Calciatore negli anni 50-60, ruolo mezz’ala sinistra, ha giocato in Rappresentativa, ha indossato la maglia rossonera dell’Aosta Calcio ma ora indossa la maglia rossa del Pd e si candida alle elezioni regionali del 20 maggio. Lo fa d’impeto, senza dribblare come faceva quando sul rettangolo verde doveva saltare l’avversario per lanciare al centravanti il pallone del goal.
Posso chiamarti ancora collega?
“Certo”.
Ti sarai accorto che questa tua scelta ha lasciato basiti tanti e molti altri li ha fatto prendere coscienza che parlare o scrivere non basta; si deve scendere in campo…
“Hai ragione. Dopo una vita passata fuori da partiti e movimenti politici, spesa da giornalista a raccontare sulle pagine regionali del quotidiano La Stampa i fatti dei Consiglio comunale di Aosta, del Consiglio regionale, le elezioni comunali, regionali e politiche, ho deciso di passare dall'altra parte delle barricata”.
Hai scelto di metterci la faccia, di vedere la politica in modo diretto, da dentro; perché?
“Per esplorare un mondo che ho conosciuto, ma solo parzialmente, edulcorato dai filtri che da sempre i partiti ed i movimenti mettono tra quanto succede realmente al loro interno ed il mondo dell'informazione”.
Perché il Pd?
“Perché mi ha dato l’opportunità proponendomi la candidatura per le regionali del 20 maggio. Un invito a nozze per un ‘sinistrorso’ come me, cresciuto in una famiglia già di sinistra durante il pericoloso ventennio fascista e poi con un padre che entrava nello spazio dello stabilimento Cogne" con L'Unità in tasca. Erano, è bene non dimenticarlo, gli anni della Guerra Fredda e il giornale del Partito Comunista non era proprio una lettura gradita all'interno dei reparti dello stabilimento siderurgico. Mio padre ha pagato pegno a questa sua fede. E anch'io ho pagato la mia parte.
In tanti dicono che il Pd non rappresenta più la sinistra…
“Con i ricordi che ho detto, candidarsi oggi per il Partito Democratico, mentre i Dem vivono il periodo forse più difficile della loro storia, mi è parso semplicemente naturale. Il Partito Democratico in Valle d'Aosta è l'unico che si presenta agli elettori valdostani indicando chiaramente nel simbolo il suo essere sinistra valdostana.
Ma come è nata la tua candidatura?
“E’ nata con lo spirito di J.F. Kennedy, indimenticato presidente degli Stati Uniti, che in uno dei suoi primi discorsi presidenziali rivolto ai suoi connazionali disse non chiederti cosa gli Stati Uniti possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per gli Stati Uniti”.
Quindi?
“Con un pizzico di presunzione è questo il pensiero che mi ha portato ad unirmi alle compagne ed ai compagni che sono impegnati nella lista del Partito Democratico ed a tutti quelli che lavorano affinché le elezioni regionali segnino un passo avanti del Partito”.
La Sinistra, dal PCI nell'aprile del 1946, anno del primo Consiglio regionale nato dal CNL, e in tutte le sue molteplici declinazioni, è sempre stato presente nell'assemblea legislativa valdostana; quale il tuo impegno?
“Il mio impegno, come quello di molti altri che con me stanno compiendo il viaggio verso il 20 maggio è portare nell’aula consiliare, per la XV legislatura, la voce della Sinistra Autonomista Progressista e Riformista”.
Scusa se insisto; accantoniamo l’ideologia, i ricordi ed il passato, ma per i valdostani e per i problemi con i quali devono fare i conti tutti giorni che progetti hai?
“Il Partito Democratico si presenta alla regionali del 2018 con un programma articolato in otto punti, assi fondamentali per proseguire nella timida ripresa messa in cantiere in questi ultimi mesi”.
In sintesi Sandro...
“In estrema sintesi vista la situazione attuale della Valle d'Aosta e in un Partito che al centro mette ‘le persone’ il punto principale non poteva che essere ‘il lavoro’”.
Ovvero?
“Vogliamo favorire con il lavoro la crescita della comunità valdostana e rilanciare l'occupazione. Poi viene la scuola, settore in cui c'è da combattere l'abbandono scolastico, si devono aumentare gli investimenti, rafforzare il rapporto con l'impiego e la formazione, rilanciare l'Università”.
Trasporti e mobilità sono anche per te due priorità?
“Rispetto a chi predica illusoriamente balle spaziali come l'Alta velocità e trafori per collegare Aosta con Parigi il Partito Democratico, più concretamente e realmente, vuole che i valdostani in primis possano andare a Torino almeno con il medesimo tempo (poco più di due ore) che la ferrovia impiegava agli albori (fine 1800) e vuole fortemente il ripristino dell'Aosta/Pré-Saint-Didier”.
E per la sanità?
“L'imperativo, nonostante le sofferenze finanziarie, è mantenere vivi l'alta qualità della sanità valdostana e il suo welfare”.
E per il turismo?
“Vogliamo la valorizzazione della cultura materiale e immateriale e un casinò privatizzato, dove non si debbano più dare risorse pubbliche ma affidarsi a una gestione privatizzata con il mantenimento della proprietà pubblica.
Tema scottante è anche la burocrazia…
“Esatto; l'impegno fondamentale deve essere mirato alla sburocratizzazione, alla creazione di una amministrazione ‘amica’ e non ‘avversaria’ del cittadino".
Altro?
"Last but non least; ultimo ma non ultimo asse il Partito Democratico lo individua nei diritti e doveri uguali, pari opportunità per tutti. Per una Valle d'Aosta accogliente e solidale”.
Finiamo dove abbiamo iniziato. La candidatura è un punto di non ritorno al giornalismo?
“Lasciamo passare il 20 maggio”.
Merci