CRONACA - 07 febbraio 2018, 12:18

I carabinieri di Aosta sgominano la 'banda del mattone'

da sn il pm Carlo Introvigne e il capitano Danilo D'Angelo

da sn il pm Carlo Introvigne e il capitano Danilo D'Angelo

Nella notte tra il 5 e il 6 maggio rubarono due auto a Charvensod e le utilizzarono per compiere una 'spaccata' alla boutique 'Moncler' di Courmayeur. I carabinieri di Aosta però, coordinati dal pm di Aosta Carlo Introvigne con l'egida del procuratore capo Paolo Fortuna, si erano messi subito sulle loro tracce e ieri, martedì 6 febbraio, hanno arrestato per furto aggravato in concorso Lucian Dima Tudor, 34 anni e Ciprian Brasoveanu (36) già detenuto per altro reato; analoga misura cautelare è stata emessa nei confronti di Alexandru Andrei Istoc (32), attualmente irreperibile e ricercato. Sono tutti romeni residenti a Torino.

Il capitano dei carabinieri Danilo D'Angelo, Comandante del Nucleo radiomobile di Aosta, ha spiegato oggi in conferenza stampa che le due auto usate per il 'colpo' erano state rubate alla concessionaria Nuova Autoalpina di Charvensod; con quelle i ladri avevano raggiunto Courmayeur e avevano effettuato la spaccata al negozio Moncler di via Roma, riuscendo a rubare capi d’abbigliamento per un controvalore di circa 40.000 euro.

Uno dei due veicoli asportati, una Fiat 500 Abarth, era stato abbandonato sul posto per una probabile avaria, l’altro, un'Alfa Romeo 159 SW, veniva utilizzato per la fuga e per raggiungere direttamente Torino in autostrada; il veicolo successivamente è stato recuperato ad Asti nel mese di luglio.

Modus operandi dei ladri: Alle ore 4.34 del 5 maggio scorso tre persone hanno fatto ingresso nell’area della concessionaria; due dei malviventi si sono diretti verso le autovetture depositando nel bagagliaio dell’Alfa un blocco di cemento pesante ed altri strumenti utilizzati per lo scasso. Dalla visione delle telecamere istallate nella zona le due auto asportate dalla concessionaria Autoalpina, insieme ad una terza – il muletto con cui i tre erano giunti da Torino indisturbati – si erano separate non appena uscite dall’area della concessionaria, una procedendo verso l’abitato di Pollein mentre la seconda per Aosta, ricongiungendosi nei pressi dell’ingresso autostradale, utilizzando un telepass della concessionaria ed oltrepassando incolonnati il casello. Poco dopo le 5 i veicoli già entravano nell’area pedonale di Courmayeur; alle 5,10 scattava l’allarme; 15 minuti dopo erano già al casello autostradale di Aosta avendo abbandonato la Fiat 500 a Courmayeur.

Davanti al negozio di abbigliamento successivamente veniva rinvenuto un blocco di cemento forato di 60 cm x 20 cm di larghezza e profondità, utilizzato per rompere il vetro della porta.

Nella serata del 28 aprile Dima e altri due complici avevano tentato di effettuare un furto presso un esercizio pubblico di Torino. Tali avvenimenti erano stati immortalati dall’impianto di videosorveglianza del locale che, oltre ad aver consentito l'identificazione di Dima, aveva reso immagini dell’abbigliamento indossato dal gruppo nell’azione.

Le caratteristiche dei vestiti erano state riscontrate in uno dei tre ladri che avevano perpetrato il furto dei due veicoli all’Autoalpina: si tratta della persona che si pone alla guida dell’Alfa 159 SW che poi proseguirà sino alla zona autostradale insieme alla Fiat Stilo guidata da Dima. Inoltre, all’interno del veicolo utilizzato a Torino, poi rinvenuto dai carabinieri, tra i vari materiali costituenti l’equipaggiamento per l’azione figurava anche un blocco di calcestruzzo preformato per perimetrazione da cantiere, analogo a quello utilizzato per lo sfondamento della vetrina Moncler di Courmayeur, nonchè altro materiale idoneo all’effrazione. "Dalla cronologia dei fatti - ha sottolineato D'Angelo - è lecito ritenere che gli indagati formassero in quel periodo un gruppo criminale costantemente operativo. Dall’analisi del traffico telefonico inoltre si evince che ogni qual volta i tre si muovessero per compiere 'spaccate' fosse pratica abituale spegnere le proprie utenze cellulari: ciò ha comunque permesso di ricostruire i continui rapporti criminali della banda". Questo e gli altri elementi sono tutt’ora al vaglio per le altre spaccate commesse verosimilmente dal gruppo di romeni.

"Una massiccia attività investigativa con analisi di tabulati e dei filmati delle telecamere della videosorveglianza presenti sul territorio - ha concluso l'ufficiale - unite a intuito investigativo dei militari operanti e alla circolarità informativa dei reparti dell’Arma del vicino Piemonte hanno permesso di individuare questa pericolosa banda, dimostrando che in valle i carabinieri pongono la massima attenzione al fenomeno predatorio".

val.pra.

SU