CULTURA - 21 gennaio 2021, 10:22

In ricordo della Principesssa Mafalda nell'anniversario della 'Shoah'

Riceviamo e pubblichiamo dalla scrittrice e sensitiva Laura Pellissier un intervento e una riflessione sulla tragedia dell'Olocausto a pochi giorni dalla Giornata della Memoria

La principessa Mafalda

La principessa Mafalda

Mentre scrivo il libro sui castelli valdostani che spero di pubblicare presto e poterlo dignitosamente presentare, sono rimasta coinvolta emotivamente per quanto è accaduto alla principessa Mafalda, figlia di Vittorio Emanuele terzo ed Elena del Montenegro.

Non che però gli altri tristi eventi dell’Olocausto mi abbiano meno colpita, ma penso che se non stessi scrivendo il libro, non avrei forse mai saputo che anche Mafalda di Savoia purtroppo fu parte di una delle tante orribili sorti e crudele destino, se di destino si può parlare.    

La principessa Mafalda nasce nel 1902 dal re Vittorio Emanuele terzo e dalla regina  Elena del Montenegro. Nel 1925 sposa il principe Filippo d'Assia ed insieme vanno a Roma, dove hanno quattro figli. Siamo nel 1930 ed il marito inizia a comparire  tra le file del  partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori cercando di coltivare rapporti tra  Germania e Italia e fra  Hitler e Mussolini.

E' il 28 agosto 1943 quando Mafalda parte per Sofia a trovare il marito della sorella gravemente malato, che trovò però morto al suo arrivo, mentre suo marito Filippo d'Assia era in Germania con il loro maggiore dei figli.

Il 3  settembre 1943 venne firmato l'armistizio di  Cassibile, ma venne reso noto soltanto cinque giorni dopo. La notte dell'8 settembre la principessa Mafalda ed il marito Filippo partirono per Brindisi, dopo aver lasciato a Roma dal Papa tre dei loro figli, dopo essere stati avvisati dell'armistizio dalla regina Elena del Montenegro, partita apposta dalla Romania per avvertirli.

Qualcosa però poteva intuirsi in quanto Mafalda prima di rientrare da Budapest per il funerale del cognato, contattò il  marito e le venne detto che aveva lasciato Roma. In realtà era già stato arrestato dalle truppe tedesche, accusato  di aver partecipato ad una congiura contro la Germania e nel frattempo portato a Flossenburg. Il 22 settembre la principessa Mafalda riceve una telefonata  nella quale le viene detto che le è stato fissato un appuntamento telefonico con il marito, ( certo lei non sapeva ch era invece gia stato arrestato ) tanto piu che a chiamarla era stato Herbert Kappler in persona.

Da questo momento inizia per la giovane principessa, un viaggio senza ritorno. Mafalda viene messa su di un aereo e portata a Berlino, dove rimane per alcune settimane e poi, portata a Buchenwald da dove non fece mai più ritorno e registrata come “frau Von Weber 2", ossia... 'senza nome'.  Mafalda viene però ben presto riconosciuta dai prigionieri italiani ai quali offre cibo e sigarette. Colpita da una bomba, scoppia  la baracca dov'era tenuta prigioniera come ostaggio dai tedeschi. Mafalda subìsce alcuni lesioni ad un braccio, ma non gravi, però a causa delle condizioni di debolezza e deperimento in cui si trova, le forze le vengono meno.

Dopo alcuni giorni le viene amputato il braccio per evitare una cancrena, ma non più curata ed abbandonata, (comune  tortura dell'epoca, abbandonare malati e post operati, soli a se stessi) o ancor peggio, mal operata, le sarà praticata dopo alcuni giorni l'amputazione dell arto.

La mattina del 29 agosto la giovane principessa viene trovata morta nel postribolo (stanza all epoca adibita ad ospedale). Internato a Buchenwald c'è però anche padre Tyl che la riconosce immediatamente e chiede dunque che non venga cremata, ma tumulata, ottenendo questa benevolenza e memorizzando dunque il tumulo 262 con la scritta  “Eine unbekannte Frau “ ossia “una donna sconosciuta“.

I prigionieri italiani depongono una croce ed una lapide. L 11 aprile viene liberato il campo dei prigionieri e soltanto il 14 il padre di Mafalda, re Vittorio Emanuele terzo, apprende dai giornali la tragica notizia.

Successivamente, in piena guerra fredda, il marito Filippo d'Assia porta le esequie della principessa a riposare nel cimitero del castello di Cronburg, dove si trovano dall'anno 1951, insieme alla piccola croce in legno ed alla lapide del campo.

Triste sorte per la principessa, morta sperando di rivedere i suoi figli.

Mi sono chiesta più volte e più volte mi hanno chiesto se come sensitiva volessi andare a visitare uno di quelli che furono i campi di concentramento e di prigionia. Sarebbe un emozione molto forte ma non piacevole, visto che soltanto a sentire i nomi Buchenwald, Auschtwitz, Bergen Belsen mi viene freddo e ricordo la famosa poesia di Primo  Levi.. “C'è un paio di scarpette rosse…….numero 24…..si vede ancora la marca sulla suola...Schulze  Monaco...Quasi nuove.. a Buchenwald…numero 24 per l'Eternità… Perché i piedini dei bambini morti.. Non crescono".

Laura Pellissier

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