Ciao Marco, non ti chiedo come stai; la tua risposta sarebbe comunque un eufemismo delle condizioni morali, fisiche e di salute che stai affrontando. Tante, troppe, settimane lontane dai tuoi più cari affetti sono un peso insopportabile sul piano psicologico e doloroso sul piano umano. Sicuramente l’essere lontano dai tuoi amici ti tormenterà giorno e notte.
Ma devi sapere che ad Aosta, in Valle, a San Giorgio Morgeto hai tanti amici che ti sono vicini anche se lontani fisicamente. Hanno la certezza che il tempo è galantuomo e ti ridarà la tua dignità di uomo, di politico, ma soprattutto di persona che si è spesa per chi si trovava in difficoltà.
La tua generosità nessuno la può dimenticare e mettere in discussione. I tuoi amici, anche quelli come me che non hanno lesinato critiche al tuo entusiasmo amministrativo, ti aspettano e con orgoglio sono ansiosi di manifestarti il loro affetto.
Ti hanno sottratto la tua libertà per fatti che a noi paiono più frutto della tua generosità e ingenuità che generati dalla volontà di delinquere. Penso, caro Marco, che nessuno può esprime giudizi sulla calabresità, che tu hai coniugato con la valdostanità, come me, che mi sento un calabrese di adozione che per giunta, trascorre lunghi periodi dell’anno poco lontano da tuo amato e indimenticabile San Giorgio Morgeto, può capirti.
Non entro nel merito dell’inchiesta che ti ha coinvolto pesantemente e causato gravi traumi alla tua famiglia, ai tuoi cari, ai tuoi amici. Avrei voluto venire a trovarti; non l’ho fatto per codardia. Sono certo che al vederti non sarei stato in grado a proferire parola e non volevo che fossi tu a farmi coraggio. Tu stai rispondendo alla legge degli uomini; ma i tuoi amici ti considerano per il generoso che sei sempre stato e che sarai non appena potrai esprimere tutta la tua bontà.
Oltre alla sollecitazione di tante persone che hanno grande considerazione di te a spingermi a scriverti è stato un appello che una moglie ha scritto al Santo Padre Francesco a favore al marito detenuto: «Mio marito innocente rovinato dal carcere: Francesco aiutaci». E’ il dramma di una famiglia italiana letteralmente travolta dalla giustizia e dal carcere. Lui odontotecnico, lei bancaria, una vita normale che improvvisamente cambia per delle accuse infondate, come hanno stabilito i giudici che lo hanno assolto. Ma quel periodo trascorso in cella ha distrutto la famiglia di Antonietta. Il marito si ammala di tumore al fegato, lei ha un ictus. Ti mando un brano dell’appello che mi ha colpito tanto profondamente da farmi commuovere.
“La vita talvolta rassomiglia a un lungo e triste sabato santo. Tutto sembra finito, sembra che trionfi il malvagio, sembra che il male sia più forte del bene. Ma la fede ci fa vedere lontano, ci fa scorgere le luci di un nuovo giorno al di là di questo giorno. La fede ci garantisce che l’ultima parola spetta a Dio: soltanto a Dio! Per questo Le chiedo preghiere, affinché ci sia il trionfo del bene sul male”.
Ho semore con me, nel portadocumenti la medaglietta di Maria Rosa Mistica che mi hai donato quando a Roma sei stato insignito del premio Maria Rita Saulle che il Comitato Scientifico della Fondazione “Sapientia Mundi” ti ha conferito nel novembre scorso, poco prima del dramma, perché nel tuo suo ruolo di Assessore del Comune di Aosta, hai promosso la Giustizia ed i Diritti Umani, fonte di Pace e di benessere per tutti i popoli.
Ricordo il passaggio di una lettera che un condannato a morte a inviato ai suoi amici che lo hanno sostenuto scrivendogli per incoraggiarlo ad avere fiducia nella giustizia. “Mio carissimo amico ha scritto il condannato a morte - quando riceverai questa lettera non sarò più tra i viventi, ma mi va bene lo stesso, perché andrò in un posto migliore, dove dolore e sofferenza non esistono più, per cui, per favore non essere triste. Sono stato estremamente fortunato a essere benedetto da tanta amicizia”.
L’essere strappato dai propri affetti con la consapevolezza di essere innocente è come morire. Ma tu caro Marco saprai reagire perché la fede ti sorregge.
In Valle e a San Giorgio Morgeto sono in tanti ad aspettarti per ringraziarti per ciò che hai fatto e farai per le nostre comunità. A san Giorgio ti aspettano per la processione alla Madonna di Polsi che ogni anno organizzavi per essere presente il 2 settembre giorno in cui ricorre la Festa.
Silvio Pellico ha scritto “Un giorno è presto passato, e quando la sera uno si mette a letto senza fame e senza acuti dolori (riferito alla sua coscienza), che importa se quel letto è piuttosto fra mura che si chiamino prigione, o fra mura che si chiamino casa o palazzo?"
E questo ti deve dare la forza per affrontare una realtà che sono certo non è la realtà che altri hanno disegnato su di te. Sono tanto convinto della tua onesta è correttezza di comportamenti che mi vengo a mente le parole di Voltaire per il quale sbattere un uomo in carcere, lasciarlo solo, in preda alla paura e alla disperazione, interrogarlo solamente quando la sua memoria è smarrita per l’agitazione, non è forse come attirare un viaggiatore in una caverna di ladri e assassinarlo?
Il tenerti in carcere in attesa di chiarire quello che non sai e non sei fa male a chi pensa ai diritti inviolabili dell’uomo che tu hai sempre difeso.
A presto Marco e scusami se mi sono permesso di farmi pubblicamente portavoce, dei tanti amici che ti aspettano perché ti stimano come a livello umano ti stimo io hanno la stima che ho per te, attraverso il giornale che politicamente non ti ha mai concesso nulla. Piero