In questi giorni in tutta Italia, e ieri anche nella nostra Città, si sono svolte manifestazioni contro il Green Pass, o meglio contro ciò che il medesimo rappresenterebbe. Molti lo considerano un vero e proprio atto incostituzionale e in generale un primo pass verso una irreversibile riduzione della propria libertà.
Non sono incline a valutare un provvedimento con pregiudizio o cercando di intercettare il sentimento comune per fare consenso. Non lo ritengo produttivo.
Scendere in piazza per manifestare, in modo civile si intende, è sempre espressione della democrazia su cui si fonda il nostra Paese.
Mi chiedo però dov’erano tutte le persone che si sono radunate in questi giorni quando c’era da dimostrare sostegno agli artigiani e commercianti costretti alla chiusura forzata delle proprie attività per contenere il diffondersi del contagio. A queste categorie così come ad altre è stato chiesto un sacrificio importante per tutelare anche la nostra salute. Eppure non ricordo tanto sostegno o supporto come invece ho visto in questi giorni. E’ un po’ come se la libertà di lavorare di alcune categorie sia meno importante della o delle libertà che il Green Pass limiterebbe. Non credo che sul tema esistano o possano esistere delle classifiche.
Forse ce ne siamo già dimenticati ma nell’ultimo anno e mezzo abbiamo vissuto altre restrizioni delle nostre libertà. Ricordo che a marzo e aprile 2020 senza un’autocertificazione e per specifici motivi non si poteva nemmeno uscire di casa.
Ricordo anche che abbiamo tutti criticato, a posteriori, l’operato dell’allora Governo Conte, quando l’estate scorsa si comportò da cicala e non prese nessun provvedimento per affrontare e contenere l’ondata autunnale mettendo così in ginocchio l’economia di realtà come la nostra che vivono di turismo e dell’indotto che lo sci sa creare per tutte quelle famiglie e imprenditori che lavorano nel settore. Non solo, obbligando molti adolescenti ad abituarsi alla DAD.
Eppure l’estate scorsa in pochi avevano ritenuto di manifestare. In fondo era più comodo andare al mare.
A mio parere il Green Pass rappresenta un primo provvedimento che ha l’obiettivo di evitare che in autunno si ritorni a ragionare di chiusure e di didattica a distanza. Certo da solo non basta, serve altro. Mi riferisco ad una vera riorganizzazione dei trasporti pubblici, così come della medicina del territorio. In tema di trasporti si potrebbero aumentare i mezzi e le corse appoggiandosi anche a imprese private. Non dimentichiamo che questo è stato uno dei settori più colpiti dall’economia. Poi si possono rivedere i parametri che stabiliscono i colori delle regioni. Senza dubbio c’è da lavorare.
Parafrasando una reminiscenza dei miei studi al liceo direi che il Green Pass sia un provvedimento forte ma pur sempre un provvedimento (dura lex sed lex). Qualche risultato lo sta producendo vista l’impennata delle richieste di vaccinazione registrate nel fine settimana, a testimonianza che il pensiero no vax forse non è così radicato o forte. Mi sa che la botte piena, la moglie ubriaca e l’uva sui pampini non sia possibile.
Infine vaccinarsi magari non è altro che un atto altruistico nei confronti di tutti coloro che più di altri hanno pagato le conseguenze della pandemia; un primo passo verso una stagione invernale aperta e una scuola in presenza.





