FEDE E RELIGIONI - 21 settembre 2021, 09:00

Assisi, la casa dello spirito che rende fratelli e prega per la pace

Cinque anni fa, il 20 settembre del 2016, il Papa si riuniva nella città francescana assieme ai leader delle religioni per la Giornata mondiale di preghiera per la pace, trent'anni dopo lo storico evento convocato da san Giovanni Paolo. “Mai il nome di Dio può giustificare la violenza”, ripeté Francesco

Assisi, la casa dello spirito che rende fratelli e prega per la pace

L’intuizione profetica di san Giovanni Paolo II ad Assisi, quando nel 1986 convocò una Giornata di preghiera per la pace, si è resa sempre più evidente, anno dopo anno, pur con il mutare dello scenario mondiale. Quando nella città di San Francesco, Papa Wojtyła si riunì assieme ai leader delle religioni mondiali per pregare per la pace, accendendo la fiamma ideale dello “spirito di Assisi”, c’era ancora il Muro di Berlino, che sarebbe caduto tre anni dopo, nell’89, “senza spargimento di sangue” - notò Benedetto XVI nel 2011, sempre ad Assisi, a 25 anni dalla Giornata indetta dal suo predecessore. 

Mai il nome di Dio giustifica la violenza

A trent'anni di distanza dall’evento del 1986, quando Papa Francesco, nel 2016, va ad Assisi per la Giornata mondiale di preghiera per la Pace, il mondo è profondamente cambiato. C'è uno scacchiere internazionale globalizzato, che tuttavia non rende di nuovo meno urgente la necessità di riunire i rappresentanti delle Chiese cristiane e i leader delle religioni mondiali per invocare questo dono di Dio. Dopo la preghiera in diversi luoghi dei vari gruppi religiosi, senza sincretismi e senza relativismi, “gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri”, il Papa rivolge un discorso riallacciandosi alle parole espresse nelle Giornate passate dai suoi predecessori. Cuore del suo intervento è il riaffermare la convinzione di come la violenza si opponga al vero spirito religioso. “Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!”, scandisce Francesco. Che rileva l’importanza dell’evento del 1986, motore di “un lungo pellegrinaggio che, toccando molte città del mondo, ha coinvolto tanti credenti nel dialogo e nella preghiera per la pace; ha unito senza confondere, dando vita a solide amicizie interreligiose e contribuendo a spegnere non pochi conflitti”.

Questo è lo spirito che ci anima: realizzare l’incontro nel dialogo, opporsi a ogni forma di violenza e abuso della religione per giustificare la guerra e il terrorismo. Eppure, negli anni trascorsi, ancora tanti popoli sono stati dolorosamente feriti dalla guerra. Non si è sempre compreso che la guerra peggiora il mondo, lasciando un’eredità di dolori e di odi. Tutti, con la guerra, sono perdenti, anche i vincitori. Abbiamo rivolto la nostra preghiera a Dio, perché doni la pace al mondo. Riconosciamo la necessità di pregare costantemente per la pace, perché la preghiera protegge il mondo e lo illumina. La pace è il nome di Dio.

All’evento "Sete di Pace", organizzato dalla comunità di Sant'Egidio, prendono parte oltre 500 diversi leader religiosi e politici assieme al Papa. Il quale proprio ad Assisi tornerà il 3 ottobre 2020, per firmare la sua terza enciclica, Fratelli tutti.

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