CULTURA - 05 settembre 2016, 09:00

Vivere in Valle con il cuore in Albania

Flamur Xeka,  Vladimir Egro ed Alban Rama

Flamur Xeka, Vladimir Egro ed Alban Rama

La giornalista albanese Raimonda Shundi ha intervistato per Aostacronaca.it tre suoi connazionali emigrati da anni in Valle.

Con 1.600 donne e circa 1.100 maschi, sono poco meno di 2.700 in Valle gli extracomunitari provenienti dal Paese delle aquile, ma Vladimir Egro, Flamur Xeka ed Alban Rama sotto diversi punti di vista possono essere ormai definiti 'valdostani di adozione'.  

Aosta, la città dove sono 'sbarcati' tanti anni fa,  ha dato loro una vita nuova e nuove opportunità. Le radici sono ancora vive, ma nessuno di loro vorrebbe tornare in patria, anzi: l'attuale politica 'di casta' del governo albanese sta spingendo molti giovani a emigrare, trattenuti solo dal timore che l'ondata di profughi africani limiti le opportunità di lavoro in Europa. 

Alban Rama è originario di Scutari, ed è arrivato in Italia il 4 agosto del 1991. Flamur Xeka, di Kavaja, entrò in Italia nel dicembre del 1999 e Vladimir Egro, da Tirana, sbarcò sulle coste calabresi il 12 luglio 1990. Ed è proprio Egro,  il primo rifugiato politico accolto ad Aosta. 

Vladimir Egro, 'rifugiato' suo malgrado

 - Puoi raccontare come sei arrivato in Valle d'Aosta?

 - Dopo lo sbarco restai in Calabria per circa 4 anni, poi decisi di salire al Nord e con mia moglie mi stabilii ad Aosta nel 1994. E non me ne sono mai più andato”. 

 - Sei stato in Albania l'ultima volta tre anni fa, quasi da 'clandestino' perchè i tuoi documenti di rifugiato politico non ti permettevano di circolare liberamente nel Paese, vero?

Purtroppo è così.  Io sono cuoco, Kastrati ed Elezi  sono i nomi di due ristoranti di Tirana che ancora ricordo con nostalgia. Fegato e pasta sfoglia, la cosidetta 'byrek', erano le mie specialità e quando sono tornato in Abania sono corso a ritrovare i luoghi e le atmosfere di un tempo. E devo dire che il cibo era sempre buonissimo; in Albania si mangia benissimo nelle case della gente comune, spesso è nei locali che trovi le maggiori delusioni. Un pò come in Valle d'Aosta, dove nelle case degli agricoltori e degli allevatori si cela l'eccellenza gastronomica locale. Qui però, cucina a parte, si vive in una democrazia stabile e alternata. Invece il sistema politico albanese ci ha costretti a fuggire dal Paese come se i banditi fossimo noi e questo non è giusto”. 

 - Quali sono i tuoi ricordi più belli dell'Albania?

 - Le amicizie. Quando ho incontrato alcuni vecchi amici davanti a un caffé ci siamo commossi e divertiti tanto. Ma trovo che, in Albania come altrove, le persone siano molto cambiate, e non in meglio. Sembra che tutti vogliano fare a gara a chi sia più 'furbo', e questo non mi piace.

Hai mai pensato di tornare in Albania e aprire un'attività tutta tua?

 - No mai, il mio posto è qui.

Cosa ti piace maggiormente di Aosta?

La cosa fondamentale è che qui  nessuno ti lascia morire di fame. Un immigrato trova assistenza, cure mediche, un minimo di sostegno. Questo non succede quasi mai nel nostro Paese d'origine. Poi, ovviamente, s'incontrano persone convinte che il luogo comune “albanese uguale ladro” sia una verità. Se paragono l'accoglienza in Valle con quella ricevuta in Calabria, beh...nel Sud è più facile essere accettato per quello che sei, c'è meno diffidenza. Questo non esclude che la Valle sia in maggioranza abitata da persone buone che non giudicano qualcuno per il fatto che proviene da un altro Paese.

 - Come vedi l'Albania del futuro?

 - Male, se non cambierà la mentalità della classe politica.

Per Flamur Xeka, la Valle è 'un posto ideale per vivere

'Flamur proviene da una piccola città, Kavaja. Anche lui come Vladimir è sbarcato vent'anni fa in Calabria. Dopo pochi anni, nel 1999, si spostato ad Aosta, dove già viveva un suo cugino. Ha mantenuto stretti legami con i suoi paesani, e con la famiglia: per Flamur è fondamentale non dimenticare mai le proprie origini.

 - Perchè hai deciso di venire in Valle d'Aosta?

 - Mio cugino era sistemato e si trovava bene qua, e mi hai invitato a vivere con lui. Poi, col tempo, anch'io ho trovato il lavoro, in un'impresa edile, e mi sono stabilizzato. 

 - Sei contento del tuo lavoro in Valle?

Assolutamente sì! In Valle d'Aosta le imprese pagano bene e con regolarità. Io lavoro da lunedi a sabato, in una societa cooperativa che ha tre soci, due pugliesi e un calabrese. I titolari sono piu giovani di me e sono davvero ottime persone; danno lavoro a 15 famiglie, e in questi tempi di forte crisi lavorativa non è poca cosa.

