- 17 novembre 2017, 09:30

Ma chi ci governa, la Banda Bassotti?

Ma chi ci governa, la Banda Bassotti?

Non desta particolare simpatia Paperon de’ Paperoni, il riccastro esagerato che passa la vita a nuotare nel suo oro, ma neppure il gruppetto mascherato che ha come unico scopo quello di impadronirsi di tale tesoro, che in fondo non è loro.

Li avete presenti? Tutti identici, con l’aria birbona e subdola, perennemente alla ricerca dell’espediente che permetterà loro di sistemarsi a spese degli altri.

Non hanno un nome, ma si distinguono per il numero stampato sulla maglietta, che altro non è che l’anagramma delle solite tre cifre, riproposte in tutte le combinazioni necessarie per differenziare i lestofanti. Certo, c’è l’abbuffone perennemente affamato, il fantasioso alla ricerca di “colpi” ingegnosi per arricchire in fretta, il trasformista in grado di cambiare aspetto così da intrufolarsi indisturbato ovunque.

Chissà, forse c’è anche il Bassotto sostanzialmente buono, nel quale la disonestà non è che un vizio metabolizzato suo malgrado nell’ambiente che frequenta. Ricordo persino vagamente un Bassotto con l’aureola che tentava di spacciarsi per innocente anche di fronte all’evidenza del misfatto. Sta di fatto che, gira e rigira, sono tutti uguali, qualunque sia la sigla con cui si presentano: avidi e mai sazi, sfrontati e impudenti nelle loro malefatte.

A volte riescono anche a farci sorridere per la goffaggine caparbia con cui rincorrono la ricchezza quando, maldestri e distratti, si dimenticano soldoni ovunque (ah no, scusate, questi sono altri!), ma a lungo andare il divertimento dura poco e le avventure della banda finiscono per deludere. Temo di aver mescolato un po’ il fumetto con la realtà: la banda nostrana, anche se l’abbiamo scelta noi, non ci ispira la svagata benevolenza degli imbranati e inconcludenti Bassotti.

Ci stiamo rendendo conto, purtroppo, che con le loro cattive condotte i nostri irriducibili politici stanno ammorbando il nostro quotidiano con un malessere sempre più diffuso. Il fatto è che, anche se non siamo Paperoni,  se si impossessano dei nostri beni per i loro vantaggi personali ci arrabbiamo. E siamo sgomenti nel vedere questi figuri che sfilano sulla scena pubblica apparentemente diversi, ma sostanzialmente equivalenti nel tradire la fiducia che abbiamo risposto in loro, con fattacci quasi quotidiani che non ci sbalordiscono ormai più, anche se stentiamo ancora a credere, ma ci avviliscono soltanto.

Non siamo Paperoni, ma ci sentiamo trattati da polli spennati. Gran brutta sensazione….

Panta Rey

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