Che per dirimere in maniera certa, incontrovertibile e soprattutto provata la questione dei finanziamenti al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015, ci sarebbe voluta una perizia tecnica sui bilanci e sui relativi piani di sviluppo formulati dalla governance della Casinò de la Vallée Spa e certificati dal suo collegio sindacale, ne erano convinte pressoché tutte le difese degli amministratori regionali finiti davanti alla Corte dei Conti, visto che sia in primo che in secondo grado tutti hanno chiesto l'affidamento di una consulenza tecnica d'ufficio che potesse fare chiarezza sull'intera questione.
Una richiesta sempre respinta dai giudici contabili, sia ad Aosta che a Roma, che in entrambi i casi hanno valutato irrilevante, ai fini della loro decisione, l'acquisizione di una perizia tecnica sui conti della casa da gioco negli anni dei finanziamenti pubblici, tra il 2012 e il 2015.
Ed è così che, sia in primo che in secondo grado, relativamente alla deliberazione 823 del 23 ottobre 2014 del Consiglio regionale, 18 consiglieri regionali sono stati condannati per avere votato il rafforzamento finanziario di una società, la Casinò de la Vallée Spa, che per i giudici della Corte dei Conti versava in stato di "crisi irreversibile" e di "sostanziale decozione".
Peccato, però, che appena un paio di mesi dopo la discussione del giudizio contabile di appello a Roma, in Tribunale ad Aosta - nel mese di dicembre 2020 - sia stata depositata una super consulenza, disposta in sede di incidente probatorio, che solleva più di un dubbio proprio sull'accuratezza delle valutazioni tecniche sulle quali si sono poi fondate le condanne pronunciate in Corte dei Conti.
Già, perché nella consulenza tecnica d'ufficio predisposta dai super consulenti Enrico Laghi, Vittorio Dell'Atti e Michele Di Marcantonio su incarico del gip del Tribunale di Aosta, Giuseppe Colazingari, alla richiesta di accertare "l'epoca in cui si è manifestato lo stato di insolvenza" della casa da gioco, i tre esperti hanno risposto: "Nel caso in cui si ritenesse di ricondurre lo stato di insolvenza di un'impresa ad una situazione di insufficienza anche temporanea del patrimonio, ovvero di patrimonio netto negativo del soggetto debitore, si rileva che nel periodo esaminato (2011-2017) la società non si è trovata in stato di insolvenza; nel caso in cui, in luogo di fare ricorso al criterio contabile menzionato, si ritenesse di ricondurre lo stato di insolvenza di un'impresa ad una situazione di incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni, sulla base delle informazioni disponibili appare ragionevole concludere che già a partire dal 2013 si sono manifestati i primi effetti indicativi di una situazione di tensione finanziaria di CAVA e che tale tensione sia proseguita, accentuandosi in gravità, nel 2017 e si sia conclamata definitivamente nel secondo semestre del 2018".
Insomma, nessun riferimento né a "crisi irreversibile" né a "sostanziale decozione", bensì un riferimento a uno stato di "tensione finanziaria" della Casinò de la Vallée Spa, peraltro accentuatosi per gravità soltanto a distanza di tre anni dalla votazione della deliberazione censurata dalla magistratura contabile e conclamatosi dopo quattro.
E adesso?





