Il Comitato “Giù le mani dalle acque e dalla CVA” ha il merito di aver sollevato la questione della quotazione in borsa di una parte della CVA che altrimenti sarebbe passata sotto silenzio.
Ha raccolto 3911 firme di cittadini valdostani e le ha consegnate al Presidente del Consiglio Regionale. Il comitato è favorevole ai dibattiti pubblici sull’ argomento ma ritiene che il luogo deputato a discutere e approfondire la questione CVA sia il Consiglio Regionale.
Molta acqua è passata sotto i ponti e molte cose sono cambiate da quando, come dice il presidente della CVA: “Non a caso è questa la strada maestra che il legislatore ha voluto individuare per tenere insieme controllo pubblico, qualità della governance e capacità di competere sul mercato”.
Dicembre 2016, lui non era ancora a capo della CVA e non poteva sapere che il legislatore, ovvero la persona che ha deciso per la quotazione, era lo stesso che ha deciso di acquistare le turbine cinesi; che per fare questo è stata costituita una società privata ad hoc; che è la stessa persona alla quale si deve imputare “l’influenza della politica” (vale a dire assunzioni clientelari, appalti esterni agli amici, dequalificazione all’interno dell’azienda).
Tra le cose cambiate nelle elezioni di maggio 2018, è cambiato anche il Consiglio Regionale che può decidere cosa è necessario fare della CVA in quanto rappresentante dei proprietari di CVA, cioè la popolazione valdostana.
Siamo d’accordo con il presidente CVA: occorre un piano energetico e di risparmio regionale.
In questo caso, basta aggiornare quello voluto trent’anni fa dall’allora assessore all’industria regionale Demetrio Mafrica. Bene ha fatto l’attuale presidente CVA Cantamessa nell’affermare nella sua lettera di domenica 2 settembre: “Concludo ribadendo che, qualunque sia la decisione che l’azionista (la Regione) vorrà prendere, assicuro il pieno supporto e la piena collaborazione al gruppo CVA”.
Rispondiamo anche alle motivazioni addotte per quotare in borsa CVA:
1- Renderla più efficiente.
2- Per mantenere la proprietà della Regione, occorrerebbe cambiare leggi regionali, italiane ed europee. Aggiungiamo noi un terzo e quarto punto:
3- La Regione deve fare cassa per nuovi investimenti.
4- Le acque rimarrebbero nostre. Che differenza passa tra proprietà e gestione delle acque? Alla prima rispondiamo che renderla più efficiente, indipendentemente che sia quotata in borsa o rimanga di proprietà regionale, spetta al Presidente e al Consiglio di amministrazione non accettando imposizioni che non siano decise dal Consiglio regionale.
Ne suggeriamo alcune: assunzioni strettamente necessarie e non clientelari; primato esclusivo degli interessi di CVA e non di altri soggetti; valutazione accurata delle nuove acquisizioni, investimenti, dismissioni, senza accettare interferenze. Alla seconda affermazione, ribattiamo che le leggi, come si fanno, si possono modificare. Sia quelle regionali, sia quelle nazionali; in entrambi i casi le maggioranze sono mutate. Con l’Europa? Abbiamo visto che con l’Europa tutto si può trattare. Alla terza motivazione obbiettiamo che intanto bisognerebbe capire se i quattrini eventualmente incassati con la quotazione in borsa sono a disposizione del Consiglio regionale (Casinò docet).
Inoltre, quei quattrini, per quali investimenti sarebbero destinati? Per elettrificare la ferrovia? Siamo d’accordo ma perché quotare in borsa? Perdendo per sempre un terzo degli utili CVA che ammontano da 12 a 20 milioni annui che moltiplicati per 20 anni fa 240, 400 milioni da collocare a tal scopo. Poi se proprio mancano soldi per investimenti, tipo la ferrovia, si potrebbero emettere dei Buoni Fruttiferi Regionali. Basta esaminare i dati di Banca Italia per capire a quanto ammontano i risparmi dei cittadini valdostani.
Ora quanto sono gli interessi che le banche pagano per i nostri risparmi? Zero o quasi. Basterebbero le garanzie della regione con un rendimento del 2-4% e secondo gli anni vincolati, per finanziare l’investimento ferrovia.
Alla quarta, infine, replichiamo che si è vero, le acque rimarrebbero di nostra proprietà ma… date in gestione. Ora, se io affitto casa mia a qualcuno, poi non è che posso decidere di entrare e uscire quando mi fa comodo.
Occorre che il governo regionale, se non il Consiglio, attivi la Commissione Paritetica Stato - Regione affinché la produzione di energia elettrica con fonte rinnovabile come l’acqua sia esclusa dalle liberalizzazioni.
E a proposito di privatizzazioni, liberalizzazioni, vorremmo far notare che sono state privatizzate: le Poste con la chiusura degli uffici nei piccoli centri; l’Enel e il risultato lo abbiamo visto con le bollette, la distruzione di professionalità e uno “spezzettino” di aziende ove è difficile capirci qualcosa; le banche che ora dobbiamo salvare; le ferrovie con grave danno per le tratte locali.
Vogliamo continuare?





