AMBIENTE - 20 maggio 2016, 10:48

Nuove norme sulla caccia infiammano Legambiente

Nuove norme sulla caccia infiammano Legambiente

“Non siano tutti i cittadini valdostani a pagare per l'hobby di pochi”. E' quanto si legge in una nota di Legambiente VdA, che interviene in merito alla nuova legge sulla caccia deliberata dalla Giunta regionale il 13 maggio scorso.Il testo modifica alcune norme del 1994 per la tutela e la gestione della fauna selvatica e per la disciplina dell’attività venatoria.

Evitando di entrare nel merito dei contrasti suscitati dal nuovo regolamento tra i cacciatori delle diverse circoscrizioni, Legambiente VdA ritiene che le modifiche alla legge “aprono la strada a un ridimensionamento dell’obbligo di pianificazione faunistica-venatoria da parte della Regione”. Fino ad oggi il Piano venatorio aveva durata quinquennale.

“Questo strumento rivestiva a nostro avviso un ruolo importantissimo – sostengono gli ambientalisti - perché, oltre a fornire base scientifica alla programmazione dei calendari venatori annuali, evitando piani di abbattimento non proporzionati alla densità delle singole specie, costituiva un obbligatorio momento di studio anche sulle specie non cacciabili”. 

In altri termini, “il Piano consentiva di effettuare una ricognizione dello stato di conservazione della fauna selvatica nella nostra Regione, e di pianificare eventuali interventi di tutela delle specie in diminuzione”.

Il nuovo testo di legge, invece “prevede l’aggiornamento quinquennale del Piano soltanto in caso di necessità, senza peraltro specificare a chi spetti verificare l’opportunità o meno dell’aggiornamento”. 

Legambiente è contraria alla modifica e chiede che su questo punto la normativa rimanga invariata. “Un secondo aspetto negativo del nuovo testo  - si legge ancora nel comunicato ambientalista - è la sproporzione tra i costi sostenuti dalle casse pubbliche per consentire la caccia e quelli di cui si fanno carico i cacciatori, attraverso il pagamento del tesserino annuale”.

Per Legambiente VdA la Regione non dovrebbe finanziare “un hoby per pochi con i soldi di tutti”,  in questo momento “di forte contrazione delle risorse a disposizione delle casse regionali e di conseguenti tagli ai servizi per i cittadini, ivi compresi quelli essenziali come la sanità, l’assistenza sociale ed i trasporti”.

In questo senso la nuova legge “potrebbe costituire un’occasione per avviare un processo verso una sempre maggiore copertura delle spese da parte dei cacciatori. Questo potrebbe avvenire da un lato aumentando il costo del tesserino venatorio (fermo da circa 20 anni all’importo di 160 euro); dall’altro, tenuto conto che la fauna è un bene indisponibile dello Stato, introducendo gradualmento modalità di pagamento dei capi abbattuti”.

aostacronaca.it

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