 - Cosa ti piace maggiormente di Aosta e della Valle in genere?

 - La tranquillità, il quieto vivere che si respira! Diciamo che per chi vuole vivere in pace, con la propria famiglia, la Valle d'Aosta è il luogo ideale.

 - In che senso ritieni Aosta 'tranquilla'?

 - In tutti sensi: traffico stradale e smog sotto controllo, delinquenza ridotta a casi sporadici, ambiente naturale fantastico.

- E per quanto riguarda la tua esperienza di immigrato, sei stato visto come una sorta di 'rifugiato' dai valdostani?

Diciamo di 'nì'. Ma questo accade un pò ovunque, in Italia come nel resto del mondo...

 - Hai vissuto episodi di razzismo tali da farti venire voglia di abbandonare la Valle d'Aosta e l'Italia? 

 - Nooo!! La nostra Albania mi manca sempre, nel bene e nel male, ma qui ho realizzato qualcosa che in Patria per ora è solo un sogno: una famiglia autosufficiente, due figli meravigliosi che potranno avere un futuro degno di essere vissuto.

 - Come genitore, hai notato differenze tra l’educazione degli figli da parte dei valdostani rispetto agli albanesi?

 - 
Beh, credo tutto sommato che i figli degli albanesi siano più educati e sensibili. Questo perche noi portiamo le nostre tradizioni dal nostro a un altro Paese, e i nostri figli vedono e apprezzano il rispetto che ne abbiamo. Invece i figli dei valdostani hanno una libertà molto maggiore, e quando hai troppo di qualcosa, quel qualcosa può farti male.  Anche l'educazione, se consente troppa libertà, puo andare nella direzione sbagliata.

Alban Rama, cuoco modello con qualche rimpianto

Alban proviene da una famiglia dove studiare e un dovere. Quando partì dal suo Paese per cercare fortuna in Italia era un ragazzo di 20 anni. I suoi familiari ci rimasero male, temendo che lasciasse gli studi per andare a vivere in un Paese sconosciuto e forse ostile. Alban ora è un bravissimo cuoco in una grande pizzeria aostana, ma con un solo cruccio: non aver mai completato gli studi.

 - Il tuo cognome è lo stesso del Primo ministro albanese: hai qualche legame di parentela?

 No, e a me inoltre la politica non interessa per niente, specialmente questo 'tipo' di politica che vediamo oggi. Il mio bisnonno fu segretario personale del re della Serbia, e la sua esperienza mi ha permesso di avere sempre una visione trasversale ed equilibrata dei politici.

 - Come mai hai deciso di lasciare il tuo Paese?

 - Non c'è un vero e proprio perchè. Sono partito verso la fine degli anni Novanta, come tanti giovani albanesi, dopo aver terminato la leva militare, e sono venuto in Valle d'Aosta senza un progetto preciso.

 - Quale fu la reazione dei tuoi familiari?

 - Ci rimasero male, non se l'aspettavano. Ma io volevo vedere il mondo, andare oltre le limitate esperienze di un ragazzo di 20 anni in Albania. Giunsi in Italia da clandestino, come la stragrande maggioranza dei miei connazionali.

 - Come sono oggi i tuoi rapporti con l'Albania?

Sono molto legato alla mia terra d'origine, ci vado spesso, appena ne ho la possibilità. Vado spese la, prima che mi viene la possibilità. L'ultimo viaggio l'ho fatto a luglio, e ho trovato la mia Albania bellissima! E una terra rovinata dalla cattiva politica,ma per il resto è meravigliosa!.La prima cosa che hai fatto in Italia?

 - Quale fu la tua prima esperienza in Italia?

 - Appena sceso dal peschereccio su cui feci la traversata, che mi costò una cifra pari oggi a circa 500 euro (ma ad altri toccò di pagare molto di più), cerca di godermi per qualche giorno quella fantastica sensazione di libertà, poi mi cercai un lavoro e fui assunto come lavapiatti, attività che svolsi per due anni. Poi ho imparato il mestiere di cuoco e oggi sono un professionista della cucina, lavoro in un noto ristorante-pizzeria di Aosta.

Sei stato aiutato da qualcuno a inserirti nel mondo del lavoro in Valle?

Certo. Qui come altrove, se nessuno ti conosce, se non sei 'presentato' da qualcuno, è difficile incontrare chi si possa fidare di te a priori. Puoi essere bravo e onesto quanto vuoi ma… è così.

 - Hai rimpianti?

Sì, quando sono partito mi mancavano due per finire gli esami di Giurisprudenza. Devo dire che mi sono pentito di non aver terminato gli studi; la mia posizione economica ora è buona, ma mi manca qualcosa a livello personale, una sorta di 'dignità di carriera'.

 - Non hai mai pensato di 'esportare' la tua professione in Albania?

Solo se lo volessero i miei figli! Certamente, se dovessi lasciare l'Italia, la mia méta sarebbe il ritorno in Patria.

Raimonda Shundi

SU