ATTUALITÀ - 13 febbraio 2017, 17:16

Ricorso al Tar contro la nuova farmacia comunale nel Gros Cidac

Ricorso al Tar contro la nuova farmacia comunale nel Gros Cidac

La società Envers srl, che gestisce la farmacia comunale di Charvensod, ha depositato un ricorso al Tar contro il trasferimento della farmacia comunale numero 4 di Aosta nell'ipermercato Gros Cidac. Aperta dal 5 dicembre scorso in uno spazio di 200 metri quadrati e con nuovi servizi, prima era nei più piccoli locali (70 metri quadrati) di via Saint-Martin-de-Corléans.

I due esercizi sono a circa 700 metri l'uno dall'altro. Al centro del contenzioso l'autorizzazione al trasferimento rilasciata dall'Usl il 29 novembre e i danni subiti per il presunto mancato rispetto delle distanze minime dalla farmacia più vicina già aperta: di 1.500 metri nel caso di una nuova apertura ma di 200 metri per un trasferimento.

La prima interpretazione è quella dei ricorrenti, la seconda quella di Usl e Aps, che gestisce la farmacia aostana. "Siamo abbastanza tranquilli, l'Usl ha fatto una istruttoria precisa e dettagliata. La stessa Envers ha aperto una farmacia al Carrefour di Pollein", commenta Guido Grimod, presidente Aps. L'udienza davanti al Tar della Valle d'Aosta è prevista a partire da maggio.

L'Envers srl (ex consorzio dell'Envers) consente ai comuni di Charvensod, Gressan, Jovencan e Pollein di gestire in forma associata servizi pubblici locali in base a una convenzione.

E' quanto si legge in un lancio dell'agenzia Ansa.

Il 2 dicembre scorso Aostacronaca.it ha pubblicato un articolo che pone l'accento sul ruolo delle farmicie. Questo l'articolo:

Le farmacie stanno perdendo il ruolo di presidio sanitario al servizio dei pazienti

Farmaci, farmacisti e farmacie non sono prodotti come tutti gli altri. Un’affermazione che pare lapalissiana ma che nei fatti fotografa una realtà che sta scomparendo con il contributo, anche di una riforma strisciante che figura nell’agenda del Governo centrale, che desta preoccupazione negli operatori del settore e che pare non interessare i nostri amministratori e politici.

Infatti, dietro ogni farmaco ci sono anni di ricerca specializzata, ma sopratutto dietro ogni farmacista c’è un percorso di studi lungo e faticoso e dietro ogni farmacia c'è un lento e progressivo accumularsi di esperienza umana e scientifica.

Non si può dunque ridurre il farmaco ad un qualsiasi prodotto il farmacista ad un qualunque commesso e una farmacia ad una sorta di supermercato dove si trova di tutto e di più come stiamo assistendo impotenti.

Ma il peggio deve ancora venire e giungerà con il previsto via libera alle società di capitali che potranno diventare titolari delle farmacie, con l'unico limite di non avere tra i soci medici, informatori scientifici e produttori di farmaci. Sostenere l'ingresso nella proprietà delle farmacie di chi non è farmacista significa umiliare e negare la professione alla maggioranza dei farmacisti laureati. Di più le società di capitali che guardano più al incassi che alla salute dei pazienti.

Sul portale di Federfarma si legge che  le  farmacie sono fonte di risparmio per Servizio sanitario nazionale e regionale.

Infatti, le farmacie aiutano la sanità pubblica a risparmiare anche nell'ambito dei servizi, offrendo la possibilità di effettuare prenotazioni, ritiro referti e prevenzione, ad esempio lo screening per il tumore del colon retto.

La distribuzione del farmaco e dei presidi medici deve continuare ad essere una rete capillare delle farmacie del territorio.

Sia i cittadini, le associazioni che li rappresentano, gli amministratori ed i legislatori quando parlano o si occupano di farmaci e farmacie dovrebbero avere presente, ed agire di conseguenza, valutare il concettosi servizio di farmacia, ossia che quella croce verde che indica la farmacia, al momento distribuito uniformemente su tutto il territorio, si trova una persona, un medico, un farmacista in grado di dare un consiglio, mettendo la propria faccia e la propria professionalità, sul buon uso del farmaco. E’ necessario riconoscere, rilanciare e valorizzare il ruolo sociale e sanitario della farmacia e la necessità di far prevalere la tutela della salute dei cittadini.

Certo una farmacia deve avere un vasto assortimento per soddisfare la richiesta del proprio cliente. In farmacia deve operare un professionista aggiornato che abbia quindi l’adeguata preparazione  scientifica, l’onestà intellettuale  e la serenità economica tali da sconsigliare l’uso di un farmaco piuttosto che di un integratore quando non ne ravvede la necessità.

Ma anche le associazioni dei Consumatori dovrebbero fare la loro parte. Risparmiare qualche centesimo su un farmaco può rappresentare un costo maggiore per la società. Meglio un farmacista che non fa sconti ma che sconsiglia l’uso di un farmaco che una farmacia che fa sconti ma non educa il paziente.

La riforma delle farmacie non introduce nessun miglioramento ma, come ha detto la Senatrice Binetti, “sferra un attacco drammatico al cuore di uno dei valori costituzionali più preziosi: la salute". Con una legge si corrompe “un sistema di garanzie, consolidato nel tempo, e che finora - spiega Binetti – si manteneva sulla stretta alleanza medico-paziente-farmacista".

 Il possibile ingresso in Italia di catene di farmacie porterà la cultura del profitto abbandonando l’attenzione del paziente-cliente. Già oggi, in certe parafarmacie gli addetti sono costretti a raggiungere obiettivi commerciali obbligandolo così a vendere sciroppi e pillole a clienti che non ne hanno bisogno.

Di tutto questo dovrebbero tenere conto anche i nostri legislatori ed i nostri legislatori. Le farmacie stanno nascendo ovunque. E questo diventa un danno. L’autorizzare l’apertura o il trasferimento di farmacie nei pressi dei centro commerciali significa desertificare il territorio. Significa togliere ossigeno alle farmacie rurali o comunali.

Aprire una farmacia al Carrefour piuttosto che alla Cidac significa perdere di vista il ruolo di presidio farmaceutico sul territorio. 

Le farmacie nei centri commerciali tolgono risorse alle farmacie dei comuni limitrofi ed i farmacisti saranno costretti chiudere. E così dopo il panettiere, il negozio di prossimità, gli uffici postali, le edicole, chiuderanno anche le farmacie. Altro che politiche contro lo spopolamento delle periferie.

red

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