FEDE E RELIGIONI - 09 luglio 2020, 09:05

PAPA: In fuga dall’inferno dei campi di detenzione

Nel settimo anniversario della visita il Papa ricorda le esperienze dei migranti incontrati a Lampedusa

PAPA: In fuga dall’inferno dei campi di detenzione

Nel cuore di Papa Francesco restano ancora le drammatiche storie di violenza e di abusi vissute dai migranti incontrati sette anni fa durante la visita compiuta a Lampedusa. Il Pontefice le ha ricordate questa mattina, mercoledì 8 luglio, celebrando la messa nella cappella di Casa Santa Marta. «La guerra sì è brutta, lo sappiamo, ma voi non immaginate l’inferno che si vive lì, in quei lager di detenzione» ha detto richiamando in particolare la tragica realtà della Libia. Realtà della quale — ha fatto notare — «oggi... ci danno una versione “distillata”» che rende solo in parte l’abisso di atrocità e barbarie in cui è precipitata la situazione dei profughi nel Paese.

La denuncia di Francesco — che nell’omelia ha fatto esplicito riferimento «ai campi di detenzione, agli abusi e alle violenze di cui sono vittime i migranti, ai viaggi della speranza, ai salvataggi e ai respingimenti» — si è intrecciata al ricordo di quello che fu il primo viaggio del pontificato. E in proposito ha raccontato che anche in quell’occasione gli fu presentata una versione “distillata” della terribile storia di un rifugiato etiope approdato sulle coste dell’isola dopo una lunga traversata.

In quell’uomo e in ciascuno di coloro che ogni giorno attraversano il mare in cerca di speranza — ha detto — c’è l’immagine di Cristo «che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito, chiedendo di poter sbarcare». E, ha aggiunto, «se avessimo ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”». Parole che per il Papa rappresentano oggi un «monito... di bruciante attualità. Dovremmo usarlo tutti — ha esortato — come punto fondamentale del nostro esame di coscienza, quello che facciamo tutti i giorni».

«La Vergine Maria, “Solacium migrantium” — ha auspicato in conclusione — ci aiuti a scoprire il volto del suo Figlio in tutti i fratelli e le sorelle costretti a fuggire dalla loro terra per tante ingiustizie da cui è ancora afflitto il nostro mondo».

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