CRONACA - 16 agosto 2018, 20:09

L'inferno del Ponte Morandi negli occhi di un soccorritore valdostano

Patrick Ronc nel 2016 in addestramento con il cane Honey (immagine dal profilo Fb)

Patrick Ronc nel 2016 in addestramento con il cane Honey (immagine dal profilo Fb)

Nemmeno i Vigili del fuoco valdostani potevano immaginare lo spettacolo di morte e distruzione che li attendeva al Ponte Morandi di Genova.

"Una scena catastrofica. Quello che ci siamo trovati di fronte era peggio di Amatrice o di Rigopiano o di Norcia" ha detto all'Ansa Patrick Ronc, coordinatore delle unità cinofile dei Vigili del fuoco di Aosta, una carriera professionale trascorsa su calamità naturali. Ronc è appena rientrato da due giorni di lavoro tra le macerie del ponte: "Quando abbiamo sorvolato l'area con l'elicottero - ha spiegato - si capiva che era un disastro. Le ricerche erano difficili per la difficoltà di movimentazione, c'erano ferri ovunque, e poi enormi blocchi di cemento, benzina e olio, i cani facevano fatica e rischiavano di ferirsi". Sono stati cinque i cani giunti a Genova dalla Valle d'Aosta (in totale una trentina da mezza Italia).

"Abbiamo lavorato soprattutto all'estrazione di cadaveri - aggiunge - e la scena era terribile. Abbiamo effettuato ricerche nella zona dell'isola ecologica dell'Amiu dove risultava un disperso, i cani hanno segnato punti di interesse, ora bisognerà scavare".

E' il racconto di chi si è trovato a cercare di salvare vite umane in una situazione estrema e pericolosa: "Era difficile spostarsi - ha continuato a sottolineare Ronc - spesso dovevamo prendere i cani in braccio o imbragarli. C'erano passaggi stretti, fessure, e tutti quei ferri che spuntavano. Mentre in altre occasioni come ad Amatrice potevi spostare delle pietre per cercare, qui solo gli scavatori possono fare qualcosa".

red. cro.

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