Assediata da vecchie e nuove forme di colonialismo economico e ideologico, l’Amazzonia rappresenta per il mondo una «riserva» — non solo «biologica» ma anche «spirituale» e «culturale» — da difendere e da tutelare. Nasce da questa convinzione l’appello lanciato da Papa Francesco a «rompere il paradigma storico» che considera la regione amazzonica solo «una dispensa inesauribile» a cui attingere senza scrupoli e, soprattutto, «senza tener conto dei suoi abitanti».
Ai quali, non a caso, il Pontefice ha voluto riservare il primo degli incontri pubblici nella fitta agenda di appuntamenti che scandiscono la visita in Perú.La giornata di venerdì 19 gennaio si è aperta infatti con il trasferimento da Lima a Puerto Maldonado, dove il Papa ha trascorso gran parte della mattinata tra i rappresentanti dei popoli indigeni.
Circa quattromila lo hanno salutato al Coliseo Madre de Dios e poi — dopo l’incontro con la popolazione all’istituto Basadre e la visita alla casa El Principito, che si occupa di assistere i piccoli che non hanno famiglia — nove di loro, in rappresentanza di diverse etnie, hanno pranzato con lui nel centro pastorale Apaktone.Rientrato a Lima nel pomeriggio, dopo una breve sosta nella cappella della base aerea della capitale, Francesco ha raggiunto il palazzo del Governo per parlare alle autorità e ai rappresentanti del corpo diplomatico e della società civile.
Quindi si è recato nella vicina chiesa di San Pietro, dove ha incontrato un gruppo di confratelli gesuiti. In serata il rientro in nunziatura e la benedizione alle numerose persone che lo attendevano per salutarlo.





