Ieri, venerdì 7 dicembre, Antonio Fosson, candidato Presidente della Giunta, Leonardo La Torre, i consiglieri regionali alcuni dei quali assessori entranti e uscenti: Augusto Rollandin, Luigi Bertschy, Albert Chatrian, Pierluigi Marqusi, Stefano Aggravi hanno avuto un incontro con il commercialista, Corrado Ferriani che potrebbe tornare in gioco per salvare il casino.
Il gruppo di lavoro ha analizzato la situazione del casino alla luce della legge Prodi Bis per il salvataggio delle grandi aziende in difficoltà. Ed il gruppo di lavoro punta, con la nuova maggioranza, a ritirare concordato e aderire a amministrazione controllata Legge Prodi Bis
La questione è articolata e complessa tanto che è stata oggetto di una analisi del professor Vito Catozzi che ha pubblicato un saggio dal titolo: “L’amministrazione straordinaria delle grandi imprese in crisi: un bilancio e le prospettive di riforma”, che rimase allo scorso anno. Un saggio che bene fotografa tante analogie con la situazione del nostro casino che vive una situazione complessa ma che pare che in fondo al tunnel di possa vedere un lumicino per tenercelo e salvarcelo.
Ecco il saggio del professor Vito Catozzi:
“Il Governo si trova in prima linea di fronte alle crisi aziendali che hanno investito realtà imprenditoriali importanti del nostro Paese, nell’ambito dell’attività di vigilanza sulla procedura di amministrazione straordinaria, ai fini del risanamento dell’impresa e del ripristino dell’equilibrio finanziario, economico e patrimoniale, con recupero delle sue capacità produttive e occupazionali.
Al riguardo, rilevano principalmente due questioni:
1) i dati delle amministrazioni straordinarie di grandi imprese e gruppi di imprese insolventi (leggi c.d. “Prodi-bis” e “Marzano”) al fine di valutare la performance della procedura;
2) le novità del progetto di riforma delle procedure concorsuali.
In primo luogo, l’osservazione empirica dei dati dell’ultimo periodo mostra che lo strumento dell’amministrazione straordinaria3 sia ad oggi una via residuale – ancorché, per alcune realtà imprenditoriali del Paese, una strada molto significativa - dinanzi all’affermazione progressiva del concordato preventivo come strumento principale per la gestione della crisi aziendale: nell’ultimo anno, infatti, sono state avviate soltanto cinque nuove amministrazioni straordinarie, a fronte di numeri ben più alti nei periodi precedenti.
L’impatto della amministrazione straordinaria nell’ambito della gestione delle crisi d’impresa non è, quindi, così rilevante sul piano quantitativo: avuto riguardo al dato occupazionale, si osserva che nell’ultimo triennio, i lavoratori coinvolti in procedure di insolvenza sono stati mediamente oltre 160.000 per anno, a fronte di un dato medio annuo di 6.700 dipendenti in capo alle procedure di amministrazione straordinaria aperte nel medesimo periodo.
Si tratta, quindi, di un fenomeno di nicchia (a fronte delle voci critiche sull’eccessivo ricorso allo strumento), ma molto significativo per il ruolo che gioca l’amministrazione straordinaria nel sistema economico italiano, in quanto importante strumento di politica industriale.
Complessivamente, nei quindici anni successivi alla riforma del 1999, l’amministrazione straordinaria ha interessato 136 gruppi di imprese - di cui 115 ai sensi del d.lgs. 270/99 (c.d. Prodi-bis) e 21 ai sensi del d.l. 347/03 (c.d. Marzano) - con circa 121.000 lavoratori.
Per 119 gruppi (101 c.d. Prodi-bis e 18 Marzano) è stata dichiarata la cessazione dell’esercizio d’impresa, mentre sono attualmente in esercizio d’impresa 17 procedure (14 c.d. Prodi-bis e 3 di Marzano).
Per 101 gruppi (83 Prodi-bis e 17 Marzano) i programmi sono stati eseguiti.
Per 18 gruppi (tutti aperti ai sensi della Prodi-bis) è stata dichiarata la conversione in fallimento.
Dei programmi pienamente eseguiti, 2 sono programmi di ristrutturazione: uno relativo alla Arquati (c.d. Prodi-bis) ed uno relativo al Gruppo Parmalat (Marzano)
Come si vede dai numeri citati, il programma dei commissari ha trovato esecuzione nell’ 80% dei casi circa (dato a livello di gruppi, che sale notevolmente nel caso si considerino le singole società operative) consentendo la continuità “indiretta” produttiva delle aziende (in genere mediante la vendita a terzi) e la salvaguardia del posto di lavoro per circa il 51% degli addetti originariamente in capo alle aziende (il differenziale non è da considerare integralmente come perdita del posto di lavoro poiché comprende tutti i lavoratori cessati per dimissioni o pensionamenti intervenuti in corso di procedura).
Nell’ultimo triennio sono state portate a soluzione crisi d’impresa ben rilevanti sotto il duplice profilo dell’occupazione e della complessiva perdita di valore che al sistema economico sarebbe derivata in caso di cessazione delle attività. Si pensi in particolare ai casi Tirrenia e Gaia, nel settore dei servizi pubblici e alle crisi industriali Lucchini, Servola, Franco Tosi, ACC Compressor.
Sempre al fine di offrire qualche dato: tra febbraio 2014 e febbraio 2016 sono state chiuse procedure di amministrazione straordinaria che vedevano coinvolti un rilevante numero di dipendenti. Si pensi:
1) alla Lucchini: 2.200 dipendenti (settore: siderurgia);
2) a l’Idi, Congregazione Figli Immacolata: 1300 dipendenti (settore: servizi);
3) alla RDB: 1.200 dipendenti (settore: edilizia);
4) alla Valtur: 1.000 dipendenti (settore: turismo);
5) alla Nuova Pansac: 800 dipendenti (settore: chimica);
6) alla ACC: 600 dipendenti (comparto automobilistico);
7) alla FIREMA: 500 dipendenti (settore: materferro).
Si può, dunque, fissare un secondo punto: i numeri mostrano che la procedura di amministrazione straordinaria sia una modalità di gestione dell’insolvenza e di intervento pubblico ancora valido e attuale volto alla conservazione del patrimonio produttivo del Paese, ciò sebbene si abbia consapevolezza della necessità di miglioramenti normativi con riferimento ai requisiti di ammissione alla procedura, al potenziamento del legame tra amministrazione straordinaria e la sussistenza delle concrete prospettive di recupero nonché ad una maggiore tutela del ceto creditorio”.
Tutto questo per far conoscere in modo asettico qualcosa in più di ciò che hanno discusso Antonio Fosson, candidato Presidente della Giunta, Leonardo La Torre, i consiglieri regionali Augusto Rollandin, Luigi Bertschy, Albert Chatrian, Pierluigi Marquis, Stefano Aggravi ed il commercialista Corrado Ferriani.