“Oggi, lunedì 25 settembre 2017, su proposta dell’Assessorato della Sanità, salute e politiche sociali, la Giunta regionale ha approvato la partecipazione della Regione in qualità di partner, alla proposta progettuale “un welfare comunitario e tecnologico per la popolazione anziana vulnerabile – welcomtech” nell'ambito del Programma Interreg Italia – Svizzera 2014/2020, in partenariato con la Regione Piemonte (capofila) e il partner svizzero Laboratorio Ingegneria Sviluppo Schürch (LISS)”. E’ quanto si lesse in un comunicato pubblicato sul sito della Regione alla fine nello scorso mese di settembre, ma da allora un silenzio tombale avvolge il progetto.
Il progetto, come spiegarono all’epoca, intende sostenere la qualità di vita della popolazione anziana vulnerabile a domicilio, in particolare di sperimentare un modello congiunto italo-svizzero finalizzato a rafforzare, soprattutto nelle aree a rischio spopolamento, le reti di prossimità coinvolgendo le giovani generazioni affinché diventino animatori di comunità. Questo non solo per alleviare la vita di persone e famiglie fragili, ma anche per alimentare nei giovani un nuovo e solidale senso di appartenenza al territorio in cui vivono.
Un silenzio tombale che stupisce per i contenuti di un progetto di grande valenza sociale. Infatti, in base agli annunci, il Sistema di azioni incluse nel progetto prevedono da un parte sull’adozione di nuovi strumenti tecnologici a favore del mantenimento delle persone anziane e con disabilità a domicilio, dall’altra intende reclutare giovani disponibili a vivere esperienze di assistenza e di animazione delle piccole comunità rurali. E dio sa quanto importante sia per la Valle d’Aosta mantenere popolata la montagna. Forse il problema sta nel fatto che ancora troppi paesi e troppi villaggi sono privi di collegamento internet; oppure è disponile a costi elevati che con la pensione da fame di chi vive nelle zone rurali non può permetterselo.
All’epoca l’assessore alla sanità, Luigi Bertschy (nella foto sopra), disse: “Il progetto ha l’obiettivo di contribuire alla sostenibilità del welfare locale, sperimentando un modello di intervento preventivo a favore della popolazione anziana per contrastare l’isolamento e l’impoverimento sociale e culturale, in particolare in zone montane come la nostra”.
Per questo sottolineò per questo, per questo, l’opportunità di “coniugare l’utilizzo di nuove tecnologie con un rafforzamento delle relazioni tra persone, anche di generazioni diverse per contrastare solitudine e isolamento”.
Ma l’isolamento pare continuare. Quanche hanno fa la Regione finanziava corsi per avvicinare gli anziani alle nuove tecnologie e favori l'acquisto di computer e tablet.
Quelli che erano giovani allora oggi sono anziani e magari anche esodati, ma non hanno alcuna agevolazione per accedere alle innovazioni teconologiche. Forse non ci sono più soldi perché sono stati malspesi spesi per il casino, il museo archeologico, l'ospedale, i cui lavori sono fermi da mesi, e l'aeroporto i cui cantiere è fermo da anni.






