto, Severino Caveri, subentrato al Prof. Chabod il 24 ottobre del 1946, si trovò alle prese con tutti gli avvenimenti relativi alla “Questione Valdostana”, all’apertura del Casinò, alle iniziative dell’U.V. ed alla redazione di un memoriale sottoscritto anche da Albert Deffeyes, vice presidente dell’U.V. , da inoltrare alle 21 Delegazioni dei Paesi partecipanti alla Conferenza di pace.
LES BÂTISSEURS
Sulla scia della Jeune Vallée d’Aoste, dell’U.V. , del manifesto di Chivasso, del sacrificio di Émile Chanoux, del cruciale periodo di lotta per ottenere una vera autonomia alcuni personaggi, oggi abbastanza dimenticati, si sono impegnati per dare un contenuto costruttivo alle esigenze di rinascita della Terra Valdostana: desidero pertanto ricordarLi perché sono stati “les bâtisseurs” impegnati a salvare l’identità culturale, storica e politica del popolo valdostano. Voglio citare tra gli altri che seguono questa narrazione, Edouard Bérard, Félix Orsières, Joseph Marie Trèves, Charles Bovard, Mons. Jourdain Vescovo di Aosta tra i fondatori dell’Académie de Saint Anselme il 29 marzo del 1855 con Georges Carrell, J. Antoine Gal, Emmanuel Fenoil, Frédéric Cavagnet, Louis Gerbore, Jacques Joseph Jans, Victor Lucat, Jean Baptiste Vacher, Edouard Crotti de Costigliole, Paul Antoine Farinet, Emmanuel Bich, Léonard Gerbore, Louis Lichtemberger, ecc. .
ALBERT DEFFEYES
Albert Deffeyes, nato ad Aosta il 25 gennaio del 1913 e morto giovanissimo il 22 marzo del 1953, frequentava non solo l’Imprimerie Catholique, ma anche la maison Fisanotti situata nella Ruelle des Cogneins all’interno del numero civico 81 di Via Croix de Ville in Aosta. Professore di lettere e filosofia, appassionato di montagna, Albert Deffeyes occupa una posizione particolare nella storia della Resistenza al fascismo e del dopoguerra, quando divenne prima preside della Scuola Magistrale di Aosta nel 1946 e subito dopo Sovrintendente agli Studi della Valle d’Aosta.
Durante la lotta di liberazione affiancò Émile Chanoux e la Jeune Vallée d’Aoste e nel 1945 partecipò alla fondazione dell’Union Valdôtaine. Severino Caveri lo definiva come il migliore discepolo di Émile Chanoux, ma a dire la verità la sua prematura scomparsa non gli permise di condurre fino in fondo quella testimonianza di fede autonomistica che aveva caratterizzato il suo impegno politico. “Albertino” Deffeyes prima come insegnante di “envergure” stimato e riconosciuto da tutti si impegnò a fondo sul tema dell’école valdôtaine cercando di recuperare quel tessuto culturale sotterrato dal regime, ma mai dimenticato dai particuliers Valdôtains fieri delle loro tradizioni linguistiche; successivamente, come Assessore al turismo (1949) nella Giunta Caveri si prodigò per favorire la rinascita del turismo di montagna e per sostenere l’economia rurale dei montagnards.
Nel 1953, all’inizio della primavera, la notizia della scomparsa del Prof. Albert Deffeyes rintronò in tutta la Valle con una éco straordinaria suscitando un grandissimo rimpianto per questo piccolo grande uomo che aveva saputo capire e difendere concretamente il popolo valdostano.
Tra le sue opere più significative, oltre ai numerosi articoli comparsi sull’Union Valdôtaine (negli anni 1945-1946 e, poi, fino al 1953) e sulle riviste scolastiche, voglio ricordare “Pages inédites dell’Abbé Amé Gorret” stampato dalla Tipografia Valdostana nel 1949, ed ancora, sempre in quell’anno, “L’ours de la montagne” e “Premiers guides de Valtournenche en 1850” (Imprimerie Valdôtaine) di cui esistono quattro copie del “fondo” Jean Fisanotti ceduto alla Biblioteca Regionale nel 1987.
MAXIME DURAND: UNA FIGURA EMINENTE
Maxime Durand (1885-1966) frequentava l’Imprimerie Catholique perché collaborava a diverse testate locali - come il Duché d’Aoste, il Corriere della Valle d’Aosta, l’Augusta Praetoria, le Flambeau ed i Bulletins de l’Académie de Saint-Anselme - che venivano stampate in Corso Padre Lorenzo.
Era abitudine, negli anni del dopoguerra fino alla fine degli anni ’80, frequentare le varie tipografie aostane per correggere direttamente in loco le bozze di stampa dei vari periodici e gli stessi articoli firmati dai diretti autori: così capitava di vedere tra le macchine stampatrici, chini su bozze fresche d’inchiostro, personaggi importanti come Joseph Bréan, Maxime Durand, appunto, e tanti altri di cui parlerò appresso tutti giustamente preoccupati di fare riscontri puntuali tra i loro scritti ed il risultato tipografico.
