A 40 anni dagli spari che riecheggiarono tre le colonne di piazza San Pietro sono ancora tanti gli interrogativi che restano senza risposta.
Chi voleva il Papa morto? Ali Agca ha agito da solo? Quale mano l’ha armato? C’è una ’pista bulgara’ attivata dal Kgb di Mosca? C’entra la Cia? Il mistero si cela in Vaticano? C’entra qualcosa la scomparsa, il 22 giugno del 1983, di Emanuela Orlandi, la figlia di un funzionario vaticano per la cui liberazione i sedicenti rapitori chiedono proprio la libertà di Agca (che su quella sparizione fornirà tante versioni diverse)? Domande e sospetti a cui ancora in tanti, a 40 anni di distanza, tentano di dare una risposta, ma che giudiziariamente non hanno mai trovato riscontri.
Giovanni Paolo II fu ferito intorno alle 17.15 del 13 maggio, giorno in cui ricorre anche l’anniversario della prima apparizione della Madonna di Fatima ai tre pastorelli Lucia, Jacinta e Francisco. I colpi partirono da una pistola Browning HP 9mm Parabellum presa in un deposito di Zurigo da Ağca, appartenente al gruppo di estrema destra turco dei lupi grigi. Il Papa fu raggiunto all’addome restando ferito gravemente. L’attentatore si diede alla fuga nella folla, ma venne catturato dopo poco. Il Pontefice fu soccorso immediatamente e trasportato al Policlinico Gemelli di Roma. Neanche i dottori sembravano avere grandi speranze sul tentativo di salvare la vita di Wojtyla. “Gli stessi medici che eseguirono l'intervento, in primis il professor Francesco Crucitti, mi confessarono - ha di recente raccontato il cardinale Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Giovanni Paolo II - di averlo preso in carico senza credere nella sopravvivenza del paziente”.
Il medico personale del Papa, il dottor Renato Buzzonetti, in quei tragici momenti chiese a Dziwisz di impartire al Papa l'unzione degli infermi. L'operazione durò quasi cinque ore e mezza e riuscì.
IL FATTO
Papa Giovanni Paolo II si accascia sulla papamobile mentre fa il giro tra i fedeli, in piazza San Pietro: era il 13 maggio del 1981. Quel giorno il Pontefice subì l’attentato nel quale rimase gravemente ferito. A sparare fu il turco Ali Ağca. Ma il mistero su chi fossero i mandanti e quale fosse lo scopo dell’aggressione non è ancora stato del tutto risolto. Wojtyla fu trasportato in ospedale in fin di vita, ma riuscì a sopravvivere. “Una mano ha sparato, un'altra mano ha deviato la pallottola”, disse in seguito il Papa, indicando nella Madonna di Fatima colei che lo salvò.
sulla base delle dichiarazioni del pentito Vincenzo Calcara, Ali Agca venne ingaggiato da Cosa nostra: “Si erano riuniti elementi della Cupola palermitana (tra cui Riina, ndr) – disse Calcara – ed elementi dell’ordine di Santo Sepolcro. Anche monsignor Marcinkus faceva parte di quest’ordine”. Per Calcara il Papa doveva essere ucciso perché “voleva fare dei cambiamenti che avrebbe danneggiato non solo ambienti del Vaticano, ma anche interessi di Cosa Nostra. Ambienti del Vaticano ovviamente corrotti e collusi con Cosa Nostra”.