FEDE E RELIGIONI - 24 gennaio 2018, 09:30

I giornalisti nel solco di san Francesco di Sales

Il Corriere della Valle, il settimanale della Curia, ha pubblicato l'editoriale di Ezio Bèrard che per gentile concessione del Direttore, Fabrizio Favre, rproponiamo ai lettori di Aostacronaca.it

I giornalisti nel solco di san Francesco di Sales

I giornalisti valdostani, su iniziativa  dell’U.C.S.I. (Unione Cattolica Stampa Italiana) e dell’Ufficio Pastorale delle Comunicazioni Sociali, festeggiano oggi mercoledì 24 gennaio prossimo alle 11, ad Aosta nella cappella del Seminario, ospiti del rettore don Renato Roux, il loro santo patrono. Non va dimenticato che il Seminario diocesano, come i giornalisti, ha come patrono san Francesco di Sales.

La scelta di festeggiare congiuntamente il vescovo di Ginevra, iniziata nel 1998, è diventata con il passare degli anni un momento di incontro atteso che riconferma anno dopo anno, l’attualità di un sacerdote predicatore, dottore della Chiesa, che continua a essere un esempio per coloro che devono “usare la parola e gli scritti” nell’attività quotidiana.

La Santa Messa, che vedrà uniti nella preghiera seminaristi, sacerdoti, professori, benefattori amici del seminario, giornalisti e quanti amano san Francesco di Sales, sarà concelebrata dal vescovo mons. Franco Lovignana. La festa è legata a questa figura di santo predicatore che nella Ginevra calvinista del suo tempo escogitò forme di prossimità per evangelizzare.

Per incontrare i molti che non avrebbe potuto raggiungere personalmente con la sua predicazione, fece distribuire dei foglietti che venivano puntualmente recapitati casa per casa e fece affiggere nei luoghi pubblici dei manifesti dove erano riportate le sue riflessioni. Questa intuizione, frutto di un lavoro instancabile, dette risultati notevoli, agevolando il ritorno di molti che avevano lasciato il cattolicesimo.

La ricorrenza di san Francesco di Sales dà la possibilità di ricordare alcuni aspetti di questo santo considerato uno dei più grandi maestri di spiritualità. La sua testimonianza si caratterizzava per l’aderenza alla vita normale, per una sensibilità positiva nel quotidiano. Francesco di Sales considerava la vita di ogni singola persona degna di aprirsi alla santità. Riuscì a scorgere in quei anni difficili, nella cultura del momento, spazi nuovi di umanità e di evangelizzazione. Viveva questa originale vita spirituale con grande impegno intellettuale, usando un linguaggio semplice ma al tempo stesso preciso e profondo negli interventi, nei dibattiti, nei colloqui e nelle omelie.

La sua scrittura era comprensibile, accattivante capace di stimolare e di generare frutti spirituali concreti, attraverso le sue opere e le migliaia di lettere  scritte nel corso della sua vita. Queste doti comunicative lo resero in breve tempo assai celebre sconfessando coloro che lo rimproveravano di essere troppo mite e troppo accomodante. A costoro il Vescovo di Ginevra rispondeva che «gli uomini fanno di più per amore e carità che per severità e rigore, e che egli si era sempre pentito per quelle pochissime volte che era ricorso a risposte pungenti».

In un contesto mediatico, come quello che viviamo, profondamente segnato da continui cambiamenti tecnologici, da nuovi mezzi di comunicazione, da notizie false, da scoop immaginari, da dibattiti urlati in cui sempre più sovente il dialogo sembra diventare impossibile ci rendiamo conto che, nella professione di giornalisti e di comunicatori, ma anche nella vita quotidiana, san Francesco di Sales ancora oggi ci parla con un linguaggio attuale e con una particolare predilezione ai laici. A toni polemici e atteggiamenti severi Francesco preferiva il metodo del dialogo e della dolcezza, seguendo la massima: «Se sbaglio, voglio farlo per troppa bontà piuttosto che per troppo rigore».

Fu dunque una giusta valutazione quella che indusse Pio XI, il 26 gennaio 1923, a proclamare Francesco di Sales, patrono di «tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina» (Enc. “Rerum omnium”). E all’indomani del Vaticano II, Paolo VI volle nuovamente additare il Vescovo di Ginevra come modello dei giornalisti cattolici nella Lettera Apostolica “Sabaudie gemma”.

È diventata poi tradizione che il testo del messaggio pontificio in occasione della Giornata mondiale per le Comunicazioni sociali venga pubblicato proprio il 24 gennaio di ogni anno in concomitanza con la memoria liturgica del santo.                                                                              

Ezio Bérard

SU