CRONACA - 07 agosto 2021, 18:00

Cani alla catena, anche il Lazio dice stop. E la Valle d'Aosta?

Legare un cane ad una catena, magari per tutta la durata della sua vita, oggi è ancora legale in gran parte d'Italia. C'è da augurarsi che al più presto anche la Valle d'Aosta si muova in tale direzione

Cani alla catena, anche il Lazio dice stop. E la Valle d'Aosta?

La Regione Lazio vieta che i cani e tutti gli altri animali da compagnia siano tenuti legati in casa, in giardino, in cortile o sul balcone, con corde, catene o lacci. La norma è stata approvata mercoledì sera dai consiglieri della Pisana con un emendamento alle disposizioni collegate alla legge di stabilità regionale 2021.

Lo rende noto l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che lo chiedeva da molto tempo. «Finalmente la Regione Lazio ha vietato per legge la detenzione a catena dei cani e di tutti gli animali d’affezione. I trasgressori rischiano una sanzione fino a 2.500 euro».

Secondo molti esperti di etologia e benessere animale detenere un cane alla catena è una vera e propria forma di maltrattamento, una privazione della libertà che può essere anche fatale, come dimostrano le numerose vittime registrate in Sardegna a causa dei recenti incendi. Ma in Italia non esiste una legge nazionale che vieti l’uso della catena e soltanto in tre regioni vige il divieto assoluto. 

Le uniche regioni che ad oggi hanno il vietato di detenere un cane legato alla catena sono infatti soltanto tre, ovvero Campania, Marche e Umbria alle quali si è aggiunta la Regione Lazio.

Per il resto, legare un cane ad una catena, magari per tutta la durata della sua vita, oggi è ancora legale in gran parte d'Italia. Lo rivela il Rapporto "Verso il divieto di tenere i cani legati alla catena", realizzato dalla startup Green Impact e dalla ong contro il randagismo Save the Dogs and Other Animals. Il Rapporto passa in rassegna le normative regionali Italiane e quelle di numerosi Stati dell'Unione Europea ed extra-UE. In Italia ci sono regioni che sulla carta appaiono "virtuose", come l'Umbria e la Campania, e che vietano chiaramente la detenzione dei cani a catena. Ma nei fatti, la Regione Campania non ha previsto sanzioni, rendendo la norma sostanzialmente non attuabile. Fanno bene anche Abruzzo, Emilia-Romagna (che è stata la prima regione italiana nel 2013 ad aver vietato l'utilizzo della catena per i cani), Lombardia, Veneto e Puglia. Liguria, Basilicata e Sicilia non hanno regolamentato la materia, lasciando un vuoto normativo. "Risulta evidente la necessità e l'urgenza di rivedere nella maggior parte delle regioni italiane le leggi che regolamentano la detenzione a catena - commenta la Presidente di Save the Dogs, Sara Turetta - perché risultano poco chiare, incapaci di tutelare davvero gli animali o piene di deroghe che lasciano spazio a troppe scappatoie. Ci auguriamo che il divieto di detenzione a catena diventi parte integrante di una legge nazionale sul maltrattamento e che, in caso contrario, Governatori prendano provvedimenti affinché la normativa sia coerente con la rinnovata sensibilità degli italiani su questi temi".

pgc

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