«Davanti ai terribili incendi che consumano vaste regioni in Alaska, Groenlandia, Siberia, Isole Canarie e in particolare l’Amazzonia, noi vescovi dell’America Latina e dei Caraibi vogliamo esprimere la nostra preoccupazione per questa gravissima tragedia, la quale non è soltanto di portata locale, neppure regionale, ma anche planetaria».
Inizia con queste accorate parole l’appello della presidenza del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), lanciato in una nota sottoscritta — quasi a voler rappresentare tutta l’area — dal presidente dell’organismo, Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, dal primo vicepresidente, cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo, dal secondo vicepresidente, cardinale Leopoldo José Brenes Solórzano, arcivescovo di Managua, dal presidente del Consiglio degli affari economici, Rogelio Cabrera López, arcivescovo di Monterrey, e dal segretario generale, Juan Carlos Cárdenas Toro, vescovo ausiliare di Cali.
«La speranza per l’avvenimento del sinodo per l’Amazzonia convocato da Papa Francesco — proseguono i presuli — è adesso segnata dal dolore per questa tragedia ambientale. Ai fratelli dei popoli indigeni che abitano questa cara foresta esprimiamo la nostra vicinanza e uniamo la nostra voce alla loro per gridare al mondo esortando la solidarietà e la pronta risposta e fermare questa devastazione».
Nel messaggio, intitolato «Alziamo la voce per l’Amazzonia», viene citato uno stralcio dell’introduzione dell’Instrumentum laboris per il sinodo sull’Amazzonia in cui si sottolinea come «nella foresta amazzonica, di vitale importanza per il pianeta, si è scatenata una profonda crisi causata da una prolungata ingerenza umana, in cui predomina una “cultura dello scarto” (Laudato si’, 16) e una mentalità estrattivista».





