Dopo oltre sei ore di dialogo incessante, le rassicuranti parole di una determinata e preparata psichiatra, degli instancabili agenti della polizia stradale di Aosta, dei volontari, dei soccorritori tutti e forse soprattutto dei suoi stessi familiari alla fine hanno avuto la meglio sulla disperazione.
E' stato così tratto in salvo poco dopo le 23 l'uomo che, verso le 17 di mercoledì 28 agosto, si è aggrappato alla ringhiera dell'alto viadotto che a 70 metri di altezza unisce l'autostrada e la Statale 27 a Signayes, sopra Aosta, minacciando di volersi lanciare nel vuoto.
Ore concitate e probabilmente indimenticabili per chi le ha vissute, quelle in cui il viadotto e la strada sottostante tra regione Saumont e il torrente Buthier sono rimaste chiuse al traffico per permettere ai soccorritori il serrato confronto con l'aspirante suicida, un trentenne residente in Lombardia e probabilmente in vacanza in Valle che, alla fine, stremato ma tornato alla ragione, si è convinto ad abbandonare gli insani propositi e soprattutto la sua pericolosa posizione a un passo dalla caduta fatale. E' stato 'recuperato' dal parapetto del viadotto e condotto all'ospedale, sempre guardato a vista.
"L'intervento - si legge in una nota della Centrale unica di soccorso-Cus - ha visto impegnate professionalità dei Vigili del fuoco, del Soccorso sanitario 118 (medico e equipaggi di ambulanza e automedica), una psichiatra, volontari 118, Forze dell'Ordine. L'esito positivo dell'evento è stato raggiunto grazie alla sinergia dei soccorritori, coordinati tra di loro e in contatto costante con gli operatori della Centrale unica del soccorso".
I vigili del fuoco avevano posizionato un grande, robusto cuscino salvacadute nel prato sotto il viadotto, pronti a 'ricevere' il giovane qualora avesse deciso di buttarsi. Quando verso sera gli è stata consegnata una coperta e lui l'ha accettata, la speranza di riuscire a farlo desistere si è fatta più consistente.
Nel pomeriggio l'auto del lombardo era stata notata da una pattuglia della Polstrada mentre usciva da un cantiere autostradale sulla A5; il giovane si era scontrato con un mezzo d'opera procurandosi delle ferite, ma non si era fermato. I poliziotti avevano inseguito l'auto, non immaginando che poco dopo il conducente ne sarebbe sceso finendo aggrappato con una mano a 70 metri di altezza, tra la vita e la morte.





