L'arma, non rinvenuta, è quasi certamente un coltello, che in un primo momento si era erroneamente ritenuto trovato vicino al corpo della vittima; la porta di casa era chiusa 'a scrocco' ovvero la porta si blocca tirandosela dietro e dall'esterno dell'alloggio non si può più aprire. A fianco della porta, poi, c'è un'ampia finestra che da' sulle scale e consente un'eventuale rapida via di fuga.
Sono questi tre elementi importanti sui quali stanno lavorando da ore gli inquirenti della procura e della Squadra mobile della polizia di Aosta per accertare se Elena Serban Radula, 32 anni, di origini romene sia stata assassinata o si sia uccisa. Il corpo della donna è stato rinvenuto questa mattina nell'appartamento al primo piano di condominio in viale Partigiani, ad Aosta.
Visto che non aveva sue notizie da parecchie ore, la sorella della giovane si è recata questa mattina nell'abitazione: trovata la porta chiusa, ha chiamato i vigili del fuoco per entrare nell'alloggio e così è stato scoperto il cadavere.
Elena Serban giaceva a terra con la gola squarciata da una profonda ferita. Immediato l'intervento della Squadra Mobile, cui si sono aggiunti i professionisti della Scientifica e della Squadra Sopralluoghi arrivata da Torino. Sul posto anche il procuratore capo di Aosta, Paolo Fortuna, e i sostituti procuratore Luca Ceccanti e Manlio D'Ambrosi, ai quali è affidata l'inchiesta.
L'ipotesi dell'omicidio resta assai attendibile ma vi sono punti importanti da chiarire: l'ingresso del palazzo è sorvegliato da una videocamera funzionante, a quanto risulta, anche in questi giorni. Le finestre sono accessibili da terra da qualcuno fisicamente in forma e munito di adeguata attrezzatura. Un cortile conduce a una possibile uscita secondaria, utilizzabile per allontanarsi dal palazzo senza farsi notare da eventuali automobilisti o passanti lungo il trafficato viale Partigiani.
Elena Serban era una giovane piuttosto riservata e non aveva precedenti penali; è stata vista per l'ultima volta ieri alle 11 da un vicino.