"Cavolate", "minimaglie", "episodi di poco conto", "io minacciato? Mai!". E' un processo dove fino a questo momento i testi delll'accusa si stanno comportando come fossero stati citati dalle difese, quello in corso in tribunale ad Aosta che vede cinque imputati nell'ambito dell'inchiesta Geenna della Dda di Torino e dei carabinieri di Aosta sulla possibile presenza di una locale di 'ndrangheta in Valle.
Imputati sono Marco Sorbara, consigliere regionale sospeso, Monica Carcea, ex assessore a Saint-Pierre, entrambi accusati di concorso esterno in associazione mafiosa; Nicola Prettico, consigliere comunale ad Aosta sospeso, Alessandro Giachino, dipendente del Casinò di Saint-Vincent e il ristoratore Antonio Raso, tutti e tre accusati di associazione per delinquere di stampo 'ndranghetista e quindi di essere membri della locale di 'ndrangheta di Aosta.
Questa mattina in aula sono stati ricostruiti alcuni episodi riguardanti Raso, ovvero interrogati dal pm della Dda Stefano Castellani sono stati ascoltati testimoni in relazione all'affidamento di lavori, da parte della società Sitrasb che gestisce il traforo del Gran San Bernardo, a un artigiano particolarmente racccomandato dal ristoratore, ma i testi hanno negato particolari pressioni indebite.
In un'altra circostanza, in merito a un intervento dello stesso Raso per dirimere contrasti tra il figlio di Salvatore Filice (un altro imputato in Geenna) e un suo nipote, un testimone ha parlato di "intervento civile e risolutore" da parte del titolare della pizzeria 'La Rotonda'; ancora, un altro teste ha definito "una cavolata" l'intromissione di Raso per consentire a un suo giovane amico il rientro in una discoteca da dove era stato allontanato dal titolare, che era poi lo stesso teste: "Succede spesso che qualcuno intervenga per mettere una buona parola verso chi è stato allontanato da un locale"; ha detto.
Nel pomeriggio è stato invece sentito a lungo, anch'egli teste dell'accusa, il dipendente del Casinò de Vallée Massimo Raffaelli, che ha riferito di aver presentato nel 2018 l'allora assessore regionale e candidato alle elezioni regionali Laurent Vierin ad Alessandro Giachino: "non è un mistero che alle ultime regionali io abbia appoggiato la candidatura di Laurent Vierin e Giachino mi aveva manifestato la volontà di sostenere la sua candidatura". Il riferimento è a un incontro avvenuto il 4 maggio 2018 e documentato dagli appostamenti dei carabinieri nell'ambito dell'inchiesta Egomnia (una sorta di Geenna bis sui possibili rapporti tra 'ndrangheta e politici locali).
Raffaelli ha anche confermato che Nicola Prettico gli disse nel 2016 di far parte della massoneria, senza spiegargli cosa lo spinse a iscriversi".
Emerge chiaramente dall'ordinanza dell'inchiesta Geenna che Prettico non aveva aderito a una loggia costituita nel 2015 ad Aosta alla presenza tra gli altri anche di Antonio Raso, a causa dell'esclusione di Vincenzo Marrapodi detto Rocco, ex sindaco di San Giorgio Morgeto, che in passato aveva, secondo gli inquirenti, "permesso l'entrata di Prettico nella massoneria"; lo stesso Prettico avrebbe poi cercato altre logge a cui affiliarsi, come provano diversi documenti riguardanti la massoneria rinvenuti dagli investigatori del computer del consigliere comunale sospeso.
Il ristoratore aostano Sandro Anastasio, titolare della pizzeria 'Grotta Azzurra' ha invece negato di essere mai stato minacciato da Marco Fabrizio Di Donato (fratello di Francesco e anch'egli imputato in Geenna a Torino): "Ho appreso di tali minacce dai giornali", ha detto. Invece secondo gli inquirenti Anastasio nel 2016 aveva scelto a chi affidare i lavori di ristrutturazione del suo ristorante dopo le minacce ricevute da Di Donato ("Se vengo a sapere che ti fai fare il lavoro (da altri ndr), come lo finisci il locale te lo svampo...").





