Contiene un chiamata a «raccogliere e gestire» la sfida «della multiculturalità» nelle «comunità religiose cattoliche», che «sono diventate dei “laboratori” in questo senso», il discorso consegnato dal Papa all’ordine dei servi di Maria, ricevuti nella mattina di venerdì 25 ottobre in Vaticano.
I partecipanti al capitolo generale dell’antico istituto nato a Firenze nel tredicesimo secolo, sono stati esortati dal Pontefice a essere uomini di speranza sull’esempio dei sette santi fondatori. Essi, ha spiegato, «hanno saputo vivere il monte e la città».
Infatti dal capoluogo toscano «sono saliti sul Senario, dove hanno fatto l’esperienza profonda dell’incontro con Colui che è la Speranza, Gesù Cristo. Successivamente sono ridiscesi dal monte», stabilendo la loro dimora «nella periferia della città, per impegnarsi nella vita quotidiana, nella testimonianza e nel servizio alla società e alla Chiesa».
Da qui, attualizzando la riflessione, l’auspicio di Francesco che le comunità della famiglia religiosa possano essere oggi «segno della fraternità universale, scuole di accoglienza e di integrazione, luoghi di apertura e di relazionalità».
Perché, ha concluso il Pontefice, «con questa testimonianza aiuterete a tenere lontane le divisioni e le preclusioni, i pregiudizi di superiorità o inferiorità, i recinti culturali, etnici, linguistici, i muri di separazione».





