Verso una soluzione definitiva, il caso 'acqua potabile inquinata' al carcere di Brissogne. L’Amministrazione comunale del paese dell'envers si è infatti resa disponibile a consentire l’allaccio della Casa circondariale all’acquedotto comunale. Lo ha annunciato venerdì sera il sindaco, Bruno Menabreaz (nella foto), durante i lavori del Consiglio municipale. Menabreaz ha anche precisato che, al fine di evitare disservizi agli utenti, è stato inserito un limite di prelievo di un litro al secondo, ovvero circa 300 litri a persona al giorno.
Potrebbero dunque presto cessare i disagi quotidiani relativi alla carenza di acqua potabile che da mesi si trascinano fra le mura del carcere di Brissogne, e che sono stati oggetto di un'indagine della Procura, di iniziative in Consiglio Valle nonchè dell'interessamento del ministero di Grazia e Giustizia e del Garante dei diritti dei detenuti della Valle d'Aosta, Enrico Formento Dojot.
Da quasi tre mesi il sistema di potabilizzazione delle acque nel carcere funziona male e l'amministrazione penitenziaria non ha potuto far altro che distribuire bottiglie di minerale, nella misura di due litri al giorno ciascuno, ai circa 200 detenuti e agli agenti di Polizia penitenziaria. Attualmente il carcere dispone di un pozzo proprio dal quale le pompe aspirano l’acqua e la distribuiscono nella struttura, ma sempre più spesso l’acqua è inquinata.




