Non è strano che la parola "campagna" sia usata sia per la politica che per la guerra?
La definizione del vocabolario è: " Luogo aperto, che si presta al rapido movimento di truppe e di mezzi guerreschi. Di qui l’uso della parola come sinonimo di guerra o per indicare il periodo di tempo in cui è possibile compiere operazioni belliche". Vista così, la cosa non appare più tanto strampalata, vero?
A ragione Moreno Rossin afferma che le elezioni regionali non sembrano interessare più di tanto la gente, ma a ben guardare tra i politici le ostilità sono già iniziate, eccome. Si va dalle scaramucce per infastidire il nemico che compaiono sui social, agli attacchi strategici nelle adunanze che gettano fumo negli occhi per dimostrare di essere i più bravi prima ancora di lanciarsi nella mischia.
Mi riferisco a certe polemiche per programmi e lavori che stanno seguendo il loro corso regolare ma si vogliono far passare per lungaggini, o alle diatribe per cose che lungaggine lo sono da anni, bellamente dimenticate con buona pace di tutti, che guarda caso ritornano in auge proprio adesso. Non sono che attacchi di artiglieria leggera, buoni ad alzare un po’ di polvere e mettere sulla difensiva l’avversario che, se sbaglia tattica di difesa, rischia comunque figuracce cruciali per l’esito della pugna.
Ma ora che gli schieramenti sono formati e gli atti ufficiali hanno sancito l’inizio del conflitto, stanno arrivando le prime cannonate: le dichiarazioni ufficiali, i programmi, i piani di azione. In breve, le promesse elettorali! Udite udite, le parole echeggiano come boati e sembrano poter sfondare il muro della nostra diffidenza. In realtà se sbagli a calcolare la gittata e punti ad un obiettivo troppo lontano dalle tue possibilità rischi un patetico flop. Facile garantire alcunché (sanità, tasse, autostrada, lavoro, per non parlare di grandiosità fantasiose) senza spiegare come e con quali mezzi andrai ad ottenerlo, peggio quando la solita promessa rimbalza di votazione in votazione sui bastioni delle nostre urgenze senza esser mai arrivata a bersaglio.
Se poi andiamo a vedere le parole più usate, ci rendiamo conto che non sono che pallottole spuntate: coerenza, onestà, concretezza, cambiamento… ci fanno il solletico come mosche noiose, che siamo stanchi di sentire ronzare. Con “armi” così poco attendibili ci sarà una compagine in grado di sfondare le linee nemiche? Temo che il mese scarso che manca alle elezioni sarà solo una guerra di logoramento, combattuta tra fazioni non in grado di prevalere l’una sull'altra con argomentazioni decisive.
A logorarsi saranno la nostra pazienza, fiducia e attenzione. Ovvio che di questa campagna elettorale non si parla fra la gente, in realtà non c’è niente di nuovo di cui parlare. C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel togliergli la voglia di votare. (Robert Sabatier)