FEDE E RELIGIONI - 01 maggio 2019, 09:30

San Giuseppe lavoratore: omelia mons. Cesare Nosiglia Arc. metropolita di Torino

San Giuseppe lavoratore: omelia mons. Cesare Nosiglia Arc. metropolita di Torino

<<Cari amici,
Il lavoro continua a rimanere, anche e soprattutto per la nostra amata
città, la prima vera questione sociale. Le ricerche sottolineano come
Torino stia perdendo importanti posizioni competitive nello scacchiere
nazionale e internazionale. Non si può però accettare con fatalismo la
retorica del declino, bensì è essenziale ricostruire una visione nuova
per la città che tenga conto della sua vocazione manifatturiera e
industriale, capace di generare non solo un importante sviluppo
economico, ma anche una storia e un’identità per tutto il territorio
metropolitano.

Propongo pertanto a coloro che sono chiamati ad esercitare ruoli di
responsabilità nel tessuto sociale ed economico del nostro territorio,
di operare insieme su alcune piste  di lavoro:

1-L’impresa come nuova forma di solidarietà e possibilità di creazione
della ricchezza, intesa non solo in termini monetari, riscoprendo la
via inedita dell’economia civile. E’un  campo tutto da scoprire e puo’
rivelarsi uno strumento fecondo per realizzare non solo profitti ma
anche quelle solidarietà che sono il migliore antidopo
all’individualismo e al culto del denaro fine a se stessi. Essere
imprenditori significa investire sulle capacità dell’uomo senza
soggiogarle alla forza ineluttabile del denaro e del profitto fine a
se stesso.Essere imprenditori può essere una forma alta di
testimonianza cristiana e la comunità dei credenti deve accompagnare
queste vocazioni.

2--Abitare i luoghi della rappresentanza innovando le prassi
partecipative e l’inclusione degli emarginati.Per creare ricchezza e
distribuirla equamente serve ricostruire il senso della partecipazione
e della responsabilità. I luoghi tradizionali della rappresentanza
(associazioni di categoria e sindacati) vivono  un tempo complesso che
li sfida a rinnovarsi per comprendere come ricollegarsi ai sentimenti
dei lavoratori e degli imprenditori. Penso soprattutto al sindacato e
alla sua capacità di dare voce a chi non ha voce per rendere più
giusto, aperto e dignitoso il mondo del lavoro. Ritrovare questo
spirito.In un contesto sociale totalmente sconvolto dai cambiamenti
internazionali è altamente necessario per ricostruire il senso comune
della partecipazione.

3--L’educazione dei giovani al lavoro e il ruolo strategico della
formazione, consapevoli dell’urgenza di restituire valore al lavoro e
al tempo del lavoro. Penso allo straordinario lavoro della formazione
professionale che ogni giorno si confronta con questi temi. Penso
all’esperienza dell’alternanza scuola/lavoro e all’impegno promuovere
l’incontro del mondo della scuola con quello del lavoro.La difficoltà
di entrare in maniera organica nel mondo del lavoro rappresenta una
grave perdita sociale ed economica perché i giovani rappresentano in
sé innovazione, creatività, voglia di spendersi. Ad essi vanno dati
spazi dove potersi sperimentare e crescere.

La festa del lavoro sollecita le nostre comunità a porsi delle
domande: come accolgono la dimensione del lavoro,elemento costitutivo
della propria prassi pastorale?  Quanto è presente questa tematica nei
percorsi della pastorale ordinaria, nella catechesi, predicazione e
nella liturgia domenicale? Da decenni la Chiesa di Torino è impegnata
in tanti progetti che accompagnano le persone (soprattutto coloro che
fanno più fatica) nel mondo del lavoro. Abbiamo però bisogno di
formare laici adulti che con coerenza, coraggio e sostegno provino a
testimoniare laicamente nel mondo del lavoro il Vangelo della
speranza.

+ Cesare Nosiglia
Arcivescovo metropolita di Torino>>

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