- 21 novembre 2016, 09:00

RITRATTI: Carlo Gobbo, dalle tv locali all’intervista a San Giovanni Paolo II

Riuscì a catturare una dichiarazione di Cassius Clay fermandone la moglie. “E’ stato un colpo gobbo” dice ridendo

Carlo Gobbo

Carlo Gobbo

Nel 1978 ancora non esistevano le sedi regionali della Rai; l’informazione locale veniva dalle televisioni private; in Valle d’Aosta la più seguita era Rta, vi lavoravano Dario Cresto-Dina, oggi vice direttore a La Repubblica, Marco Moussanet, oggi al Il Sole 24 Ore, Pierangelo Sapegno, nipote di Natalino, per tanti anni inviato speciale a La Stampa, Luciano Caveri, Beatrice Mosca, Enrico Martinet e Carlo Gobbo.  “Curavo la redazione sportiva – ricorda Gobbo – con Mauro Riccioni che seguiva il calcio femminile, con Roberto Botalla ed Alberto Rodari; era un grande gioco, c’era tanto entusiasmo.” Oltre all’entusiasmo c’era tanta classe, visto dove molti di quei redattori sono arrivati.

Erano tempi mitici, un po’, come nel film “Prima pagina”. Ricorda Gobbo. “Capitò che c’era a Saint-Vincent Cassius Clay, allora non ancora Mohamed Alì, inavvicinabile e con lui c’era anche la bellissima moglie; ero con l’operatore Venanzio Grande e fermammo la moglie , le feci qualche domanda; lui andò avanti qualche passo poi, accorgendosi che la moglie era rimasta indietro tornò verso di lei. Così lo intervistai, gli chiesi se non gli pesava passare la vita in giro per il mondo. I grandi inviati invece non riuscirono parlargli.” “Fu un vero colpo gobbo”, commenta oggi ridendo per il gioco di parole.

Nel 1980, però, le ristrettezze economiche imposero la chiusura di Rta. “Fui l’ultimo ad uscire. – dice Gobbo – Una domenica presi una telecamera e da solo andai a seguire una partita di calcio, venne uno schifo.” Nel 1979, intanto, La Stampa aveva aperto la redazione ad Aosta. “Piero Cerati, responsabile delle pagine aostane mi chiamò per coordinare lo sport. – dice Gobbo – Fu una grande palestra perché imparai a scrivere.” L’altra grande palestra fu Sports Valdôtains, “lì potei liberare la mia passione e la fantasia.” Nove anni, e nel 1988 Carlo Gobbo entra alla sede regionale Rai della Valle d’Aosta ed il suo nome iniziò a legarsi alla Coppa del Mondo di sci alpino.(sopra: Carlo Gobbo con il cappello Alpino)

“Nel 1989 – ricorda Gobbo – commentai i Campionati del Mondo di fondo in Val di Fiemme; nel 1992 chiesi ed ottenni di seguire gli atleti valdostani alle Olimpiadi di Albertville. Lì mi venne chiesto di fare le telecronache, la prima fu quella delle gare di bob.” Venne poi dal 2003 lo sci alpino. “Nel 2007 con Paolo de Chiesa commentai i Campionati del mondo sia maschili che femminili; fu imbarazzante per gli spettatori che un attimo prima avevano sentito la mia voce da una località e poco dopo la sentivano da tutt’altra parte.” Le gare, evidentemente, erano commentate dallo studio. (foto sotto: Carlo Gobbo a casa Italia)

Andato in pensione nel 2009, Carlo Gobbo continuò per cinque anni a seguire lo sci per Eurosport. “A settant’anni ho deciso di smettere, non volevo rischiare di diventare patetico. Adesso le gare di sci me le guardo in televisione.” Ma Gobbo non è stato solo un giornalista sportivo, anche se con questa attività si è meritato una pagina su Wikipedia.  “Ho viaggiato in Himalaya – dice – per seguire delle spedizioni alpinistiche, sono stato nel deserto del Sahara per la Marathon du sable, ho aperto gli occhi sul mondo e tutto questo lo devo alla Rai, che mi ha anche dato l’opportunità di ripagare la mia famiglia di quanto le avevo tolto stando via per lunghi periodi. Fossi rimasto, come era, applicato di segreteria alle Magistrali avrei dovuto limitare le mie ambizioni.”

Che la sua carriera non sia stata solo sci lo dimostrano anche i due momenti che Carlo Gobbo ricorda con più intensità nella sua vita professionale. “Il primo - dice – fu l’intervista di dodici minuti che feci a Giovanni Paolo II a Les Combes (foto), grazie ad Albert Cerise, che nessuno credeva sarei riuscito ad ottenere. Il secondo è stato quando  all’Adunata degli Alpini di Aosta del 2003 mi chiesero di commentare in tv l’avvenimento. Quando uscii dalla cabina a fine trasmissione ricevetti una telefonata dalla segretaria dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la quale mi dicevano che il Presidente si complimentava per come avevo esaltato i valori del tricolore.” Perché in Carlo Gobbo batte un cuore da Alpino. “Quando mi hanno chiesto di fare il presidente vicario della sezione Ana valdostana – confessa – mi sono sentito pieno di orgoglio.”  

agostino borio

SU