“Un’esperienza che va oltre l’etichetta e la bottiglia, un viaggio dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, passando tra le colline del Monferrato, per conoscere i luoghi dove la natura si sposa con le tradizioni del suo popolo”.
Così si presenta sul web l'edizione 2016 di Vinissage, la più importante vetrina piemontese sui vini naturali provenienti da agricoltura biologica e biodinamica, che si svolge da alcuni anni ad Asti nel mese di maggio. La novità di quest'anno è contenuta nella stessa presentazione della kermesse: la Valle d'Aosta, infatti, sbarca per la prima volta a Vinissage con etichette che al momento risultano ancora 'secretate' dagli organizzatori ma tra le quali potrebbe esserci quella del 'Neret', un ceppo di vitigno valdostano vecchio di secoli e recuperato da Didier Gerbelle, viticoltore di Aymavilles, che lo aveva presentato il 22 novembre 2014, all'Auditorium del comune dell'envers.
Rosso, corposo, il Neret è rinato, rinnovato e 'moderno', per l'intenso lavoro di ricerca e produzione di Gerbelle, sostenuto dall'agronomo Rudy Sandi, di Gressan, dal bioenologo aostano Giulio Moriondo e dal genetista francese José Vouillamoz.
Quattro professionisti dell'enologia di montagna che hanno contribuito a ridar vita a un ceppo dimenticato, la cui produzione oggi è appena all'inizio, ma che rappresenta un primo passo importante per il recupero di un vino antico e degno di un posto d'onore nella produzione valdostana.
Tanto importante da non essere sfuggito agli organizzatori di Vinissage, tra i quali figurano la Città di Asti e la Regione Piemonte, una vetrina internazionale che potrebbe far spiccare al Neret un deciso salto di qualità nel mondo del commercio vinicolo.