Maxime Durand era una personalità particolarmente colta; dopo gli studi al Collegio Principe di Napoli (che è l’attuale Convitto Nazionale di Viale Stazione di Aosta a fianco del vecchio Liceo Classico) entrò al Seminario Maggiore e fu ordinato sacerdote a soli 25 anni.
Il giovane prete faceva parte di quella corrente di pensiero militante conosciuta come Modernismo Cattolico e quindi non solo legò subito con Mons. Stevenin, ma divenne egli stesso canonico della Collegiata di Sant Orso (1942) e successivamente presidente della prestigiosa Académie de Saint-Anselme (1955) nella quale era stato nominato come membro a soli 42 anni nel 1927.
Maxime Durand era un oratore preparato e arricchito da profonde conoscenze culturali specie in campo storico: Lo ascoltai alcune volte (1964-1965) proprio durante alcune Sue prolusioni nelle stanze dell’Académie e debbo dire che sapeva svolgere commemorazioni, ricostruzioni storiche, discorsi su avvenimenti importanti per la vita della Vallée senza mai perdere la stella polare della difesa del particolarismo valdostano con un primo piano coerente e persino intransigente nella difesa della langue maternelle.
Maxime Durand è stato un gigante buono, una figura eminente della cultura valdostana, un testimone prezioso dell’impegno profuso dai Canonici di Sant’Orso prima e dopo la guerra per tutelare la minoranza etnico-linguistica della Vallée aggredita da un nazionalismo spesso privo di sensibilità verso le istanze autonomistiche della gente valdostana.
Difendendo e propugnando l’uso della lingua francese, il Canonico Maxime Durand proseguiva sul piano intellettuale quella lotta antica di emancipazione culturale della Valle d’Aosta che era anche l’impegno per la rinascita complessiva del popolo valdostano dopo la pesante “italianizzazione” della Valle d’Aosta imposta dal fascismo senza alcun riguardo per la toponomastica e per l’impronta storica del Ducato, culla di Casa Savoia.
Mio padre Jean conservava gelosamente i Bullettins de l’Académie ed aveva una stima particolare del presidente Maxime Durand perché, essendo un membro dell’Académie de Saint-Anselme, partecipava alle adunanze nella sala del vecchio Conseil Régional in piazza Ollietti dietro il tribunale di Aosta.
Tra le opere di Durand, stampate all’Imprimerie Catholique “La guerre ouverte et surnoise contre notre langue depuis 1860” (1953), “Aoste fidèle Aoste italienne” (1930), “Le journalisme dans la Vallée d’Aoste” (1936), “Poètes Valdôtains” (1937), oltre a numerosi Bullettins de l’Académie de Saint-Anselme con i suoi interventi e le famose commemorazioni di personaggi illustri o di membri dell’Accademia.
LIN COLLIARD
Uomini della tempra culturale di Maxime Durand se ne sono visti pochi in Valle d’Aosta: potrei accostarlo ad un altro gigante della cultura valdostana il Prof. Lino Colliard, che era anch’egli un buon amico di papà Jean e che frequentava le “milieu” dell’Imprimerie Valdôtaine prima di divenire il prestigioso Direttore degli Archivi Regionali Valdostani, quindi un dirigente della Regione Valle d’Aosta, una boccata di ossigeno puro per la cultura valdostana e per la nostra memoria storica spesso messa in soffitta da altri interessi o addirittura dimenticata.
La statura del Prof. Lino Colliard, la sua passione profonda per le radici culturali secolari del popolo valdostano - dalla nascita del Ducato agli albori del XII° secolo fino alla nascita del Regno d’Italia ed ai tempi più recenti del dopoguerra – la sua riconosciuta autorevolezza nel raccogliere un retaggio storico fatto di documenti, di biografie antiche, di manoscritti e di testi talvolta non facili da leggere e da interpretare, l’intensa produzione di opere da Lui realizzata per fornire una conoscenza appropriata di secoli di storia valdostana meriterebbero un volume a se stante e, con esso, il riconoscimento di meriti indiscutibili; ma in questa sede mi limiterò ad esaltarne la figura dominante ed il valore di una testimonianza che fa onore alla Valle d’Aosta.
Tra le sue opere stampate nella Tipografia Valdostana “Edits des ducs de Savoie concernants le particularisme valdôtain ” (1973), “Familles nobles et notables du Val d’Aoste” (1984), “Uno studioso valdostano. Il Conte Carlo Passerin d’Entrèves” (1963), e “Notices d’histoire écclésiastique valdôtaines”. Naturalmente il Prof. Colliard è autore di numerosissime altre opere davvero preziose per l’identità culturale valdostana, per la nostra storia secolare e per le notizie davvero uniche ricavate da manoscritti antichi e non facilmente decifrabili: la sua produzione letteraria ha visto spesso la stampa presso la famosa Casa Editrice Musumeci in Valle d’Aosta.
Fondamentale il Suo contributo alla memoria degli scrittori valdostani del passato con l’opera di grande recupero intellettuale intitolata “La culture valdôtaine à travers les siècles” che ho già ricordato.