CRONACA - 19 gennaio 2021, 18:48

Processo appalti: Da fascicolo archiviato a maxinchiesta, l'incredibile alterna sorte di 'Do ut des'

Fabio Chiavazza - geometra già responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Valtournenche e imputato 'chiave' del processo che dopo una serie di lunghi rinvii inizierà il 23 febbraio - e gli altri 17 indagati non sarebbero mai saliti agli onori della cronaca se non fosse stato per una singolare coincidenza di avvenimenti

Fabio Chiavazza

Fabio Chiavazza

Lo ha detto lui stesso in un'intervista rilasciata recentemente al cronista di Gazzettamatin: per il pm Luca Ceccanti l'inchiesta Do ut Des su un 'giro' di appalti illeciti nella Valtournenche ha rappresentato, insieme a quella sulla corruzione nel mondo della politica valdostana, una delle attività più delicate e significative del suo lavoro fino ad oggi svolto alla Procura di Aosta. Ed è facile credergli sapendo che in realtà quella montagna di faldoni che compongono Do ut Des era stata sul punto di partorire un topolino.

O meglio, chi l'avrebbe mai detto che in un primo momento la maxi inchiesta sugli appalti all'ombra della Gran Becca aveva preso nientemeno che la strada dell'archiviazione...Fabio Chiavazza - geometra già responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Valtournenche e imputato 'chiave' del processo che dopo una serie di lunghi rinvii inizierà il 23 febbraio - e gli altri 17 indagati non sarebbero mai saliti agli onori della cronaca e la vicenda sarebbe rimasta chiusa nei cartoni, se non fosse stato per una coincidenza di avvenimenti quasi incredibile.

Dunque, fino ad oggi non è mai emerso che ad avviare l'inchiesta fosse stata, il 25 gennaio 2017 (Chiavazza e altri tre indagati saranno arrestati nel novembre dell'anno seguente) Cristina Benzo, all'epoca funzionario del Comune di Valtournenche. Demansionata e sottoposta a una serie di condotte a suo dire quantomeno discutibili ma soprattutto stanca di tacere di fronte a fatti da lei ritenuti illeciti, prendendo il coraggio a quattro mani Benzo quel giorno si presentò alla polizia giudiziaria della Procura di Aosta e fu ricevuta da un ispettore dell'aliquota della Polizia di Stato al quale inoltrò un articolato esposto.

"Premetto che in questa sede non si intendono contestare le modalità operative dell'Amministrazione comunale (all'epoca sindaco era Deborah Camaschella) in relazione alla situazione personale e professionale della sottoscritta - si legge nell'esposto - ma si intende segnalare una condotta dubbia dell'Amministrazione comunale in relazione alle scelte effettuate ed all'inerzia rispetto alle segnalazioni ricevute".

Cosa segnalava a sua volta, Cristina Benzo, nell'esposto? Ebbene, in quei fogli sono indicate con dovizia di particolari tutte quante le pratiche relative agli appalti e i presunti illeciti afferenti, che saranno poi oggetto di inchiesta in Do ut Des e che porteranno all'incriminazione degli attuali 18 imputati. In pratica, l'ispettore di Ps si era ritrovato in mano il fascicolo bell'e pronto, mancavano solo i riscontri ma non essendo materia di sua competenza inoltrò l'esposto alla Procura che lo assegnò all'aliquota della Guardia di finanza per l'avvio delle indagini.

La prima relazione degli inquirenti delle Fiamme Gialle evidenzia che Cristina Benzo "a seguito del cambio di legislatura si era ritrovata demansionata vedendosi togliere la direzione dell'Ufficio tecnico del Comune di Valtournenche, che aveva avuto per diversi anni in precedenza".

Gli investigatori individuano anche il perchè di tale demansionamento: "La motivazione della sostituzione del vertice dell'Ufficio tecnico comunale deve verosimilmente essere cercata nel fatto che Lucio Trucco, marito dell'architetto Cristina Benzo (e nota guida alpina della Valtournenche) si era presentato in una lista concorrente a quella dell'attuale sindaco, Deborah Rosa Camaschella". Di lì in avanti i finanzieri svolsero indagini documentali e interrogarono diverse persone, per giungere però alla conclusione che a tutta quella serie di fatti illeciti narrati, di delibere presuntamente irregolari, di perizie tecniche quantomeno discutibili, di quel 'tutto' che riconduceva alla figura del geometra Fabio Chiavazza mancava la 'prova schiacciante', l'elemento non indiziario ma probatorio. Così qualche mese dopo la Finanza depositò i propri accertamenti e il magistrato inquirente, Luca Ceccanti, rilevando che dagli atti "non emergono fatti costituenti reato" ne dispose la trasmissione in archivio.

Pietra tombale? No. Per una di quelle rarissime coincidenze che possono cambiare il corso delle cose repentinamente e verso una direzione decisamente contraria, in quegli stessi giorni in cui il 'fascicolo Benzo' prendeva la strada polverosa dell'archivio, l'impresario valdostano Enrico Goglio si presentò alla caserma dei carabinieri di Chatillon/Saint-Vincent per denunciare nientepopodimeno che lo stesso Fabio Chiavazza: "Sono concusso dal responsabile dell'ufficio tecnico del Comune di Valtournenche -  disse Goglio ai militari dell'Arma - mi ha chiesto migliaia di euro per farmi avere dei lavori e ne vuole ancora...".

La segnalazione partì subito in direzione della Procura di Aosta, ufficio del pm competente Luca Ceccanti. Eccola, forse, la prova che mancava per far partire la maxi inchiesta: una corsa alla Cancelleria per bloccare l'iter di archiviazione, riprendere in mano le carte e avviare nuove, inattese indagini, quelle che di lì a poco daranno vita all'operazione 'Do ut des', un vero e proprio terremoto giudiziario ai piedi del Cervino.

patrizio gabetti

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